Invece di un marito alcolizzato cosa se ne fa?
Prima si separa e poi se vuole lo aiuta
Di un marito alcolizzato cosa se ne fa.
Se ne farebbe la stessa cosa di un marito diabetico, tuttavia, non tutti sono uguali come giusto che sia.
Quando mia madre ad esempio scoprì che mio padre aveva una dipendenza, capì che non esisteva lasciare nonostante già allora la gente si divideva (il termine separava e’ venuto dopo).
Si è rimboccata le maniche e tra disastri anche economici, botte, vergogne ha tirato grandi figli, mantenuto la casa sempre pulita e in ordine, lavorando in due aziende diverse nello stesso giorno.
Il tutto per circa 34 anni.
Si, non 6 mesi tra Londra e Roma, ma 34 anni.
Quando mio padre capì di non essere in grado di guarire da solo chiese aiuto, provando diverse alternative, c’erano i sert, c’erano medici e affabulatori vari che promettevano risultati esorbitanti con qualche pastiglia beverone, c’era Alcolisti Anonimi. La presa di coscienza di essere ammalato arrivo‘ dopo 29 anni (ed io me ne andai a 27, quindi mai lo vidi sobrio).
Piano piano torno’ sobrio rimanendo ovviamente alcolista, sembra un controsenso ma da questa malattia non si guarisce nemmeno rimanendo sobri.
Si riprese la propria vita non trovando però gli affetti, che 34 anni prima aveva lasciato.
La vita era andata avanti per tutti, nel frattempo.
L’alcool lo aveva devastato fisicamente e poco dopo l’inizio della sua sobrietà si ammalò e morì.
In tutto questo mia madre non si è mai persa d’animo, sempre forte, sempre ottimista, ha fatto quello che ha potuto per garantire ai figli ed oggi (dico purtroppo) anche ad una parte dei nipoti, una dignità, una cartella pulita e ordinata, vestiti puliti e stirati, istruzione, cure.
Sono scelte Nocciola, ognuna è giusta e ognuna è sbagliata.
Oggi fa la nonna, da qualche tempo a tempo pieno per un evento accaduto recentemente che l’ha messa ancora a dura prova.
Quindi prima di dire mollalo e fai, direi a Poppy di cominciare a farsi aiutare come gruppo famigliare, per non abbandonarsi l’un l’altro.