Zozzoni

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Avevo capito che non lo usavi come giudizio di valore, è che penso tu sappia bene come di questi tempi scattino reazioni poco funzionali, perlomeno alla tematica.
Si rischia di trovare piedi puntati dall'altra parte, e non serve a molto, se non a un "non fare niente", proprio di pensiero di partenza, per i piedi puntani dove si creano dinamiche di posizione. Poco funzionale.
Comunque ti ringrazio della risposta :)

Convengo con te sulla grande illusione, per quanto poi vado a collocarla nel percorso storico, e alla fine quello è stato, non è che si torni indietro.

Anni fa mi ricordo che camminavo ore d'estate, col sole a picco, senza portarmi dietro niente. Ad un certo punto nella mia testa pensavo solo ad una cosa: acqua. E mi guardavo intorno cercando fonti di acqua. I fossi tutti neri, solo una fontana, ma parecchio lontana, potevo rubare qualche chicco d'uva dei contadini, troppo pericoloso, irrorati con tanto di cartello che sconsigliava di transitare lì, altra frutta, erbe, zero. C'era un'unica risorsa ad un certo punto, un fantastico rovo con more selvatiche. Nessuno se lo cacava. Era pieno di more. E le more selvatiche sono ben altra cosa da quelle in vendita coltivate. Alla fine però non molto per placare la mia sete.
E' pazzesco come ti guardi intorno e vedi.. un deserto! E ti metti a pensare a pozzi, fontane, la tua mente si mette a vagliare tutte le possibili fonti d'acqua.
Ho imparato a ricordarmi di portarmi una bottiglietta d'acqua d'estate, ma non essendo chissà che giro, non mi veniva automatico, è qualcosa che collego più a passeggiate in montagna (dove porto la borraccia, non certo la scomoda bottiglietta d'acqua).
Tornare a casa, aprire il frigo e bere acqua fresca, senza dover trasportare, pensare, potersi fare un bagno, con il bagno schiuma profumato è una goduria immensa.

Non so cosa vedremo e quanto vedremo, siamo nati in tempi d'oro, e se accadrà qualcosa sarà dura temo, perchè saremo vecchi, e vecchi fragili nella fragilità. Ma succede sempre in un modo o nell'altro. E' un percorso inevitabile.
Quello che verranno dopo, non sapranno com'era, come io posso solo immaginare come poteva essere vedere i fiumi e i fossi puliti nella mia zona.




Pagine fa @spleen ha scritto una frase molto interessante, che ha notato che si stanno diffondendo specie abituate ad un clima più caldo nella sua zona. Parla di un movimento, di un cambiamento, poichè alcune specie animali e vegetali sono molto legate al clima, e ciò che porta nel suolo.
Sono degli indicatori.
Chi svolge queste attività, lo fa da molto tempo, ha imparato spesso sul campo e documentandosi.
Noi viviamo sopra questo "movimento".

Per come si muove la natura, se aspettiamo di vedere una grande evidenza, un poco tutti, a seconda di dove viviamo, c'è davvero il rischio di andare troppo in là.
La grande evidenza sarebbe come un domino, inarrestabile.
Da quello che so io le specie che si stanno diffondendo sono state portate qua dai turisti, poi ci sta che si adattino, dove sto io fa caldo d’estate ma faceva caldo anche prima, ricordo estati passate in casa col ventilatore puntato da bambina
Poi quando siamo giovani magari lo sentiamo anche meno o in modo diverso, però a 18 anni dopo pranzo prendevo la bici e andavo in giro, quest’anno faccio il giardino…
Però tempo fa leggevo di Zichici e di Rubbia (che non sono proprio gli ultimi arrivati), che sostenevano che sì, esiste l’attività antropica ma che non siamo così importanti,che la CO2 è tipo il 4% di tutti i gas presenti in atmosfera e che le temperature siano diretta conseguenza dell’attività solare, sole che negli ultimi anni è in intensa attività (da qui forse anche quello che diceva ipazia sull’irraggiamento che aveva notato)
Poi ribadisco che il singolo può prendere consapevolezza e comportarsi “bene” (e lo fanno in pochi), ma se le scelte politiche sembrano green per far contento qualcuno sul lì per lì e poi in realtà non lo sono, cosa possiamo fare?
 

spleen

utente ?
Da quello che so io le specie che si stanno diffondendo sono state portate qua dai turisti, poi ci sta che si adattino, dove sto io fa caldo d’estate ma faceva caldo anche prima, ricordo estati passate in casa col ventilatore puntato da bambina
Poi quando siamo giovani magari lo sentiamo anche meno o in modo diverso, però a 18 anni dopo pranzo prendevo la bici e andavo in giro, quest’anno faccio il giardino…
Però tempo fa leggevo di Zichici e di Rubbia (che non sono proprio gli ultimi arrivati), che sostenevano che sì, esiste l’attività antropica ma che non siamo così importanti,che la CO2 è tipo il 4% di tutti i gas presenti in atmosfera e che le temperature siano diretta conseguenza dell’attività solare, sole che negli ultimi anni è in intensa attività (da qui forse anche quello che diceva ipazia sull’irraggiamento che aveva notato)
Poi ribadisco che il singolo può prendere consapevolezza e comportarsi “bene” (e lo fanno in pochi), ma se le scelte politiche sembrano green per far contento qualcuno sul lì per lì e poi in realtà non lo sono, cosa possiamo fare?
Quando si parla di cambiamenti climatici non si parla di sensazioni personali, si parla di dati scientifici, di misurazioni esatte, di verifiche empiriche su periodi lunghi e di riscontri oggettivi. Non del golfino che ci si mette o meno.

Rubbia e Zichichi sono fisici, non climatologi perciò hanno la stessa voce in capitolo che avrebbe un igienista dentale per curare una malattia polmonare. (A parte il fatto del rincoglionimento oggettivo per l'età dei suddetti...)

In ogni caso, se non te lo hanno detto, il 4% di CO2 in più è una enormità, ed è quello che fa cambiare il clima aggravandolo l’effetto serra. Leggiti gli ultimi rapporti dell’osservatorio sul clima e informati per bene di cosa si sta parlando quando si parla di gas serra.

Le specie che ho citato sono arrivate per gli interscambi commerciali (alcune) altre portate dai commercianti di animali, tipo la graziosa e devastante Trachemis Scripta, che ohibò guarda caso gli anni passati liberata in natura da cretini sprovveduti, quando diventava troppo grande, moriva d’inverno a causa del freddo, e adesso non più perché ci sono inverni mediamente più miti… chissà perché eh?

Se vuoi possiamo parlare anche della diffusione verso nord della tarentula mauritanica o della progressiva sparizione dell’Hottonia palustris per cambiamento climatico ma dubito che capiresti l’effettiva portata di questi eventi.

Il riscaldamento globale è un fatto acclarato, la responsabilità umana in proposito pure, se volete far finta di nulla e continuare a cullarvi nella vostra zona confort del cazzo fatelo pure, non sentirsi responsabili personalmente e collettivamente è una scelta, perlomeno cercate di non svilire col vostro qualunquismo quanto di buono, reale e positivo l’osservazione scientifica cerca (inutilmente vedo) di comunicarvi.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
https://guidelavoro.net/come-divent...mativo,scienze geologiche, agrarie e naturali.

Come Diventare un Climatologo
Il climatologo è l’esperto che studia l’evoluzione dei sistemi climatici locali, regionali e globali nel corso degli anni. Può applicare le sue conoscenze ad altri campi di studio, come l’ingegneria, l’architettura o l’agricoltura, oppure può dedicarsi alla ricerca, producendo modelli matematici di simulazione del clima futuro o ricostruendo quello del passato (paleoclimatologia, glaciologia). Il suo lavoro si svolge in parte sul campo per la rilevazione dei dati e in parte in laboratorio per l’elaborazione di modelli teorici.
Risulta essere una figura importante per l’aiuto che è in grado di fornire nelle politiche di prevenzione dei danni ambientali e per la sua capacità di suggerire tecniche di correlazione tra colture, sviluppo industriale e ambiente.
Le sue competenze professionali non vanno confuse con quelle del meteorologo, che invece studia il tempo atmosferico concentrandosi sul breve periodo (due o tre settimane).
Formazione
Non esiste un iter formativo specifico per diventare climatologi. Tuttavia le competenze richieste suggeriscono un percorso universitario di tipo scientifico, con una buona preparazione in fisica, chimica, scienze geologiche, agrarie e naturali.
Si segnalano le classi di laurea
Scienze e tecnologie fisiche (L-30)
Scienze e tecnologie per l’ambiente e la natura (L-32)
corso di laurea in Scienze nautiche e aeronautiche – indirizzo Meteorologia e ocenografia, attivato presso l’Università degli Studi di Napoli;
corso di laurea in Fisica attivato presso le Facoltà di Scienze MFN – Matematiche Fisiche e Naturali. Può prevedere vari indirizzi specifici: atmosferico, geofisico e meteorologico.

Dopo aver conseguito la laurea triennale, occorre proseguire gli studi iscrivendosi a un corso di laurea magistrale in Fisica (LM17) oppure in Scienze geofisiche (LM79).
L’offerta formativa è piuttosto varia e le denominazioni dei corsi di laurea sono attribuite direttamente dalle università, per cui risulta difficile elencare tutti i corsi attivati dalle varie facoltà. È consigliabile, quindi, rivolgersi direttamente alle segreterie delle università per ottenere informazioni specifiche o visitare il sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Per la ricerca del corso di laurea suggeriamo l’utilizzo del motore di ricerca: www.universitaly.it/index.php/cercacorsi/universita
Una volta terminato il percorso universitario, si possono approfondire le basi ottenute, frequentando un corso di specializzazione o un master post-laurea.
Accesso alla professione
La professione di climatologo non ha ancora ricevuto un riconoscimento giuridico. Pertanto, non esistono leggi nazionali di riferimento né albi ufficiali a cui iscriversi.
L’AGI – Associazione Geofisica Italiana è, attualmente, l’unica associazione in Italia ad aver istituito un Elenco di esperti certificati per la professione di meteorologo, climatologo e fisico dell’ambiente.
Questo professionista, in genere, lavora come dipendente di aziende che operano nel settore dell’industria e dell’agricoltura. Nello specifico può trovare impiego presso aziende che costruiscono strumenti meteorologici, che producono software per la gestione di reti di misura o che effettuano valutazioni e certificazioni ambientali.
Inoltre, è possibile trovare un’occupazione nel settore della ricerca presso istituti privati o enti pubblici.
 

perplesso

Administrator
Staff Forum
Quando si parla di cambiamenti climatici non si parla di sensazioni personali, si parla di dati scientifici, di misurazioni esatte, di verifiche empiriche su periodi lunghi e di riscontri oggettivi. Non del golfino che ci si mette o meno.

Rubbia e Zichichi sono fisici, non climatologi perciò hanno la stessa voce in capitolo che avrebbe un igienista dentale per curare una malattia polmonare. (A parte il fatto del rincoglionimento oggettivo per l'età dei suddetti...)

In ogni caso, se non te lo hanno detto, il 4% di CO2 in più è una enormità, ed è quello che fa cambiare il clima aggravandolo l’effetto serra. Leggiti gli ultimi rapporti dell’osservatorio sul clima e informati per bene di cosa si sta parlando quando si parla di gas serra.

Le specie che ho citato sono arrivate per gli interscambi commerciali (alcune) altre portate dai commercianti di animali, tipo la graziosa e devastante Trachemis Scripta, che ohibò guarda caso gli anni passati liberata in natura da cretini sprovveduti, quando diventava troppo grande, moriva d’inverno a causa del freddo, e adesso non più perché ci sono inverni mediamente più miti… chissà perché eh?

Se vuoi possiamo parlare anche della diffusione verso nord della tarentula mauritanica o della progressiva sparizione dell’Hottonia palustris per cambiamento climatico ma dubito che capiresti l’effettiva portata di questi eventi.

Il riscaldamento globale è un fatto acclarato, la responsabilità umana in proposito pure, se volete far finta di nulla e continuare a cullarvi nella vostra zona confort del cazzo fatelo pure, non sentirsi responsabili personalmente e collettivamente è una scelta, perlomeno cercate di non svilire col vostro qualunquismo quanto di buono, reale e positivo l’osservazione scientifica cerca (inutilmente vedo) di comunicarvi.
il problema è che troppi scienziati negli ultimi 2 anni e mezzo si sono impegnati a fondo a demolire la credibilità della ricerca ed osservazione scientifiche. andrebbe sostituita in toto una certa generazione, se vogliamo che le persone tornino a fidarsi
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Ma senti… d’inverno è cambiato il modo in cui si ripartisce il freddo, quando andavo a scuola la mattina alle 7.30 c’erano, mediamente -4 gradi, alle 14 stavamo a 0 gradi
Ora alle 7.30 abbiamo comodi comodi -6/-8 gradi, arriviamo a minime di -10/-15 con naturalezza e le massime si aggirano intorno ai 3/4 gradi
La mia prima papala l’ho comprata a novembre 2014, prima non avevo mai sentito il bisogno di optare la testa (a parte a Brunico per i mercatini di Natale che stavamo a -8 la sera alle 18), quindi se vai a guardare le medie, non sono molto cambiate, fa più freddo la notte e meno freddo il giorno
Poiché si parla di «sistemi complessi», potrebbe sembrare ovvio il fatto che la complessità sia una proprietà oggettiva e intrinseca di certi sistemi. In realtà, secondo i più eminenti teorici della complessità, la cosiddetta complessità “di un sistema” non è tanto una proprietà di tale sistema, quanto piuttosto una proprietà della rappresentazione scientifica attualmente disponibile del sistema, cioè del modello del sistema, o più esattamente, poiché è sempre l’osservatore del sistema a costruirne un modello, una proprietà del sistema costituito da: (a) l’osservatore che costruisce il modello e (b) il modello stesso (Le Moigne, von Foerster, Varela). Adottare questa prospettiva è un passo ardito, perché significa abbandonare l’oggettivismo della scienza classica, cioè la concezione dell’essere come insieme di oggetti manipolabili e misurabili, sottoposti al dominio teoretico e pratico del soggetto umano, e assumere un punto di vista relazionale e dialogico nei confronti dell’essere (Morin, Stengers, Bateson). Da questo nuovo punto di vista, per «sistema complesso» si deve intendere un «sistema il cui modello attualmente disponibile, costruito dall’osservatore del sistema, è complesso». E’ evidente che la complessità, così intesa, acquista una dimensione prettamente storica: i modelli cambiano nel tempo e ciò che oggi è rappresentato come complesso può non esserlo domani, o viceversa. Ma come valutare la complessità di un modello? Il modello scientifico di un sistema è una descrizione non ridondante del sistema in questione; e la complessità è la lunghezza di tale descrizione. In sintesi, si può definire la complessità di un sistema come la lunghezza minima di una sua descrizione scientifica, ovviamente eseguita da un osservatore umano (Gell-Mann).

Tutto questo per dire che, in particolare se si sta parlando di un sistema di cui si conosce pochissimo, in proporzione a ciò che manca alla conoscenza, semplificare non significa comprendere ma rendere superficiale.

E qui potremmo scrivere parecchio riguardo ai bias cui ci si appoggia per rendere inteliggibile ciò che intelliggibile non è.

Tradotto in modo semplicistico..."non vedo l'erba che cresce fino a quando non mi accorgo che è ora di tagliarla". :)
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Poiché si parla di «sistemi complessi», potrebbe sembrare ovvio il fatto che la complessità sia una proprietà oggettiva e intrinseca di certi sistemi. In realtà, secondo i più eminenti teorici della complessità, la cosiddetta complessità “di un sistema” non è tanto una proprietà di tale sistema, quanto piuttosto una proprietà della rappresentazione scientifica attualmente disponibile del sistema, cioè del modello del sistema, o più esattamente, poiché è sempre l’osservatore del sistema a costruirne un modello, una proprietà del sistema costituito da: (a) l’osservatore che costruisce il modello e (b) il modello stesso (Le Moigne, von Foerster, Varela). Adottare questa prospettiva è un passo ardito, perché significa abbandonare l’oggettivismo della scienza classica, cioè la concezione dell’essere come insieme di oggetti manipolabili e misurabili, sottoposti al dominio teoretico e pratico del soggetto umano, e assumere un punto di vista relazionale e dialogico nei confronti dell’essere (Morin, Stengers, Bateson). Da questo nuovo punto di vista, per «sistema complesso» si deve intendere un «sistema il cui modello attualmente disponibile, costruito dall’osservatore del sistema, è complesso». E’ evidente che la complessità, così intesa, acquista una dimensione prettamente storica: i modelli cambiano nel tempo e ciò che oggi è rappresentato come complesso può non esserlo domani, o viceversa. Ma come valutare la complessità di un modello? Il modello scientifico di un sistema è una descrizione non ridondante del sistema in questione; e la complessità è la lunghezza di tale descrizione. In sintesi, si può definire la complessità di un sistema come la lunghezza minima di una sua descrizione scientifica, ovviamente eseguita da un osservatore umano (Gell-Mann).

Tutto questo per dire che, in particolare se si sta parlando di un sistema di cui si conosce pochissimo, in proporzione a ciò che manca alla conoscenza, semplificare non significa comprendere ma rendere superficiale.

E qui potremmo scrivere parecchio riguardo ai bias cui ci si appoggia per rendere inteliggibile ciò che intelliggibile non è.

Tradotto in modo semplicistico..."non vedo l'erba che cresce fino a quando non mi accorgo che è ora di tagliarla". :)
sì ho letto che sono stati fatti molti modelli sul clima ma poi, una volta applicati a ritroso, questi modelli non erano mai corretti, questo perchè evidentemente il clima non è qualcosa al quale si possa applicare un modello, non a caso le previsioni del tempo non sono mai sicure proprio perchè non c'è un modello valido
per quello che riguarda il "troppo tardi", come faceva notare appunto zichichi, quando parliamo di "tempo rimanente" parliamo di quello che fa comodo a noi, in pratica noi vorremmo fermare i cambiamenti della terra per mantenere il nostro comfort, ci sono state più ere glaciali nel mondo, ad esempio se si parla di Younger Dryas neanche sanno perchè si sia presentato (c'è chi parla di una pioggia di meteore che ha impattato poco sopra l'equatore e abbia causato questo raffreddamento), ma anche l'esplosione del vulcano santorini ha causato cambiamenti climatici, voler avere la presunzione prima di cambiare il clima e poi di pensare di poterlo "congelare" è tutta umana
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Avevo capito che non lo usavi come giudizio di valore, è che penso tu sappia bene come di questi tempi scattino reazioni poco funzionali, perlomeno alla tematica.
Si rischia di trovare piedi puntati dall'altra parte, e non serve a molto, se non a un "non fare niente", proprio di pensiero di partenza, per i piedi puntani dove si creano dinamiche di posizione. Poco funzionale.
Comunque ti ringrazio della risposta :)

Convengo con te sulla grande illusione, per quanto poi vado a collocarla nel percorso storico, e alla fine quello è stato, non è che si torni indietro.

Anni fa mi ricordo che camminavo ore d'estate, col sole a picco, senza portarmi dietro niente. Ad un certo punto nella mia testa pensavo solo ad una cosa: acqua. E mi guardavo intorno cercando fonti di acqua. I fossi tutti neri, solo una fontana, ma parecchio lontana, potevo rubare qualche chicco d'uva dei contadini, troppo pericoloso, irrorati con tanto di cartello che sconsigliava di transitare lì, altra frutta, erbe, zero. C'era un'unica risorsa ad un certo punto, un fantastico rovo con more selvatiche. Nessuno se lo cacava. Era pieno di more. E le more selvatiche sono ben altra cosa da quelle in vendita coltivate. Alla fine però non molto per placare la mia sete.
E' pazzesco come ti guardi intorno e vedi.. un deserto! E ti metti a pensare a pozzi, fontane, la tua mente si mette a vagliare tutte le possibili fonti d'acqua.
Ho imparato a ricordarmi di portarmi una bottiglietta d'acqua d'estate, ma non essendo chissà che giro, non mi veniva automatico, è qualcosa che collego più a passeggiate in montagna (dove porto la borraccia, non certo la scomoda bottiglietta d'acqua).
Tornare a casa, aprire il frigo e bere acqua fresca, senza dover trasportare, pensare, potersi fare un bagno, con il bagno schiuma profumato è una goduria immensa.

Non so cosa vedremo e quanto vedremo, siamo nati in tempi d'oro, e se accadrà qualcosa sarà dura temo, perchè saremo vecchi, e vecchi fragili nella fragilità. Ma succede sempre in un modo o nell'altro. E' un percorso inevitabile.
Quello che verranno dopo, non sapranno com'era, come io posso solo immaginare come poteva essere vedere i fiumi e i fossi puliti nella mia zona.




Pagine fa @spleen ha scritto una frase molto interessante, che ha notato che si stanno diffondendo specie abituate ad un clima più caldo nella sua zona. Parla di un movimento, di un cambiamento, poichè alcune specie animali e vegetali sono molto legate al clima, e ciò che porta nel suolo.
Sono degli indicatori.
Chi svolge queste attività, lo fa da molto tempo, ha imparato spesso sul campo e documentandosi.
Noi viviamo sopra questo "movimento".

Per come si muove la natura, se aspettiamo di vedere una grande evidenza, un poco tutti, a seconda di dove viviamo, c'è davvero il rischio di andare troppo in là.
La grande evidenza sarebbe come un domino, inarrestabile.
Molto, molto onestamente, io non penso che si possa fare educazione in teoria.
Quindi, chi punta i piedi non li punta per una spiegazione più o meno funzionale, ma li punta per sua scelta di sopravvivenza.
Puntare i piedi e assumere una posizione è una scelta.
Per qualcuno, i deficienti per l'appunto, l'unica scelta possibile.

Chiedere ad un gatto di volare...oltre ad essere una richiesta impossibile è pure una perdita di tempo.

Quando ho ristrutturato casa, ho trovato un sacco di pareri, esperienze a mia disposizione per un confronto. Tutti esperti.
che va benissimo. Scambiare esperienze è utilissimo. (quando e se si sa distinguere la differenza fra l'esperienza soggettiva e ciò che è lo stato dell'arte dal punto di vista tecnico).

La progettazione dell'impianto VMC l'ho affidata ad un ingegnere, e non uno a caso. :)



Io sono piuttosto convinta di un fatto semplice: fino a quando dopo la camminata torni a casa e trovi acqua fresca a basso prezzo, il problema non si pone.
Poi un giorno arrivi a casa e aprire quel rubinetto vale uno stipendio.


Ecco.
Quello è il momento della consapevolezza.

La correlazione fra crisi climatica e crisi sociale è imprescindibile.

E credo che già nei prossimi mesi qualcosina vedremo.
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
sì ho letto che sono stati fatti molti modelli sul clima ma poi, una volta applicati a ritroso, questi modelli non erano mai corretti, questo perchè evidentemente il clima non è qualcosa al quale si possa applicare un modello, non a caso le previsioni del tempo non sono mai sicure proprio perchè non c'è un modello valido
per quello che riguarda il "troppo tardi", come faceva notare appunto zichichi, quando parliamo di "tempo rimanente" parliamo di quello che fa comodo a noi, in pratica noi vorremmo fermare i cambiamenti della terra per mantenere il nostro comfort, ci sono state più ere glaciali nel mondo, ad esempio se si parla di Younger Dryas neanche sanno perchè si sia presentato (c'è chi parla di una pioggia di meteore che ha impattato poco sopra l'equatore e abbia causato questo raffreddamento), ma anche l'esplosione del vulcano santorini ha causato cambiamenti climatici, voler avere la presunzione prima di cambiare il clima e poi di pensare di poterlo "congelare" è tutta umana
Non è questione di correttezza di un modello oppure no.
La questione della correttezza appartiene al paradigma del sistema deterministico e chi lo applica tendenzialmente è anacronistico e legato a letture da '900.

(purtroppo non vanno in pensione...e perfortuna...che pagare la pensione ad una parte di popolazione che intorno al 2050 sarà più della metà della popolazione del pianeta sarà una bella avventura).


E' una questione di cambio di passo nella lettura delle dinamiche di un sistema.

Un sistema è il risultato di più della somma delle sue singole parti.

E' tutto qui.

Anche la presunzione di cui parli deriva da una lettura deterministica.

Il punto è che la razza umana non è fuori dal sistema.
E' una parte. Che è interconnessa con le altre parti.

E come ogni parte, va ad impattare sul sistema tutto.

Un vecchio detto qui dice che se prendi un kg di merda e lo metti in un campo concima.
Se ne prendi un quintale e lo metti nello stesso campo, brucia tutto.

Siamo più di 8 miliardi. E da questo discende un certo fabbisogno di risorse, tanto per dirne una. (sorvolo sull'idea lineare di progresso etc etc).

L'estate del 2003, simile per innalzamento della temperatura, non ha una variabile macroscopica che è presente oggi.
Siamo un miliardo in più ad usare le stesse identiche risorse.

E questa è una variabile macroscopica...la valanga di variabili che discendono da questo manco mi metto ad elencarle.

In buona sostanza, quel batuffoloso coniglietto dolce e carino, è in grado di distruggere un ecosistema in brevissimo tempo. :)



PS: senza nulla togliere...zichichi ha la minchia di 92 anni...adesso, poveretto pure lui...50 anni fa sarebbe morto e sepolto. Non è diretta la correlazione fra lunghezza di una vita e presenza cognitiva. Ed è fisiologico il deterioramento cerebrale...92 anni sono un secolo..per la terra un battito di ciglia, per un umano è una eternità...e c'è una bella differenza fra saggezza della vecchiaia e essere dentro al tempo in grado di esserci. (questa è un'altra novità storica...gerontocrazia)
 
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spleen

utente ?
https://guidelavoro.net/come-diventare-un-climatologo#:~:text=Non esiste un iter formativo,scienze geologiche, agrarie e naturali.

Come Diventare un Climatologo
Il climatologo è l’esperto che studia l’evoluzione dei sistemi climatici locali, regionali e globali nel corso degli anni. Può applicare le sue conoscenze ad altri campi di studio, come l’ingegneria, l’architettura o l’agricoltura, oppure può dedicarsi alla ricerca, producendo modelli matematici di simulazione del clima futuro o ricostruendo quello del passato (paleoclimatologia, glaciologia). Il suo lavoro si svolge in parte sul campo per la rilevazione dei dati e in parte in laboratorio per l’elaborazione di modelli teorici.
Risulta essere una figura importante per l’aiuto che è in grado di fornire nelle politiche di prevenzione dei danni ambientali e per la sua capacità di suggerire tecniche di correlazione tra colture, sviluppo industriale e ambiente.
Le sue competenze professionali non vanno confuse con quelle del meteorologo, che invece studia il tempo atmosferico concentrandosi sul breve periodo (due o tre settimane).
Formazione
Non esiste un iter formativo specifico per diventare climatologi. Tuttavia le competenze richieste suggeriscono un percorso universitario di tipo scientifico, con una buona preparazione in fisica, chimica, scienze geologiche, agrarie e naturali.
Si segnalano le classi di laurea
Scienze e tecnologie fisiche (L-30)
Scienze e tecnologie per l’ambiente e la natura (L-32)
corso di laurea in Scienze nautiche e aeronautiche – indirizzo Meteorologia e ocenografia, attivato presso l’Università degli Studi di Napoli;
corso di laurea in Fisica attivato presso le Facoltà di Scienze MFN – Matematiche Fisiche e Naturali. Può prevedere vari indirizzi specifici: atmosferico, geofisico e meteorologico.

Dopo aver conseguito la laurea triennale, occorre proseguire gli studi iscrivendosi a un corso di laurea magistrale in Fisica (LM17) oppure in Scienze geofisiche (LM79).
L’offerta formativa è piuttosto varia e le denominazioni dei corsi di laurea sono attribuite direttamente dalle università, per cui risulta difficile elencare tutti i corsi attivati dalle varie facoltà. È consigliabile, quindi, rivolgersi direttamente alle segreterie delle università per ottenere informazioni specifiche o visitare il sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Per la ricerca del corso di laurea suggeriamo l’utilizzo del motore di ricerca: www.universitaly.it/index.php/cercacorsi/universita
Una volta terminato il percorso universitario, si possono approfondire le basi ottenute, frequentando un corso di specializzazione o un master post-laurea.
Accesso alla professione
La professione di climatologo non ha ancora ricevuto un riconoscimento giuridico. Pertanto, non esistono leggi nazionali di riferimento né albi ufficiali a cui iscriversi.
L’AGI – Associazione Geofisica Italiana è, attualmente, l’unica associazione in Italia ad aver istituito un Elenco di esperti certificati per la professione di meteorologo, climatologo e fisico dell’ambiente.
Questo professionista, in genere, lavora come dipendente di aziende che operano nel settore dell’industria e dell’agricoltura. Nello specifico può trovare impiego presso aziende che costruiscono strumenti meteorologici, che producono software per la gestione di reti di misura o che effettuano valutazioni e certificazioni ambientali.
Inoltre, è possibile trovare un’occupazione nel settore della ricerca presso istituti privati o enti pubblici.

Questi esperti, non quelli della repubblica delle banane o le opinioni di un ex fisico rincoglionito di 93 anni.
In fondo all'articolo ci sono le credenziali.
 
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omicron

Pigra, irritante e non praticante
Non è questione di correttezza di un modello oppure no.
La questione della correttezza appartiene al paradigma del sistema deterministico e chi lo applica tendenzialmente è anacronistico e legato a letture da '900. (purtroppo non vanno in pensione...e perfortuna...che pagare la pensione ad una parte di popolazione che intorno al 2050 sarà più della metà della popolazione del pianeta sarà una bella avventura).


E' una questione di cambio di passo nella lettura delle dinamiche di un sistema.

Un sistema è il risultato di più della somma delle sue singole parti.

E' tutto qui.

Anche la presunzione di cui parli deriva da una lettura deterministica.

Il punto è che la razza umana non è fuori dal sistema.
E' una parte. Che è interconnessa con le altre parti.

E come ogni parte, va ad impattare sul sistema tutto.

Un vecchio detto qui dice che se prendi un kg di merda e lo metti in un campo concima.
Se ne prendi un quintale e lo metti nello stesso campo, brucia tutto.

Siamo più i8 miliardi. E da questo discende un certo fabbisogno di risorse, tanto per dirne una.

L'estate del 2003, simile per innalzamento della temperatura, non ha una variabile macroscopica che è presente oggi.
Siamo un miliardo in più ad usare le stesse identiche risorse.

E questa è una variabile macroscopica...la valanga di variabili che discendono da questo manco mi metto ad elencarle.

In buona sostanza, quel batuffoloso coniglietto dolce e carino, è in grado di distruggere un ecosistema in brevissimo tempo. :)
io in realtà ho detto una cosa diversa, l'attività antropica esiste e non ci sono dubbi, così come esiste l'inquinamento, questi due fattori possono incidere? forse, non lo sappiamo, nel passato ci sono stati cambiamenti climatici di portata enorme (tipo gli esempi che ti ho portato che non so se li hai letti), che hanno quasi spazzato via l'umanità, quando però l'attività antropica non era della portata moderna

poi hai parlato di risorse, ma per le rinnovabili si vanno a utilizzare molte risorse naturali, si vanno a stravolgere ecosistemi per produrle, questo non incide? quello che viene spacciato per green siamo sicuri che lo sia? che risolva il problema o che invece ne crei un altro?

poi se il problema è che al mondo siamo troppi...
 

Brunetta

Utente di lunga data
I cambiamenti climatici fanno parte della storia della Terra.
Il problema è quanto impattano sullo sviluppo attuale e se davvero lo abbiamo modificato e se lo possiamo modificare sensibilmente.
Il punto primo fondamentale è che siamo sempre convinti che il nostro modo di vivere sia quello giusto, l’apice della civiltà e del benessere (con mobili insufficienti a contenere cose che non usiamo, per dirne una) con il nostro stile di vita ecc
Il lockdown ci ha mostrato che senza gli aperitivi, i concerti, i viaggi (gli spostamenti per fare sesso con estranei) ne andava del nostro equilibrio. È singolare perché l’umanità è vissuta per migliaia di anni senza queste cose.
Ma percepiamo l’apocalisse imminente perché ce lo dicono. Ovviamente la esperienza individuale non ha senso anche perché si parla di un aumento di 2 gradi e la nostra memoria è labile e abbiamo dimenticato il 2003, figuriamoci se riusciamo a dominare cognitivamente dei dati che non cadono sotto i nostri sensi.
Forse dovremmo ricordare che la percezione della fine del mondo è sempre stata presente nella cultura umana.
Da questo sono nate leggende e religioni.
Ricordiamo che i primi Cristiani vedevano la fine imminente? E i Testimoni di Geova fanno leva su “vedete i segni della fine dei tempi?”
Del resto la nostra vita è limitata. Cazzo, con tutti i progressi scientifici ci tocca morire!
Il secondo punto è che non solo culturalmente ci poniamo al centro di tutto, ma anche individualmente e, di conseguenza, ci sentiamo responsabili e la reazione psicologica può variare dalla assunzione di comportamenti “virtuosi”, l’azione politica o alla negazione di ciò che è fuori dal nostro controllo. In mezzo ci sono tutte le sfumature.
Come ci posizioniamo lo abbiamo vissuto l’altro ieri con la pandemia. C’è stato chi non usciva nemmeno sul balcone o se usciva poi faceva la doccia con i disinfettanti e, attraverso i social, abbiamo visto i pazzi furibondi che, pur abitando a Canicattì, erano furibondi per le passeggiate sul naviglio a Milano o chi negava proprio una epidemia mondiale.
Ora siamo stufi marci e vogliamo tornare a quello stile di vita (recentissimo, ma indispensabile) e più o meno tutti neghiamo che esista, non il virus, ma che sia effettivamente pericoloso. E poi se lo fosse, lo sarebbe per la nonna e, che cazzo, ho già vissuto troppo con delle limitazioni per sta vecchia, in fondo se è venuta la sua ora, muoia, mica siamo eterni, di qualcosa bisogna pur morire...e nel frattempo voglio vivereeeee.
Riflettendo, credo che ognuno di noi sappia qual è il proprio atteggiamento.
Forse possiamo prendere una minima distanza da noi stessi e vedere qual è il meccanismo mentale che adotta la propria mente e cercare di “comportarsi bene” senza pensare di essere così rilevante 1/8.000.000.000.
La riflessione sul proprio stile di vita e sulle cose che sono davvero indispensabili è più difficile.
Io non so se l’invito a fare poche docce sia solo imbecille o se sia strumentale a raccogliere parte del consenso che garantisce il suo stile di vita ai politici, così come il filmatino giornaliero dell’influencer del suo animale domestico, in mancanza di bimbi biondi imbranati, capricciosi e arroganti (come tutti i bambini attuali, con genitori piagnoni) garantisce visualizzazioni e fatturato.
Però su, un po’ di consapevolezza!
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
io in realtà ho detto una cosa diversa, l'attività antropica esiste e non ci sono dubbi, così come esiste l'inquinamento, questi due fattori possono incidere? forse, non lo sappiamo, nel passato ci sono stati cambiamenti climatici di portata enorme (tipo gli esempi che ti ho portato che non so se li hai letti), che hanno quasi spazzato via l'umanità, quando però l'attività antropica non era della portata moderna

poi hai parlato di risorse, ma per le rinnovabili si vanno a utilizzare molte risorse naturali, si vanno a stravolgere ecosistemi per produrle, questo non incide? quello che viene spacciato per green siamo sicuri che lo sia? che risolva il problema o che invece ne crei un altro?

poi se il problema è che al mondo siamo troppi...
Ho letto, conoscevo e ti ringrazio per gli spunti. :)

Ho parlato di risorse in relazione alla disponibilità delle risorse.

La terra è un sistema chiuso.

Per ridere, ma anche no, possiamo dire che stiamo bevendo la stessa acqua che bevevano i dinosauri. Lo stesso vale per l'aria. ;)

Non esiste IL problema.
Questo è uno dei punti.

Già entrare nella prospettiva che NON ABBIAMO uno o più problemi, ma SIAMO PARTE COMPONENTE il problema sarebbe un bel passo in avanti.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
avendo tu il cappotto eviti muffe e condense, non lo fa praticamente nessuno, neanche te lo propongono
Uno dei "problemi" delle case isolate è esattamente il ricircolo dell'aria.

Che è un po'uno degli stessi problemi che ha il pianeta ;)
 

spleen

utente ?
il problema è che troppi scienziati negli ultimi 2 anni e mezzo si sono impegnati a fondo a demolire la credibilità della ricerca ed osservazione scientifiche. andrebbe sostituita in toto una certa generazione, se vogliamo che le persone tornino a fidarsi
Le persone non si fidano a priori preferiscono affidarsi alle teorie sugli alieni... :cool:
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Ho letto, conoscevo e ti ringrazio per gli spunti. :)

Ho parlato di risorse in relazione alla disponibilità delle risorse.

La terra è un sistema chiuso.

Per ridere, ma anche no, possiamo dire che stiamo bevendo la stessa acqua che bevevano i dinosauri. Lo stesso vale per l'aria. ;)

Non esiste IL problema.
Questo è uno dei punti.

Già entrare nella prospettiva che NON ABBIAMO uno o più problemi, ma SIAMO PARTE COMPONENTE il problema sarebbe un bel passo in avanti.
per gli spunti: prego :D

mia figlia guarda i video dell'ESA per bambini, c'è questo alieno: Paxy, che spiega le origini dell'universo e dei pianeti, in uno di questi video parla proprio del ciclo dell'acqua e proprio del fatto che usiamo la stessa acqua da milioni di anni
ed è singolare proprio questo, come è possibile che sia la stessa quantità di acqua e che ogni volta ci sia emergenza? l'acqua è sempre quella, se non piove e i fiumi sono in secca, quest'acqua dov'è? dove va? da qualche parte sarà, no?
adesso con la geoingegneria hanno anche detto che sono in grado di "inseminare" le nuvole per far piovere, e allora perchè la siccità? è voluta a questo punto, dobbiamo vivere in emergenza eterna? perchè dobbiamo sempre sentirci in colpa di qualcosa? perchè deve essere sempre colpa del povero cristo che si arrabatta dalla mattina alla sera? poi che ognuno debba avere rispetto del nostro pianeta è giusto e doveroso, ma davvero se fossimo tutti virtuosi cambierebbe qualcosa in maniera sostanziale?
 
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