Da quello che so io le specie che si stanno diffondendo sono state portate qua dai turisti, poi ci sta che si adattino, dove sto io fa caldo d’estate ma faceva caldo anche prima, ricordo estati passate in casa col ventilatore puntato da bambinaAvevo capito che non lo usavi come giudizio di valore, è che penso tu sappia bene come di questi tempi scattino reazioni poco funzionali, perlomeno alla tematica.
Si rischia di trovare piedi puntati dall'altra parte, e non serve a molto, se non a un "non fare niente", proprio di pensiero di partenza, per i piedi puntani dove si creano dinamiche di posizione. Poco funzionale.
Comunque ti ringrazio della risposta
Convengo con te sulla grande illusione, per quanto poi vado a collocarla nel percorso storico, e alla fine quello è stato, non è che si torni indietro.
Anni fa mi ricordo che camminavo ore d'estate, col sole a picco, senza portarmi dietro niente. Ad un certo punto nella mia testa pensavo solo ad una cosa: acqua. E mi guardavo intorno cercando fonti di acqua. I fossi tutti neri, solo una fontana, ma parecchio lontana, potevo rubare qualche chicco d'uva dei contadini, troppo pericoloso, irrorati con tanto di cartello che sconsigliava di transitare lì, altra frutta, erbe, zero. C'era un'unica risorsa ad un certo punto, un fantastico rovo con more selvatiche. Nessuno se lo cacava. Era pieno di more. E le more selvatiche sono ben altra cosa da quelle in vendita coltivate. Alla fine però non molto per placare la mia sete.
E' pazzesco come ti guardi intorno e vedi.. un deserto! E ti metti a pensare a pozzi, fontane, la tua mente si mette a vagliare tutte le possibili fonti d'acqua.
Ho imparato a ricordarmi di portarmi una bottiglietta d'acqua d'estate, ma non essendo chissà che giro, non mi veniva automatico, è qualcosa che collego più a passeggiate in montagna (dove porto la borraccia, non certo la scomoda bottiglietta d'acqua).
Tornare a casa, aprire il frigo e bere acqua fresca, senza dover trasportare, pensare, potersi fare un bagno, con il bagno schiuma profumato è una goduria immensa.
Non so cosa vedremo e quanto vedremo, siamo nati in tempi d'oro, e se accadrà qualcosa sarà dura temo, perchè saremo vecchi, e vecchi fragili nella fragilità. Ma succede sempre in un modo o nell'altro. E' un percorso inevitabile.
Quello che verranno dopo, non sapranno com'era, come io posso solo immaginare come poteva essere vedere i fiumi e i fossi puliti nella mia zona.
Pagine fa @spleen ha scritto una frase molto interessante, che ha notato che si stanno diffondendo specie abituate ad un clima più caldo nella sua zona. Parla di un movimento, di un cambiamento, poichè alcune specie animali e vegetali sono molto legate al clima, e ciò che porta nel suolo.
Sono degli indicatori.
Chi svolge queste attività, lo fa da molto tempo, ha imparato spesso sul campo e documentandosi.
Noi viviamo sopra questo "movimento".
Per come si muove la natura, se aspettiamo di vedere una grande evidenza, un poco tutti, a seconda di dove viviamo, c'è davvero il rischio di andare troppo in là.
La grande evidenza sarebbe come un domino, inarrestabile.
Quando si parla di cambiamenti climatici non si parla di sensazioni personali, si parla di dati scientifici, di misurazioni esatte, di verifiche empiriche su periodi lunghi e di riscontri oggettivi. Non del golfino che ci si mette o meno.Da quello che so io le specie che si stanno diffondendo sono state portate qua dai turisti, poi ci sta che si adattino, dove sto io fa caldo d’estate ma faceva caldo anche prima, ricordo estati passate in casa col ventilatore puntato da bambina
Poi quando siamo giovani magari lo sentiamo anche meno o in modo diverso, però a 18 anni dopo pranzo prendevo la bici e andavo in giro, quest’anno faccio il giardino…
Però tempo fa leggevo di Zichici e di Rubbia (che non sono proprio gli ultimi arrivati), che sostenevano che sì, esiste l’attività antropica ma che non siamo così importanti,che la CO2 è tipo il 4% di tutti i gas presenti in atmosfera e che le temperature siano diretta conseguenza dell’attività solare, sole che negli ultimi anni è in intensa attività (da qui forse anche quello che diceva ipazia sull’irraggiamento che aveva notato)
Poi ribadisco che il singolo può prendere consapevolezza e comportarsi “bene” (e lo fanno in pochi), ma se le scelte politiche sembrano green per far contento qualcuno sul lì per lì e poi in realtà non lo sono, cosa possiamo fare?
il problema è che troppi scienziati negli ultimi 2 anni e mezzo si sono impegnati a fondo a demolire la credibilità della ricerca ed osservazione scientifiche. andrebbe sostituita in toto una certa generazione, se vogliamo che le persone tornino a fidarsiQuando si parla di cambiamenti climatici non si parla di sensazioni personali, si parla di dati scientifici, di misurazioni esatte, di verifiche empiriche su periodi lunghi e di riscontri oggettivi. Non del golfino che ci si mette o meno.
Rubbia e Zichichi sono fisici, non climatologi perciò hanno la stessa voce in capitolo che avrebbe un igienista dentale per curare una malattia polmonare. (A parte il fatto del rincoglionimento oggettivo per l'età dei suddetti...)
In ogni caso, se non te lo hanno detto, il 4% di CO2 in più è una enormità, ed è quello che fa cambiare il clima aggravandolo l’effetto serra. Leggiti gli ultimi rapporti dell’osservatorio sul clima e informati per bene di cosa si sta parlando quando si parla di gas serra.
Le specie che ho citato sono arrivate per gli interscambi commerciali (alcune) altre portate dai commercianti di animali, tipo la graziosa e devastante Trachemis Scripta, che ohibò guarda caso gli anni passati liberata in natura da cretini sprovveduti, quando diventava troppo grande, moriva d’inverno a causa del freddo, e adesso non più perché ci sono inverni mediamente più miti… chissà perché eh?
Se vuoi possiamo parlare anche della diffusione verso nord della tarentula mauritanica o della progressiva sparizione dell’Hottonia palustris per cambiamento climatico ma dubito che capiresti l’effettiva portata di questi eventi.
Il riscaldamento globale è un fatto acclarato, la responsabilità umana in proposito pure, se volete far finta di nulla e continuare a cullarvi nella vostra zona confort del cazzo fatelo pure, non sentirsi responsabili personalmente e collettivamente è una scelta, perlomeno cercate di non svilire col vostro qualunquismo quanto di buono, reale e positivo l’osservazione scientifica cerca (inutilmente vedo) di comunicarvi.
Poiché si parla di «sistemi complessi», potrebbe sembrare ovvio il fatto che la complessità sia una proprietà oggettiva e intrinseca di certi sistemi. In realtà, secondo i più eminenti teorici della complessità, la cosiddetta complessità “di un sistema” non è tanto una proprietà di tale sistema, quanto piuttosto una proprietà della rappresentazione scientifica attualmente disponibile del sistema, cioè del modello del sistema, o più esattamente, poiché è sempre l’osservatore del sistema a costruirne un modello, una proprietà del sistema costituito da: (a) l’osservatore che costruisce il modello e (b) il modello stesso (Le Moigne, von Foerster, Varela). Adottare questa prospettiva è un passo ardito, perché significa abbandonare l’oggettivismo della scienza classica, cioè la concezione dell’essere come insieme di oggetti manipolabili e misurabili, sottoposti al dominio teoretico e pratico del soggetto umano, e assumere un punto di vista relazionale e dialogico nei confronti dell’essere (Morin, Stengers, Bateson). Da questo nuovo punto di vista, per «sistema complesso» si deve intendere un «sistema il cui modello attualmente disponibile, costruito dall’osservatore del sistema, è complesso». E’ evidente che la complessità, così intesa, acquista una dimensione prettamente storica: i modelli cambiano nel tempo e ciò che oggi è rappresentato come complesso può non esserlo domani, o viceversa. Ma come valutare la complessità di un modello? Il modello scientifico di un sistema è una descrizione non ridondante del sistema in questione; e la complessità è la lunghezza di tale descrizione. In sintesi, si può definire la complessità di un sistema come la lunghezza minima di una sua descrizione scientifica, ovviamente eseguita da un osservatore umano (Gell-Mann).Ma senti… d’inverno è cambiato il modo in cui si ripartisce il freddo, quando andavo a scuola la mattina alle 7.30 c’erano, mediamente -4 gradi, alle 14 stavamo a 0 gradi
Ora alle 7.30 abbiamo comodi comodi -6/-8 gradi, arriviamo a minime di -10/-15 con naturalezza e le massime si aggirano intorno ai 3/4 gradi
La mia prima papala l’ho comprata a novembre 2014, prima non avevo mai sentito il bisogno di optare la testa (a parte a Brunico per i mercatini di Natale che stavamo a -8 la sera alle 18), quindi se vai a guardare le medie, non sono molto cambiate, fa più freddo la notte e meno freddo il giorno
sì ho letto che sono stati fatti molti modelli sul clima ma poi, una volta applicati a ritroso, questi modelli non erano mai corretti, questo perchè evidentemente il clima non è qualcosa al quale si possa applicare un modello, non a caso le previsioni del tempo non sono mai sicure proprio perchè non c'è un modello validoPoiché si parla di «sistemi complessi», potrebbe sembrare ovvio il fatto che la complessità sia una proprietà oggettiva e intrinseca di certi sistemi. In realtà, secondo i più eminenti teorici della complessità, la cosiddetta complessità “di un sistema” non è tanto una proprietà di tale sistema, quanto piuttosto una proprietà della rappresentazione scientifica attualmente disponibile del sistema, cioè del modello del sistema, o più esattamente, poiché è sempre l’osservatore del sistema a costruirne un modello, una proprietà del sistema costituito da: (a) l’osservatore che costruisce il modello e (b) il modello stesso (Le Moigne, von Foerster, Varela). Adottare questa prospettiva è un passo ardito, perché significa abbandonare l’oggettivismo della scienza classica, cioè la concezione dell’essere come insieme di oggetti manipolabili e misurabili, sottoposti al dominio teoretico e pratico del soggetto umano, e assumere un punto di vista relazionale e dialogico nei confronti dell’essere (Morin, Stengers, Bateson). Da questo nuovo punto di vista, per «sistema complesso» si deve intendere un «sistema il cui modello attualmente disponibile, costruito dall’osservatore del sistema, è complesso». E’ evidente che la complessità, così intesa, acquista una dimensione prettamente storica: i modelli cambiano nel tempo e ciò che oggi è rappresentato come complesso può non esserlo domani, o viceversa. Ma come valutare la complessità di un modello? Il modello scientifico di un sistema è una descrizione non ridondante del sistema in questione; e la complessità è la lunghezza di tale descrizione. In sintesi, si può definire la complessità di un sistema come la lunghezza minima di una sua descrizione scientifica, ovviamente eseguita da un osservatore umano (Gell-Mann).
Tutto questo per dire che, in particolare se si sta parlando di un sistema di cui si conosce pochissimo, in proporzione a ciò che manca alla conoscenza, semplificare non significa comprendere ma rendere superficiale.
E qui potremmo scrivere parecchio riguardo ai bias cui ci si appoggia per rendere inteliggibile ciò che intelliggibile non è.
Tradotto in modo semplicistico..."non vedo l'erba che cresce fino a quando non mi accorgo che è ora di tagliarla".![]()
Molto, molto onestamente, io non penso che si possa fare educazione in teoria.Avevo capito che non lo usavi come giudizio di valore, è che penso tu sappia bene come di questi tempi scattino reazioni poco funzionali, perlomeno alla tematica.
Si rischia di trovare piedi puntati dall'altra parte, e non serve a molto, se non a un "non fare niente", proprio di pensiero di partenza, per i piedi puntani dove si creano dinamiche di posizione. Poco funzionale.
Comunque ti ringrazio della risposta
Convengo con te sulla grande illusione, per quanto poi vado a collocarla nel percorso storico, e alla fine quello è stato, non è che si torni indietro.
Anni fa mi ricordo che camminavo ore d'estate, col sole a picco, senza portarmi dietro niente. Ad un certo punto nella mia testa pensavo solo ad una cosa: acqua. E mi guardavo intorno cercando fonti di acqua. I fossi tutti neri, solo una fontana, ma parecchio lontana, potevo rubare qualche chicco d'uva dei contadini, troppo pericoloso, irrorati con tanto di cartello che sconsigliava di transitare lì, altra frutta, erbe, zero. C'era un'unica risorsa ad un certo punto, un fantastico rovo con more selvatiche. Nessuno se lo cacava. Era pieno di more. E le more selvatiche sono ben altra cosa da quelle in vendita coltivate. Alla fine però non molto per placare la mia sete.
E' pazzesco come ti guardi intorno e vedi.. un deserto! E ti metti a pensare a pozzi, fontane, la tua mente si mette a vagliare tutte le possibili fonti d'acqua.
Ho imparato a ricordarmi di portarmi una bottiglietta d'acqua d'estate, ma non essendo chissà che giro, non mi veniva automatico, è qualcosa che collego più a passeggiate in montagna (dove porto la borraccia, non certo la scomoda bottiglietta d'acqua).
Tornare a casa, aprire il frigo e bere acqua fresca, senza dover trasportare, pensare, potersi fare un bagno, con il bagno schiuma profumato è una goduria immensa.
Non so cosa vedremo e quanto vedremo, siamo nati in tempi d'oro, e se accadrà qualcosa sarà dura temo, perchè saremo vecchi, e vecchi fragili nella fragilità. Ma succede sempre in un modo o nell'altro. E' un percorso inevitabile.
Quello che verranno dopo, non sapranno com'era, come io posso solo immaginare come poteva essere vedere i fiumi e i fossi puliti nella mia zona.
Pagine fa @spleen ha scritto una frase molto interessante, che ha notato che si stanno diffondendo specie abituate ad un clima più caldo nella sua zona. Parla di un movimento, di un cambiamento, poichè alcune specie animali e vegetali sono molto legate al clima, e ciò che porta nel suolo.
Sono degli indicatori.
Chi svolge queste attività, lo fa da molto tempo, ha imparato spesso sul campo e documentandosi.
Noi viviamo sopra questo "movimento".
Per come si muove la natura, se aspettiamo di vedere una grande evidenza, un poco tutti, a seconda di dove viviamo, c'è davvero il rischio di andare troppo in là.
La grande evidenza sarebbe come un domino, inarrestabile.
hai fatto benissimoLa progettazione dell'impianto VMC l'ho affidata ad un ingegnere, e non uno a caso.![]()
Non è questione di correttezza di un modello oppure no.sì ho letto che sono stati fatti molti modelli sul clima ma poi, una volta applicati a ritroso, questi modelli non erano mai corretti, questo perchè evidentemente il clima non è qualcosa al quale si possa applicare un modello, non a caso le previsioni del tempo non sono mai sicure proprio perchè non c'è un modello valido
per quello che riguarda il "troppo tardi", come faceva notare appunto zichichi, quando parliamo di "tempo rimanente" parliamo di quello che fa comodo a noi, in pratica noi vorremmo fermare i cambiamenti della terra per mantenere il nostro comfort, ci sono state più ere glaciali nel mondo, ad esempio se si parla di Younger Dryas neanche sanno perchè si sia presentato (c'è chi parla di una pioggia di meteore che ha impattato poco sopra l'equatore e abbia causato questo raffreddamento), ma anche l'esplosione del vulcano santorini ha causato cambiamenti climatici, voler avere la presunzione prima di cambiare il clima e poi di pensare di poterlo "congelare" è tutta umana
https://guidelavoro.net/come-diventare-un-climatologo#:~:text=Non esiste un iter formativo,scienze geologiche, agrarie e naturali.
Come Diventare un Climatologo
Il climatologo è l’esperto che studia l’evoluzione dei sistemi climatici locali, regionali e globali nel corso degli anni. Può applicare le sue conoscenze ad altri campi di studio, come l’ingegneria, l’architettura o l’agricoltura, oppure può dedicarsi alla ricerca, producendo modelli matematici di simulazione del clima futuro o ricostruendo quello del passato (paleoclimatologia, glaciologia). Il suo lavoro si svolge in parte sul campo per la rilevazione dei dati e in parte in laboratorio per l’elaborazione di modelli teorici.
Risulta essere una figura importante per l’aiuto che è in grado di fornire nelle politiche di prevenzione dei danni ambientali e per la sua capacità di suggerire tecniche di correlazione tra colture, sviluppo industriale e ambiente.
Le sue competenze professionali non vanno confuse con quelle del meteorologo, che invece studia il tempo atmosferico concentrandosi sul breve periodo (due o tre settimane).
Formazione
Non esiste un iter formativo specifico per diventare climatologi. Tuttavia le competenze richieste suggeriscono un percorso universitario di tipo scientifico, con una buona preparazione in fisica, chimica, scienze geologiche, agrarie e naturali.
Si segnalano le classi di laurea
Scienze e tecnologie fisiche (L-30)
Scienze e tecnologie per l’ambiente e la natura (L-32)
corso di laurea in Scienze nautiche e aeronautiche – indirizzo Meteorologia e ocenografia, attivato presso l’Università degli Studi di Napoli;
corso di laurea in Fisica attivato presso le Facoltà di Scienze MFN – Matematiche Fisiche e Naturali. Può prevedere vari indirizzi specifici: atmosferico, geofisico e meteorologico.
Dopo aver conseguito la laurea triennale, occorre proseguire gli studi iscrivendosi a un corso di laurea magistrale in Fisica (LM17) oppure in Scienze geofisiche (LM79).
L’offerta formativa è piuttosto varia e le denominazioni dei corsi di laurea sono attribuite direttamente dalle università, per cui risulta difficile elencare tutti i corsi attivati dalle varie facoltà. È consigliabile, quindi, rivolgersi direttamente alle segreterie delle università per ottenere informazioni specifiche o visitare il sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Per la ricerca del corso di laurea suggeriamo l’utilizzo del motore di ricerca: www.universitaly.it/index.php/cercacorsi/universita
Una volta terminato il percorso universitario, si possono approfondire le basi ottenute, frequentando un corso di specializzazione o un master post-laurea.
Accesso alla professione
La professione di climatologo non ha ancora ricevuto un riconoscimento giuridico. Pertanto, non esistono leggi nazionali di riferimento né albi ufficiali a cui iscriversi.
L’AGI – Associazione Geofisica Italiana è, attualmente, l’unica associazione in Italia ad aver istituito un Elenco di esperti certificati per la professione di meteorologo, climatologo e fisico dell’ambiente.
Questo professionista, in genere, lavora come dipendente di aziende che operano nel settore dell’industria e dell’agricoltura. Nello specifico può trovare impiego presso aziende che costruiscono strumenti meteorologici, che producono software per la gestione di reti di misura o che effettuano valutazioni e certificazioni ambientali.
Inoltre, è possibile trovare un’occupazione nel settore della ricerca presso istituti privati o enti pubblici.
Lo penso anche io!hai fatto benissimo
io in realtà ho detto una cosa diversa, l'attività antropica esiste e non ci sono dubbi, così come esiste l'inquinamento, questi due fattori possono incidere? forse, non lo sappiamo, nel passato ci sono stati cambiamenti climatici di portata enorme (tipo gli esempi che ti ho portato che non so se li hai letti), che hanno quasi spazzato via l'umanità, quando però l'attività antropica non era della portata modernaNon è questione di correttezza di un modello oppure no.
La questione della correttezza appartiene al paradigma del sistema deterministico e chi lo applica tendenzialmente è anacronistico e legato a letture da '900. (purtroppo non vanno in pensione...e perfortuna...che pagare la pensione ad una parte di popolazione che intorno al 2050 sarà più della metà della popolazione del pianeta sarà una bella avventura).
E' una questione di cambio di passo nella lettura delle dinamiche di un sistema.
Un sistema è il risultato di più della somma delle sue singole parti.
E' tutto qui.
Anche la presunzione di cui parli deriva da una lettura deterministica.
Il punto è che la razza umana non è fuori dal sistema.
E' una parte. Che è interconnessa con le altre parti.
E come ogni parte, va ad impattare sul sistema tutto.
Un vecchio detto qui dice che se prendi un kg di merda e lo metti in un campo concima.
Se ne prendi un quintale e lo metti nello stesso campo, brucia tutto.
Siamo più i8 miliardi. E da questo discende un certo fabbisogno di risorse, tanto per dirne una.
L'estate del 2003, simile per innalzamento della temperatura, non ha una variabile macroscopica che è presente oggi.
Siamo un miliardo in più ad usare le stesse identiche risorse.
E questa è una variabile macroscopica...la valanga di variabili che discendono da questo manco mi metto ad elencarle.
In buona sostanza, quel batuffoloso coniglietto dolce e carino, è in grado di distruggere un ecosistema in brevissimo tempo.![]()
avendo tu il cappotto eviti muffe e condense, non lo fa praticamente nessuno, neanche te lo propongonoLo penso anche io!![]()
Ho letto, conoscevo e ti ringrazio per gli spunti.io in realtà ho detto una cosa diversa, l'attività antropica esiste e non ci sono dubbi, così come esiste l'inquinamento, questi due fattori possono incidere? forse, non lo sappiamo, nel passato ci sono stati cambiamenti climatici di portata enorme (tipo gli esempi che ti ho portato che non so se li hai letti), che hanno quasi spazzato via l'umanità, quando però l'attività antropica non era della portata moderna
poi hai parlato di risorse, ma per le rinnovabili si vanno a utilizzare molte risorse naturali, si vanno a stravolgere ecosistemi per produrle, questo non incide? quello che viene spacciato per green siamo sicuri che lo sia? che risolva il problema o che invece ne crei un altro?
poi se il problema è che al mondo siamo troppi...
Uno dei "problemi" delle case isolate è esattamente il ricircolo dell'aria.avendo tu il cappotto eviti muffe e condense, non lo fa praticamente nessuno, neanche te lo propongono
Le persone non si fidano a priori preferiscono affidarsi alle teorie sugli alieni...il problema è che troppi scienziati negli ultimi 2 anni e mezzo si sono impegnati a fondo a demolire la credibilità della ricerca ed osservazione scientifiche. andrebbe sostituita in toto una certa generazione, se vogliamo che le persone tornino a fidarsi
per gli spunti: pregoHo letto, conoscevo e ti ringrazio per gli spunti.
Ho parlato di risorse in relazione alla disponibilità delle risorse.
La terra è un sistema chiuso.
Per ridere, ma anche no, possiamo dire che stiamo bevendo la stessa acqua che bevevano i dinosauri. Lo stesso vale per l'aria.
Non esiste IL problema.
Questo è uno dei punti.
Già entrare nella prospettiva che NON ABBIAMO uno o più problemi, ma SIAMO PARTE COMPONENTE il problema sarebbe un bel passo in avanti.