Il mio amante ha lasciato la moglie

Skorpio

Utente di lunga data
E te pensa che croce a chi si innamora davanti a un pianoforte con lui che suona con passione

E si ritrova un bigongio di merda che fa il concerto di scuregge sul divano in salotto... :p

"Ma io lo desidero lo stesso.. è sempre lui.."

Si, da na sega.. :mexican:
E' divertente buttare in vacca....meno male ho avuto una pessima giornata:D
Che serenate romantiche, ci pensi? :carneval:

Desiderio uguale preciso come la prima volta quando suonava al pianoforte.. :D

"Cara.. 25 verticale: "la fine del cazzo" .. di 2.. che sarà secondo te?.. "

Te l'immagini che desiderio ..? :rotfl:
 

Nocciola

Super Moderatore
Staff Forum
Che serenate romantiche, ci pensi? :carneval:

Desiderio uguale preciso come la prima volta quando suonava al pianoforte.. :D

"Cara.. 25 verticale: "la fine del cazzo" .. di 2.. che sarà secondo te?.. "

Te l'immagini che desiderio ..? :rotfl:
Per me puoi continuare all’infinito con esempi che nulla c’entrano con quello che sostengo
È anche divertente leggerli :)
 

Skorpio

Utente di lunga data
Il ridere dipende da cosa si è disposti ad ascoltare, sia per chi domanda che per chi risponde.
Alcuni dicono che l'ironia, in certi casi, sia una fuga.

Se la risposta alla domanda d'esempio che hai fatto più su fosse:
«Non ti ho chiesto aiuto perché "non ti ho visto"» oppure «Non ti ho chiesto aiuto perché non credevo di poterlo fare» la domanda non sarebbe stata poco (e volendo neppure la/le risposte). Se fosse invece:
"Come dovresti sapere, mi piace fare il meccanico. E se non vuoi che lo faccia mi «cali»", forse la domanda non sarebbe poca e nemmeno la risposta ma i frutti lo sarebbero di certo. Per me.

Diciamo che, in un contesto di incastro relazionale consolidato, la lettura che darei alla visione sarebbe di "sfida"

Una lettura forse di default,, ma di cui dovrei tenere conto comunque, prima di eventualmente chiedere

Ecco.. con questa lettura di sfida, che non solo metterebbe in discussione il mio "servirti" ma sembrerebbe quasi tesa a decapitare un mio piacere nella relazione (che conosci) e una mia funzione nella nostra relazione consolidata, ecco...

La "domanda" sarebbe forse un po' già superata, obsoleta di per sé in quel senso li..

E Forse la domanda "giusta" bypasserebbe cessi e attrezzi e molto più direttamente potrebbe essere:

Perché mi stai sfidando?
Perché mi stai privando di quello che sai essere un mio piacere?
 
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isabel

Utente di lunga data
Diciamo che, in un contesto di incastro relazionale consolidato, la lettura che darei alla visione sarebbe di "sfida"

Una lettura forse di default,, ma di cui dovrei tenere conto comunque, prima di eventualmente chiedere

Ecco.. con questa lettura di sfida, che non solo metterebbe in discussione il mio "servirti" ma sembrerebbe quasi tesa a decapitare un mio piacere nella relazione (che conosci) e una mia funzione nella nostra relazione consolidata, ecco...

La "domanda" sarebbe forse un po' già superata, obsoleta di per sé in quel senso li..

E Forse la domanda "giusta" bypasserebbe cessi e attrezzi e molto più direttamente potrebbe essere:

Perché mi stai sfidando?
Perché mi stai privando di quello che sai essere un mio piacere?
Le domande successive sono ancora più significative e assumendo i tuoi stessi pressupposti (coppia consolidata, piaceri dichiarati, clima di non ostilità e via dicendo in cui si assiste a qualcosa di non previsto) quel che tu chiami "sfida" io lo catalogherei in due possibili modi: provocazione o invito.
Sottotesti di questo genere:
"Ti invito a far sì che sia io a servirti (supponendo di aver scoperto in me questo nuovo piacere)."
"Ti provoco perché vorrei che tu mi servissi in modo ancor più chiaro, ancor più esplicito; ho bisogno di sentire "più forte" che ti piace servirmi."

In tutti e due i casi la tua domanda non sarebbe poca, in termini di riflessioni personali e possibili ripercussioni sulla coppia.
Probabilmente cercherei di capire se è vero che sto provocandoti o sfidandoti o invitandoti.
E se fosse vero, mi chiederei come mai non l'ho espresso in modo diretto: come mai ho fatto parlare l'agito?
Metterei poi in discussione il mio bisogno di "aggiustare il bagno": è coerente con me questo invito?
E infine condividerei eventuali risposte e domande mie, individuate in questo processo.
 

spleen

utente ?
E se il premio non fosse l'altro, ma noi stessi e il nostro star bene?
Il premio è il rapporto stesso, la penetrazione di quello spazio comune che include l'altro come confine, come terra di nessuno da conquistare e rendere propria. Dove la presenza dell'altro è indispensabile quanto la nostra, rendendo parole come altruismo ed egoismo, drammaticamente inadatte a spiegare la complessità della cosa. Il contrario di amore non è odio, è indifferenza, è sottrazione da quello spazio. Ed è per questo che ho cercato in ogni modo di far passare che è "l'azione" e non lo "status" che alimenta il nostro rapporto con l'altro. Ma vedo che molte persone preferiscono credere a babbo natale, ad un concetto di amore stile film anni 50 piuttosto che a Charles Darwin e Conrad Lorenz e che pensano che l'etologia non si debba applicare alla specie umana, neanche si fosse arrivati da un' altra galassia, non emersi dalle nebbie di una storia che ci ha voluto -animali sociali- cacciatori e raccoglitori per qualche milione di anni. Vince spesso nel pensiero ancora quella idea di amore romantico dove il rapporto è relegato dentro una realtà travisata di impulsi "inspiegabili". Qui dentro, a causa di questa visione arrivano spesso casi umani di persone che attorno a quello spazio comune citato sopra si distruggono l'esistenza. E le stesse persone che in questo 3d affermano di voler essere amate tout court, in modo acritico e totalizzante spesso poi consigliano di cominciare a pensare a se stessi, utilizzando effettivamente quell’ idea di spazio comune come dovesse essere luogo di scambio e di incontro, perciò come ho ipotizzato io, come ha intuito [MENTION=3470]isabel[/MENTION], come afferma [MENTION=5159]ipazia[/MENTION]. Alla faccia della coerenza dunque. Mi sono stancato, buon proseguimento.
 
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Skorpio

Utente di lunga data
Le domande successive sono ancora più significative e assumendo i tuoi stessi pressupposti (coppia consolidata, piaceri dichiarati, clima di non ostilità e via dicendo in cui si assiste a qualcosa di non previsto) quel che tu chiami "sfida" io lo catalogherei in due possibili modi: provocazione o invito.
Sottotesti di questo genere:
"Ti invito a far sì che sia io a servirti (supponendo di aver scoperto in me questo nuovo piacere)."
"Ti provoco perché vorrei che tu mi servissi in modo ancor più chiaro, ancor più esplicito; ho bisogno di sentire "più forte" che ti piace servirmi."

In tutti e due i casi la tua domanda non sarebbe poca, in termini di riflessioni personali e possibili ripercussioni sulla coppia.
Probabilmente cercherei di capire se è vero che sto provocandoti o sfidandoti o invitandoti.
E se fosse vero, mi chiederei come mai non l'ho espresso in modo diretto: come mai ho fatto parlare l'agito?
Metterei poi in discussione il mio bisogno di "aggiustare il bagno": è coerente con me questo invito?
E infine condividerei eventuali risposte e domande mie, individuate in questo processo.
Intrigante.. :)

In effetti le domande così poste metterebbero un po' in fuorigioco la possibilità di fare ironia, e superando la superficie degli attrezzi e delle riparazioni, inviterebbero subito a scendere verso il cuore del problema

L'invito per un tuo nuovo piacere ..
se fosse un invito sarebbe comunque un invito "provocatorio" .. un "fare" che salterebbe a piè pari il parlare.
(E ci sarebbe da indagare poi sul perché si è stati incapaci di parlare insieme come coppia del tuo nuovo piacere, affidandoci alla provocazione come strumento di dialogo)

La provocazione resterebbe comunque, in sostanza

Se fosse invece una provocazione "recriminatoria" (lo faccio io per dirti che lo fai male o senza quel piacere che un tempo avevi, oppure...) Si conserverebbe comunque la "provocazione come strumento di dialogo" stavolta per dire che NO non ti piace x nulla ciò che fai, ma lo fai dato che io.......

Credo che alla fonte una difficoltà di dialogo emerga in entrambi i casi, indipendentemente dal "movente" (faccio io perché ho scoperto che mi piace, faccio io perché tu non mi soddisfi)

Ed è su questa difficoltà di dialogo, che il confronto sarebbe forse davvero interessante

A questo livello di profondità (che apre a ulteriori fondali) arriva temo una coppia su 100 a occhio e croce, per le mie personalissime statistiche parecchi già si arenano intorno al cesso e agli attrezzi.

Qualche volta mi è successa nel reale una situazione simile..

Ne è uscito che l'iniziativa altrui era partita Perché me la prendevo un po' troppo comoda :carneval:

È il cosiddetto "potere del cameriere"

Chi è al tavolo è servito, ma quando mangerà lo decide il cameriere, e l'attesa a volte può innervosire

E poi.. come del resto è notorio, talvolta ci sono in giro camerieri birbaccioni e che han voglia di scherzare.... :mexican: ;)
 

Skorpio

Utente di lunga data
Alla faccia della coerenza dunque. Mi sono stancato, buon proseguimento.
"Ecco bravo, vai a riposare e cerca di riprenderti in fretta e di tornare a fare la persona seria, che in casa c'è ancora da sistemare le luci in cantina..
..pensa al culo sodo, lui..
Brutto zozzone!"

:D :carneval:
 
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Nocciola

Super Moderatore
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Il premio è il rapporto stesso, la penetrazione di quello spazio comune che include l'altro come confine, come terra di nessuno da conquistare e rendere propria. Dove la presenza dell'altro è indispensabile quanto la nostra, rendendo parole come altruismo ed egoismo, drammaticamente inadatte a spiegare la complessità della cosa. Il contrario di amore non è odio, è indifferenza, è sottrazione da quello spazio. Ed è per questo che ho cercato in ogni modo di far passare che è "l'azione" e non lo "status" che alimenta il nostro rapporto con l'altro. Ma vedo che molte persone preferiscono credere a babbo natale, ad un concetto di amore stile film anni 50 piuttosto che a Charles Darwin e Conrad Lorenz e che pensano che l'etologia non si debba applicare alla specie umana, neanche si fosse arrivati da un' altra galassia, non emersi dalle nebbie di una storia che ci ha voluto -animali sociali- cacciatori e raccoglitori per qualche milione di anni. Vince spesso nel pensiero ancora quella idea di amore romantico dove il rapporto è relegato dentro una realtà travisata di impulsi "inspiegabili". Qui dentro, a causa di questa visione arrivano spesso casi umani di persone che attorno a quello spazio comune citato sopra si distruggono l'esistenza. E le stesse persone che in questo 3d affermano di voler essere amate tout court, in modo acritico e totalizzante spesso poi consigliano di cominciare a pensare a se stessi, utilizzando effettivamente quell’ idea di spazio comune come dovesse essere luogo di scambio e di incontro, perciò come ho ipotizzato io, come ha intuito [MENTION=3470]isabel[/MENTION], come afferma [MENTION=5159]ipazia[/MENTION]. Alla faccia della coerenza dunque. Mi sono stancato, buon proseguimento.
Per fortuna sono io che interpreto e non leggo
E per fortuna tu sei quello che si fa venire i dubbi leggendo gli altri e ci ragioni
Sei quello più cristallizzato sulla tua idea
E va benissimo eh ma poi sembra il bue che dà del cornuto all’asino :)
Pensaci
 

Bruja

Utente di lunga data
Ed è su questa difficoltà di dialogo, che il confronto sarebbe forse davvero interessante

A questo livello di profondità (che apre a ulteriori fondali) arriva temo una coppia su 100 a occhio e croce, per le mie personalissime statistiche parecchi già si arenano intorno al cesso e agli attrezzi.
;)
Alla fine questa, e sia detto senza ironia, è la frase più "fattiva" del post, quella che rispecchia una reale e spesso capillare situazione.
 

Jim Cain

Utente di lunga data
Non è la stessa cosa.

Con il non fare più pompini ha perso il piacere nel tuo piacere. E' un percorso eh. E purtroppo è al ribasso. Te lo posso dire dall'altra parte della barricata. Si perde via via il linguaggio. Va da sé che la prima cosa che perdo e' appunto il piacere di darti piacere. A parole, o con "pratiche", questo è. Devi trovare il modo di invertire la rotta, e credo che non sia il letto il campo giusto.
Tutto vero.
Del resto se sostanzialmente rifiuta (o non è comunque più di tanto interessata) ad un rapporto 'normale', figuriamoci un pompino...:D
 

Skorpio

Utente di lunga data
una reale e spesso capillare situazione.
Temo di sì

E il terreno della progettualità familiare nella convivenza, in questa ottica, per me non aiuta

Anzi

C'è da fare cena.. il cesso va comunque riparato, il figliolo alle 17 ha l'allenamento di calcio.. etc.. etc..

E tutto "evapora" (solo in apparenza) inghiottito dalla contingenza

È il terreno infame al quale mi son spesso riferito, e dove ho visto troppe volte (e a mia volta sperimentato) gli individui (più o meno determinati e/o volenterosi) finire comunque per essere inghiottiti nel pantano..
 
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Foglia

utente viva e vegeta
Tutto vero.
Del resto se sostanzialmente rifiuta (o non è comunque più di tanto interessata) ad un rapporto 'normale', figuriamoci un pompino...:D
Tu però nella tua scala di priorità il pompino lo metti al primo posto.
E' veramente una gara al ribasso, o più che altro un discorso che allo stato attuale delle cose non puoi intavolare.
E' come se io ti parlassi della lettera A e tu volessi parlare della Z.
La domanda è: vi volete trovare in zona N, o a questo punto andate fuori di alfabeto? Che vorrebbe dire per ciascuno recuperare prima le lettere intermedie, trovarsi, per poi riespandere. A volte è possibile, a volte no. A me sarebbe stato impossibile, non c'era mezzo campo (ma neppure quelli facili) in cui oramai non fossi sulla difensiva. Parlo di comunicazione del tipo "come e' andata oggi?". E non sono affatto una taciturna. Proprio era come se le parole non potessero uscire. Anche le più facili. Mi stupì una sera, quella del rientro dalle ultime vacanze condivise. Facevo di tutto (compatibilmente con il bimbo che era piccolo) affinché i momenti restassero divisi. Oramai soffrivo anche solo all'idea di trovarmelo a dormire (DORMIRE) insieme e... Feci semplicemente di necessità virtù: vale a dire forzai le comunicazioni di servizio. Il meno possibile, ma qualcuna. Come fossi in carcere, peraltro così mi sentivo. Ebbene la sera del rientro lui mi disse che "adesso siamo tornati a parlare". Ebbi l'esatta percezione del fatto che era sparito l'alfabeto.
 

Jim Cain

Utente di lunga data
Tu però nella tua scala di priorità il pompino lo metti al primo posto.
Dove lo leggi, scusa ?
Non è assolutamente così...:D


E' veramente una gara al ribasso, o più che altro un discorso che allo stato attuale delle cose non puoi intavolare.
Poco ma sicuro, sono anni che non mi azzardo a chiederlo...:rolleyes:


La domanda è: vi volete trovare in zona N, o a questo punto andate fuori di alfabeto? Che vorrebbe dire per ciascuno recuperare prima le lettere intermedie, trovarsi, per poi riespandere.
Basterebbe anche la lettera E, il minimo sindacale.

Oramai soffrivo anche solo all'idea di trovarmelo a dormire (DORMIRE) insieme
Probabilmente anche lei si sente così.
E allora, perchè non dirlo apertamente ?
 

Foglia

utente viva e vegeta
Dove lo leggi, scusa ?
Non è assolutamente così...:D




Poco ma sicuro, sono anni che non mi azzardo a chiederlo...:rolleyes:




Basterebbe anche la lettera E, il minimo sindacale.



Probabilmente anche lei si sente così.
E allora, perchè non dirlo apertamente ?
In ordine sparso :)
Se vi date appuntamento alla E significa che uno dei due dovrebbe fare più strada. Magari e' anche così, peraltro io ho sparato la N senza contare :D
Era per dire che oggi si parla di musica, domani di qualcosa di non troppo stretto che appartiene alla vostra sfera, dopodomani di una condivisione di un momento bello. Eccetera. Si parla non come davanti a un registratore. Si parla davanti all'oggi e al domani.

Leggo le tue priorità da ciò che tu stesso hai sottolineato :D

Come lei si senta oggi senz'altro lo sa lei e (forse) lo puoi intuire tu: secondo te si sente in carcere?
 

isabel

Utente di lunga data
Intrigante.. :)

In effetti le domande così poste metterebbero un po' in fuorigioco la possibilità di fare ironia, e superando la superficie degli attrezzi e delle riparazioni, inviterebbero subito a scendere verso il cuore del problema

L'invito per un tuo nuovo piacere ..
se fosse un invito sarebbe comunque un invito "provocatorio" .. un "fare" che salterebbe a piè pari il parlare.
(E ci sarebbe da indagare poi sul perché si è stati incapaci di parlare insieme come coppia del tuo nuovo piacere, affidandoci alla provocazione come strumento di dialogo)

La provocazione resterebbe comunque, in sostanza

Se fosse invece una provocazione "recriminatoria" (lo faccio io per dirti che lo fai male o senza quel piacere che un tempo avevi, oppure...) Si conserverebbe comunque la "provocazione come strumento di dialogo" stavolta per dire che NO non ti piace x nulla ciò che fai, ma lo fai dato che io.......

Credo che alla fonte una difficoltà di dialogo emerga in entrambi i casi, indipendentemente dal "movente" (faccio io perché ho scoperto che mi piace, faccio io perché tu non mi soddisfi)

Ed è su questa difficoltà di dialogo, che il confronto sarebbe forse davvero interessante


A questo livello di profondità (che apre a ulteriori fondali) arriva temo una coppia su 100 a occhio e croce, per le mie personalissime statistiche parecchi già si arenano intorno al cesso e agli attrezzi.

Qualche volta mi è successa nel reale una situazione simile..

Ne è uscito che l'iniziativa altrui era partita Perché me la prendevo un po' troppo comoda :carneval:

È il cosiddetto "potere del cameriere"

Chi è al tavolo è servito, ma quando mangerà lo decide il cameriere, e l'attesa a volte può innervosire

E poi.. come del resto è notorio, talvolta ci sono in giro camerieri birbaccioni e che han voglia di scherzare.... :mexican: ;)
Penso che su quella difficoltà in grassetto si concentrino diversi limiti; alcuni personali, alcuni di contesto (o paradigma).
Simpatica la metafora del cameriere. :)
Ogni potere comporta responsabilità, già il "non schivare" le responsabilità e riconoscerle, assumersele (nella misura che si ritiene opportuna) è importante. Riconoscersi un limite come individui, come coppia, non è per forza di cose sterile, può diventare risorsa, personale o relazionale.
Quando un mio limite diventa valore aggiunto (anche solo individuale), il "grazie" sorridente e sincero, a chiunque mi abbia sostenuta nel vederlo, è la risposta che mi appartiene. E apprezzo quando mi si concede di dirlo.
 
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isabel

Utente di lunga data
Il premio è il rapporto stesso, la penetrazione di quello spazio comune che include l'altro come confine, come terra di nessuno da conquistare e rendere propria. Dove la presenza dell'altro è indispensabile quanto la nostra, rendendo parole come altruismo ed egoismo, drammaticamente inadatte a spiegare la complessità della cosa. Il contrario di amore non è odio, è indifferenza, è sottrazione da quello spazio. Ed è per questo che ho cercato in ogni modo di far passare che è "l'azione" e non lo "status" che alimenta il nostro rapporto con l'altro. Ma vedo che molte persone preferiscono credere a babbo natale, ad un concetto di amore stile film anni 50 piuttosto che a Charles Darwin e Conrad Lorenz e che pensano che l'etologia non si debba applicare alla specie umana, neanche si fosse arrivati da un' altra galassia, non emersi dalle nebbie di una storia che ci ha voluto -animali sociali- cacciatori e raccoglitori per qualche milione di anni. Vince spesso nel pensiero ancora quella idea di amore romantico dove il rapporto è relegato dentro una realtà travisata di impulsi "inspiegabili". Qui dentro, a causa di questa visione arrivano spesso casi umani di persone che attorno a quello spazio comune citato sopra si distruggono l'esistenza. E le stesse persone che in questo 3d affermano di voler essere amate tout court, in modo acritico e totalizzante spesso poi consigliano di cominciare a pensare a se stessi, utilizzando effettivamente quell’ idea di spazio comune come dovesse essere luogo di scambio e di incontro, perciò come ho ipotizzato io, come ha intuito @isabel, come afferma @ipazia. Alla faccia della coerenza dunque. Mi sono stancato, buon proseguimento.
Peccato.
Lo squarcio che aprivi riferendoti a Darwin, dato che io ho pensato a Dawkins lungo tutta la discussione, mi pareva interessante. :)
 
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ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Trovo questo tuo atteggiamento molto presuntuoso e supponente, davvero.
Ma non è una novità.
Spesso dici cose molto interessanti l, ma con l’atteggiamenro di chi ha la verità infusa ...
mi prendesti in giro con arci tempo fa..proprio allo stesso modo ...dicendo cose tremende ma chiudendo in modo che non sembrasse così .
Conosco la manipolazione mia cara e conosco anche chi cerca di applicarla con costanza.
E conoscendola...la evito ...
Non mi confronto con te perché sarebbe inutile. Fiumi di parole al vento.
Di solito non sono pigra...ma con te so che sarebbe una partita persa e mi ritiro . Davvero. E di fare copia incolla per qualcosa che non porta da nessuna parte mi toglie il piacere di farlo.
Pensa di me ciio che vuoi. Me ne farò una ragione
Sono contenta però di averti punzecchiata al punto giusto da fare emergere un certo dissenso che di solito celi in modo accurato nei confronti di chi la pensa in modo diverso da te.
Sono presuntuosa, supponente e anche arrogante.
Come sono umile, dimessa e insicura.

Sono parti dell'insieme.
E, proprio per l'interezza, non rifiuto e parte dell'impegno nella cura del mio essere va anche in questa direzione.

E pensa un po', queste caratteristiche emotive, si ripercuotono anche sulle posture del corpo.
Sullo sguardo. Sui movimenti. Sulla fluidità dei movimenti e sull'attivazione fisica (da cui discende anche il culo mollle come le spalle rigide o la sinuosità delle anche).
E ne ho cura tutto insieme.

Così quando mi guardo allo specchio vedo un individuo desiderabile ai miei occhi.
E quando guardo nello specchio dello sguardo di G. posato su di me mi riconosco nel suo riconoscimento. Da cui scaturisce anche il desiderio.

E ho cura. E lascio che se ne abbia cura (se quello spazio di cura di me è guadagnato nella franchezza e anche nella ruvidità. Oltre che nello spazio di ascolto pulito da interpretazioni personali dell'altro reciprocamente.)

Non celo il dissenso, semplicemente non è uno scomparto a cui ricorro spesso poichè sono più interessata a capire e a differenziarmi, o riconoscermi nel caso, che a dissentire. Che trovo esercizio inutile di per sè, oltre che nutrimento, il dissenso intendo, di insicurezza e ricerca di conferma e affermazione attraverso l'altro.

Io non dissento da quel che hai scritto. Anzi ho riconosciuto che è la tua visione.
Ma siccome è visione di me, mi sento piuttosto libera di dirti che stai interpretando male (me) e sei fuori strada.

Ti ho ripetuto più volte, e non solo in questo 3d, che quel che hai scritto è una tua interpretazione, alla luce della tua storia e del tuo paradigma, che vale per te ma non è generalizzabile e men che meno è chiave interpretativa di qualcuno che non sei tu. :)

Se scambi per manipolazione l'altro che ti dice "ok, hai capito così. Ma guarda che è il tuo paradigma, non il mio, io intendo un'altra cosa" il confronto è impossibile.
Perchè diventa possibile solo se la tua interpretazione è assolutamente valida. E se l'altro la accetta come vera nella definizione di sè.

Io sono una manipolatrice.
E riconosco quando manipolo e quando no.

Di base manipolo quando ho interesse a farlo. E l'interesse discende dal vantaggio che ne posso ricavare.

Con te è semplicemente dirti "la tua interpretazione della realtà vale per te. Se la usi come chiave interpretativa degli altri, di me in questo caso, ripeti solo te stessa. E dell'altro non hai la minima misura."

Fra l'altro trovo simpatico il tuo accenno alla verità.
Io ti dico che so quel che penso. E tu mi rispondi "ma non osare manipolarmi eh, non essere supponente. Io lo so meglio di te. E so anche quel che non esprimi". ;)

Tornando IT, anche questo post, in cui tenti di provocare cercando punti attraverso cui far saltare l'altro, mostri una modalità comunicativa che non apre spazi alternativi al conosciuto ma che, attraverso la svalutazione dell'altro, conferma te.

Permettimi di dirti però che questa modalità funziona solo quando l'altro è insicuro di quel che pensa o è in una posizione di "debito" nei tuoi confronti.

Può funzionare in una coppia dove l'ovvio è silenziato nel non detto per timore della non comprensione dell'altro e nell'interesse per la coppia stessa, ed è uno dei motivi per cui il ragazzino, invece di parlare con la morosa parla alla radio e dell'attrazione fa un segreto. Nascosto nell'ovvio che ovvio non è.

come dicevo, alcuni si rassegnano, altri tradiscono, altri ancora fan saltare il banco.

EDIT. se con arci mi riferivo all'interpretare la realtà secondo sè e non aprendo alla visione dell'altro, non era uno scherzo. E' quel che penso, come qui e altrove, ti ho pure riscritto.

Chiarisco, l'uso del cara mi ha fatto "balenare" il dubbio che tu ti senta offesa, l'intento non è offenderti.
Non vedo l'offesa nel dire a qualcuno "guarda che interpreti me a modo tuo e sei fuori strada. Così non puoi capire me".

Ma non ricordo lo scherzo con @Arcistufo (arci, tu ti ricordi?)
 
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