Si racconta di tradimenti che hanno salvato matrimoni: non è il vostro caso.
Questo dimostra comunque quanto possano essere complesse le relazioni umane, come sia possibile amare due uomini (o due donne) contemporaneamente e come alla fine sia perfino inutile definire il tradimento un errore o qualsiasi altra cosa si voglia.
Può darsi che i tradimenti aiutino la permanenza dell' unione matrimoniale, ma finché non emerge l'infedeltà.
Se ciò accade, come qui è raccontato spesso, tutto cambia nella relazione, almeno per la maggioranza delle persone che hanno attraversato quel tipo di esperienza.
Spesso salta il matrimonio, semplicemente nell' immediato ovvero dopo qualche tempo di travagliata convivenza con ... l' elefante nella stanza.
E quasi sempre tocca al partner tradito di decidere di separarsi.
Finché non emerge la infedeltà l' apparenza tiene, poi tutto può succedere e le conseguenze concrete nessuno le può prevedere. Anche dal versante figli.
In due casi che ho osservato, i figli (maggiorenni), saputa la verità con la separazione dei genitori, sono rimasti con il coniuge fedele e rarefatto (o cessato) i rapporti con l' altro genitore. Triste, ma possibile.
Voler avere tutto, coniuge ed amante, equivale a vivere unilateralmente il matrimonio come un'anomala coppia aperta, secondo me, per il partner infedele alle spalle di quello ignaro.
Per me è insopportabile ed è meglio chiudere subito. Ci sono più probabilità di mantenere rapporti civili.
Più leggo qui e più credo che il tradimento è semplicemente un fatto che accade.
Sta al tradito o al traditore interpretarlo se vuole e come vuole.
Per me tradire significa consapevolmente mettere a rischio il matrimonio. Non è un semplice fatto (sarebbe credere nel determinismo) ma l' effetto di una scelta comportamentale.
Vuol dire che si tratta l' essere sposati come una condizione sociale ed emozionale spendibile.
Non mi sembra riconducibile all' amore quanto ad un calcolo utilitaristico.
Poi, ognuno segue la morale individuale che ritiene appropriata e fa i conti con la propria coscienza.