Ho il tuo stesso problema. L'argomento mi tocca nel profondo. Troppo. Ci sto troppo male quando ho a che fare con malati oncologici, ho avuto parenti, amici, persone a me vicine che si sono ammalate. Qualcuno ce l'ha fatta, qualcun altro per ora ne è fuori, altri non ce l'hanno fatta. E, per tutti, lo stesso acuto dolore.
Non so se riesco a spiegarmi.
Scusami Andromeda ma tu cosa vuoi dire "Ci sto troppo male quando ho a che fare con malati oncologici".
Non sei obbligata. Anche a me tocca l’argomento, ma se penso al tumore provo rabbia. Poi passa... c’è stato un periodo che provavo proprio ODIO, e non è che io sia una facile all’odio, so che non ha neppure senso odiare una patologia, ma l’ho provato.
Io non riuscirei a rivedere, almeno ad oggi, da vicino una persona con un tumore. Non so come facciano le persone che lavorano in posti tipo gli hospice.
Però non trovo molto sensato parlare di quello che si prova noi.
Le informazioni che ho messo insieme che trovo comuni a fronte di un determinato percorso, legato ad un specifico tumore sono queste:
- spaesamento, paura, TERRORE
- stati depressivi legati al cambiamento fisico
- sentirsi un numero (c’è una convinzione che qualcosa cambi a fronte di una patologia come un tumore)
- sentirsi abbandonati, soli (magari uno non vuole "sfogarsi", ricevere la visita cortese commiserevole, vuole farsi un bagno, farsi la barba, cose simili)
- dilangante mancanza di formazione in psiconcologia da parte del personale infermieristico e oss, anche in qualche medico
- cure palliative e servizio infermieristico a domicilio: mancanza di personale
Poi ci son fior fior di trattati, ci fanno congressi dove ogni aspetto viene descritto, ma nel campo c’è distanza.