Minnie, posso dirti una cosa, da traditrice?
Hai scritto una valanga di luoghi comuni.
Quando parli della buona disposizione tra amanti parli di una storia in particolare? Qualcosa che hai vissuto tu?
Perchè ti garantisco che (almeno da parte mia) non è affatto così, e più di qualcuno può smentirti: nella tua visione una donna che tradisce o ha tradito, come Elisa, si presenta sciatta in famiglia e super-tirata con l'amante? Io indosso i tacchi dodici quando esco con mio marito e quando esco con i miei amici, se mi va. SE MI VA.
Non penso che Elisa non abbia mai pensato che intraprendere una nuova vita con l'amante non sarebbe quel sogno colorato da adolescenti che descrivi.
Mi sorprende la distinzione che fai tra quotidianità familiare ( luogo oscuro e problematico) e la vita con l'amante (luogo luminoso e facile da vivere). Oltre a darmi l'idea che tu sia la prima a vivere così l'ambiente familiare ( prima ancora di tuo marito), sei certa che funzioni così sempre e comunque?
Spesso e volentieri con l'amante si è e ci si presenta come col coniuge: non si recita, non si cerca di apparire per ciò che non si è.
Bella forza che poi i castelli di carte crollano miseramente.
In genere dire all'interlocutare che utilizza banalità sembra un argomento decisivo per sancire la inattendibilità e la pochezza del discorso che ha fatto, insomma è un modo per smontare quel che dice l'altro.
Secondo me, invece, le banalità (e i luoghi comuni, altra solito argomento decisivo) non sono altro che cose vere, ma talmente vere da risultare ovvie, ma non per questo perdono la verità.
Anche la verità, deve essere vista da varie angolazioni e non può essere sancita come vero, in assoluto, ciò che per noi appare tale e che, magari, non può esserlo per l'altro.
Insomma a me non pare che qualcuno abbia detto che vivere una doppia vita significhi una fuga dalla realtà, dalla propria realtà piatta e ordinaria, ma significa senz'altro scegliersi un'altro modo di essere al quale riservare spazi nascosti, rubati che, siamo sinceri, non corrispondono sempre a quel che siamo davvero.
La componente di virtualità in un rapporto nascosto è enorme così come è enorme la concretezza e la realtà della propria quotidianeità quando si è sposati (e ancor di più quando si hanno figli). Quando le realtà diventano virtuali la componente di immaginazione, la componente mentale, letteraria spesso ha il sopravvento e in noi l'immagine della persona amata (intendo il cofedifrago) è ben più grande della sua vera essenza, insomma il personaggio supera la persona.
L'obiezione di Chiara è giustissima, ognuno si sceglie la propria vita come meglio crede, non sempre però si sceglie il meglio per se stessi e per chi ci sta intorno, l'importante è esserne consapevoli, così magari si godono anche di più queste diramazioni esistenziali.