Scusami, ma tu esprimi rancore per chi non si sente di prodigarsi in un lavoro di cura.
Non è rancore, proprio no.
E' una constatazione di dispiacere concernente un determinato comportamento. Ne prendo atto, punto.
Anzi, per dirla tutta, me lo ricordo come componente di una valutazione generale della persona.
La valutazione diventa negativa quando mi trovo con persone che vorrebbero avere quella attenzione che non si sognano di prestare. Non riesco a capire perché dovrei accontentarle
tout court. Ognuno semina e poi raccoglie ...
Sono fatto così e non lo nascondo.
Diverse donne mi hanno qualificato come "lupo solitario", però alla fine non andavo così male per loro.
Pure per chi non conosci in modo profondo e ha divorziato da un marito in casa di cura psichiatrica.
Tra l’altro uno dei casi estremi, insieme a quello delle vedove bianche degli emigrati che non si facevano più vedere, era proprio quello di una persona con malattia psichiatrica a cui era inumano restare legati.
Certo era propaganda e la propaganda è sempre terra terra. Era terra terra anche quella contraria e faceva pensare a un uomo che si trovava una donna giovane e avrebbe potuto abbandonare moglie e magari figli.
Tu hai espresso il tuo pensiero in modo altrettanto grezzo. Solo che non c’è la giustificazione della propaganda.
Nella situazione che ho esposto, non è passata più di una settimana dal ricovero del marito.
Mi è sembrata molto, troppo, veloce e decisa nello scartare la persona con la quale aveva convissuto anni e fatto una figlia. Nel migliore dei casi, si è voluta togliere il pensiero rapidamente, voltare pagina, per quello che ho visto.
Ho pensato se fosse capitato a me e mi son convinto che è meglio non aspettarsi, tutto sommato, niente da un partner che ti può scartare rapidamente. Che magari è normale nel loro contesto sociale.
Perché fondamentalmente rimane estraneo (=altro da te), al di là delle chiacchiere. Perché l'amore (innamoramento, affetto) non sono mai scontati e senza limiti: in certi momenti affiorano in altri vanno sotto, andamento ondivago.
E, poi, ciascuno ha le sue paure, debolezze ed ossessioni, siamo umani.
Nel rapporto di coppia ho sempre cercato di dare il mio contributo, in modo concreto, in tutti gli aspetti di gestione di una casa. Ho vissuto autonomamente da quando avevo 24 anni, diciamo che ho accumulato esperienza, in Italia ed all'estero. Sarò indubbiamente grezzo, però lineare.
Tu hai accudito tuo padre nel fine vita? Bravo. (...)
E tu sei stato bravo con tuo padre. Ma era in casa o in una struttura? Non avevi preso personale? Sei robusto?
Io ho avuto mio padre malato quando ero giovane, ma non ero in grado di sollevarlo, non avevo la forza e la tecnica. Se poi parliamo di lavarlo, so benissimo che mai avrebbe voluto. Sarebbe stata per lui una umiliazione inaccettabile.
Scusa ho voluto presentare un punto di vista diverso che non dà per scontato il lavoro di cura.
Sia mio padre che mia madre sono venuti meno in strutture ospedaliere.
Mio fratello o io li abbiamo accompagnati nei loro ricoveri da casa loro all'ospedale.
Li abbiamo assistiti come potevamo. Abbiamo tenuto i contatti con i medici curanti.
Siamo stati anche criticati dalle compagne del momento, ma abbiamo fatto di testa nostra.
Abbiamo sentito un grande debito di gratitudine nei loro confronti, con tutti i loro difetti sono stati eccezionali nei nostri confronti.
In famiglia, sono il più piccolo dei maschi in altezza (1,80) ma abbastanza robusto (peso forma sugli 85-90 kg), categoria medio-massimi da universitario. Il nipote più grande è alto 2 metri e pesa 115 kg. In questo, siamo stati fortunati.
Quando c'è stato bisogno, i nostri genitori li abbiamo anche lavati ...
Ma noi dovremmo avere un welfare che dia assistenza a tutti, anche chi figli e figlie non ne ha.
Il welfare sanitario pubblico funzionerebbe pure, ma la tempistica di intervento è cruciale.
E su quello ci siamo concentrati, specie per nostra madre che è stata in condizioni problematiche per quasi due anni.
Soprattutto lei, è stata in condizioni critiche in diverse occasioni (una decina). Si è sempre ripresa (dopo un paio di settimane) e tornata a casa. Ma le ricadute si sono ripetute con maggiore frequenza, ce lo avevano detto i medici. Per questo ci siamo organizzati, evitando di andare fuori città o all'estero contemporaneamente. Girando sempre in moto in città e lasciando una macchina sotto casa dei miei, sempre a disposizione. Anche i nipoti erano della partita.
Alcune volte, mio fratello od io siamo dovuti intervenire molto rapidamente, non avendo tempo per chiamare ed attendere un'ambulanza.
In una occasione, mia madre non scendeva da casa (dovevo accompagnarla ad una visita medica o medicazione), sono salito (aprendo con le mie chiavi) ed era sul divano che non respirava bene. L'ho presa, portata in ascensore, messa in auto e sono partito a tutto gas verso l'ospedale, superando il traffico contromano suonando come un matto, imboccando la corsia riservata alle ambulanze fino a portarla alla porta del pronto soccorso. Ci ho messo, se ricordo bene, non più di 8-9 minuti.
Poi, sono uscito dal P.S. e c'era la polizia ad attendermi. Si è risolto tutto dopo essermi qualificato e quando un medico è venuto fuori ed ha comunicato che erano riusciti in extremis a riprenderla (per il classico pelo): ho spostato la macchina ed ho offerto agli agenti un caffè.
Quando è morta un paio di mesi dopo ero accanto a lei, sedata ed attaccata alle macchine, le tenevo la mano e le sussurravo di lasciarsi andare. Non lo sapevamo, ma erano i primi di febbraio 2020 ed il tasso di mortalità per gli anziani negli ospedali era inusualmente alto, secondo gli operatori sanitari che parlavano tra loro. Poi, dopo qualche giorno abbiamo capito tutti la situazione.
Poi percepisco anche strisciante una attribuzione della responsabilità del lavoro di cura alle donne. Il lavoro gratuito di cura a cui spontaneamente, senza alcuna riflessione, pensano tutti e tutte, quando c’è “bisogno“ è da estirpare.
Quante volte ho sentito colleghe dire che hanno avuto figli SOLE. Non erano single. Si riferivano al fatto che, emigrate al nord, non avevano la famiglia vicina e, di conseguenza, non avevano la mamma/nonna su cui far conto per accudire i figli. Non rispondevo, ma mi veniva da ridere. Chi immaginava avessi io? A parte che in tempi non sospetti, quando stava benissimo, mia madre aveva chiarito che non avrei dovuto fare conto su di lei per i miei figli, oggettivamente quando li ho avuti, con tutta la buona non sarebbe neppure stata in grado di occuparsene. I suoceri erano lontani dall’altra parte della città. Io comunque avrei scelto il nido. Ed è stata una esperienza bellissima per me e per miei figli.
Perché mai persone giovani dovrebbero appoggiarsi a chi giovane non è? Poi ci saranno ancora adesso nonni in buona salute che hanno piacere. Una mia amica l’ha fatto per pochi mesi, finché la nipotina non è entrata al nido, ma quando la piccola ha iniziato la frequenza, ha fatto festa, perché era estenuante.
So quanto le donne sono più brave dei maschietti nel prendersi cura dei loro cari. E sono sempre stato grato di ciò.
Lo riconosco ma non pretendo che sia inteso come un dovere. Ognuno fa quello che può e crede.
Anche i maschi, se si adoperano, possono fare molto. Soprattutto, non lasciare SOLE le loro compagne.
Famiglia vuol dire condivisione, in tutto. Poi, ognuno fornisce il suo apporto, secondo le proprie possibilità.
Parto dall'idea che è una questione personale ed anche dipende dalle disponibilità e dalle possibilità di organizzazione di ciascuno.
E, alla fine, ci vuole sempre un pizzico di fortuna nella vita ...
Ho sentito in questi gg, mi chiedono 123 euro al gg. Ma come si fa'.
Un'amica mi ha detto giorni fa che la madre, in una struttura per anziani autosufficienti, costa 2.600 euro/mese, qui a Roma, in un istituto di suore, che sembrerebbe essere di buona qualità.