Diciannovesima parte
A quella domanda, posta in quel modo, non posso che rispondere con la verità:
"Si..."
L'espressione di Lettie nel momento in cui pronuncio quella parola resterà per sempre tra i miei ricordi più terribili. Sapeva che la risposta sarebbe stata quella, ma non era davvero pronta a sentirla.
I miei "mondi parallelli" si rivelano per quello che sono, una stronzata autoindulgente, si uniscono di botto e la realtà diventa una ed orribile all'improvviso, mentre arriva la consapevolezza che ho gettato nel cesso tutto quello che volevo, a cui tenevo e che avevo costruito in tutti quegli anni.
Lettie mi chiede chi è lei e da quanto tempo va avanti, mentre piange silenziosamente, cercando di non farsi vedere in faccia dai bimbi, poi mi chiede che cosa intendo fare; li per li non so cosa rispondere, anche perché mi gira la testa dalla velocità con la quale il la mia vita e il mio futuro sono cambiati... Quindi dico che non lo so. Poi lei si veste ed esce.
Resto li, con lo stomaco annodato, a rassicurare i bimbi che la mamma non ha niente, doveva solo uscire, e che va tutto bene, mentre so benissimo che va tutt'altro che bene. Gioco con loro mentre la testa rincorre mille pensieri e paure, e quando arriva l'ora li metto a letto.
Mi butterà fuori e chiederà il divorzio, penso, e chi può darle torto? Spero solo che non faccia niente di stupido adesso, là fuori ...
Lettie rientra in casa. Non mi dice, né mi dirà mai, dov'é stata (da alcuni particolari credo che andò da sua madre, che comunque si é sempre comportata come se non sapesse nulla).
Si è ricomposta, adesso, mi dice: "Io devo pensare a cosa voglio fare e anche tu devi fare lo stesso", "da qui in avanti parliamo solo per questioni di casa o di bimbi, poi, fra qualche giorno, parleremo di questa storia... Adesso non voglio sentire più niente".
Il giorno dopo non andai al lavoro, non ricordo se era un giorno di festa, una feria programmata o se mi diedi malato. Ricordo solo che non risposi a messaggi da parte di Jessica e passai tutto il giorno a pensare. Mi confidai con mia mamma, che aveva capito che qualcosa non andava, e mi presi il resto della ramanzina anche da lei.
Al primo giorno di lavoro comunicai a Jessica che la situazione era cambiata e che la storia era conclusa. Lei si disse d'accordo senza particolari reazioni. Da una parte ne ero contento, avevo temuto scenate o altre storie, dall'altra fui ancora più incazzato con me stesso per aver rovinato tutto per qualcosa che non contava nulla nemmeno per l'altra persona coinvolta.
Quando dissi a Lettie che avevo chiuso con l'altra lei si limitò a dire "Ok, bene..." e mi lasciò nel mio brodo ancora per qualche giorno. Sei giorni dopo la scoperta, dopo aver messo i bimbi a letto, Lettie mi disse che era pronta a parlare. Mi disse che l'avevo delusa tantissimo, ma mi amava ancora e credeva ancora al progetto della nostra famiglia e che quindi aveva intenzione di offrirmi un'altra possibilità, se io la volevo. Ovviamente avremmo dovuto lavorare sul nostro rapporto e sul superamento della faccenda. Io, che ero entrato nella stanza con lo spirito con cui il condannato si siede sulla Old Sparky (eh... il Miglio verde!) fui ben felice di accettare e di iniziare il lavoro della riconciliazione, cercando dl fare del mio meglio fin da subito per dimostrarle di meritare il tutto.
Una cosa che rimase in sospeso per qualche settimana fu la questione di non lavorare più con Jessica. Lettie avrebbe voluto una separazione netta, ma sapeva bene quanto tempo ci avevo messo per tornare a lavorare vicino a casa, quindi ondeggiava tra il "vediamo cosa succede" e il "chiedi il trasferimento". Nel frattempo ogni tanto veniva a farmi visita in ufficio, lei e Jessica scambiavano un freddo "buongiorno" guardandosi come due pistoleri prima di un duello, mentre la tensione si tagliava con il coltello e io sudavo freddo...
Quando arrivò l'anniversario di matrimonio, Lettie mi mandò (lei a me... non era mai successo e non me l'aspettavo) un mazzo di rose in ufficio. Quel giorno il mio collega era assente, quindi eravamo solo io e Jessica. Quando entrò il fiorista Jessica fece un gran sorriso, fra il fidanzato/non fidanzato e qualche cliente che era rimasto colpito, ogni tanto capitava che lei ricevesse omaggi floreali, quindi pensava fossero fiori per lei; quando scoprì che erano per me da parte di Lettie per l'anniversario l'umore si fece pessimo di colpo e peggiorò man mano che le colleghe dell'unità operativa si affacciavano per commentare su quanto era stata carina Lettie e che bella idea aveva avuto. Arrivata sera, Jessica uscì dall'ufficio senza nemmeno salutare.
Lettie non lo disse mai esplicitamente, ma credo che in quel modo volesse esprimere a me la sua volontà di perdonare e continuare, ma anche prendersi una piccola e incruenta "rivincita" su Jessica.
Pochissimo tempo dopo, la direzione ci sollevò da ogni dubbio e tentennamento. Jessica, ritenuta pronta nel nuovo ruolo, fu trasferita in un paese di un'altra provincia.
Mentre io e Lettie iniziavamo il percorso per la ricostruzione della fiducia e del nostro rapporto (un percorso che avrebbe attraversato alti e bassi e sarebbe durato anni), i miei amici cedevano l'attività della fumetteria, quindi stavo per diventare di nuovo un semplice cliente. In questa epoca continuavo a seguire le mie solite serie, ma mi avvicinavo più raramente a cose nuove (come la notevole "Preacher") mentre tendevo nostalgicamente ad interessarmi delle nuove edizioni dei classici del passato.
Nel frattempo la maestra d'asilo aveva attirato la nostra attenzione sul notevole (e davvero incredibile per la sua età) talento artistico del nostro bimbo più grande, che iniziava anche ad interessarsi ai fumetti della Disney, in particolare Paperino (a quanto pare l'amore per le Nuvole Parlanti era destinato a continuare, in famiglia...)