La solitudine quale unica causa del tradimento

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Hellseven

Utente di lunga data
Uomo + percezione di solitudine -> possibile tradimento

Uomo + vera solitudine -> no tradimento
Maestro,
potremmo iniziare a parlare senza più smettere di cio che é e di ciò che a noi APPARE essere partendo dall'alba del pensiero umano ....
E della soggettività di ogni cosa, anche la più oggettiva, e sarebbe interessante.
E della pari dignità dell'essere nella sua sostanza e nella prospettiva ....
Senza fretta, possiamo farlo, questo thread è sempre qui.
:):up:
 

Leda

utente Olimpi(c)a
Maestro,
potremmo iniziare a parlare senza più smettere di cio che é e di ciò che a noi APPARE essere partendo dall'alba del pensiero umano ....
E della soggettività di ogni cosa, anche la più oggettiva, e sarebbe interessante.
E della pari dignità dell'essere nella sua sostanza e nella prospettiva ....
Senza fretta, possiamo farlo, questo thread è sempre qui.
:):up:

Potrei sbagliarmi, eh, e nel caso Rabby mi bacchetterà, ma non penso mettesse in dubbio la correttezza della tua percezione di quella che chiami solitudine, quanto il fatto che se di solitudine vera si trattasse difficilmente avrebbe gli esiti che ha.

Provo a spiegarmi meglio: quello che a me arriva, così di pancia, dai tuoi scritti, è più il senso di una mancanza di senso che provi a vivere come vivi, unita ad una certa autoindulgenza, mista a fatalismo e tendenza a piangerti addosso invece che cercare soluzioni. Per soluzioni intendo soluzioni decenti, non due salti in un letto diverso.
 

Innominata

Utente che predica bene
Uomo + percezione di solitudine -> possibile tradimento

Uomo + vera solitudine -> no tradimento
Noi non capiamo o facciamo finta di non capire Rabarbaro, ma lui ci capisce assai.
la solitudine a cui si fa riferimento nel titolo non mi sembra in verita' solitudine, ma un penoso senso di insiddisfazione e di vuoto che fa sentire soli, ma poco ha a che fare con la solitudine. La solitudine puo' essere un destino, un mezzo per ricevere notizie da se', uno sguardo particolare sul mondo e anche nel mondo. Chi e' affetto da un cronico senso di vuoto devitalizzato cerca di vitalizzarsi con la ricerca di una relazione, chr pero' non risultera' mai quella che salvera' dalla smania plumbea e penosa, tant'e' vero che molto facilmente si torna a desiderare di tornare "soli" almeno il tempo che basta a cercarsi un'altra relazione dotata di potere anestizzante i morsi del vuoto devitalizzato. Chi ha per compagna la solitudine difficilmente mette in atto queste misure "terapeutiche", perche' conosce e si racconta altro e fa altri viaggi, e conta altre cifre.
 

JON

Utente di lunga data
Uomo + percezione di solitudine -> possibile tradimento

Uomo + vera solitudine -> no tradimento
Non è la prima volta che adduci alla solitudine quale stato di, non so come dirlo, appagamento.

In effetti la solitudine per scelta e ben diversa da quella subita. Quest'ultima percepita come uno stato di carenze è naturale che porti alla ricerca di qualcosa che le colmi.

Quando si sceglie la solitudine, invero ci si sente tutt'altro che soli. In quel caso la propria vita è piena ed appagante, ognuno per il suo.

Ma subire, come dici, una "percezione" di solitudine non può che portare alla ricerca di relazioni limitate alla superficie dei sentimenti. Forse perchè più semplice, forse perchè esclude, esimendo dall'affrontarle, le cause che generano quella stessa solitudine.

In ogni caso, per rispondere ad H7, credo che il senso di solitudine sia molto determinante nel tradimento. Ma non credo possa essere ritenuta l'unica causa.
 

JON

Utente di lunga data
Maestro,
potremmo iniziare a parlare senza più smettere di cio che é e di ciò che a noi APPARE essere partendo dall'alba del pensiero umano ....
E della soggettività di ogni cosa, anche la più oggettiva, e sarebbe interessante.
E della pari dignità dell'essere nella sua sostanza e nella prospettiva ....
Senza fretta, possiamo farlo, questo thread è sempre qui.
:):up:
Lo inviti a nozze. Prepara il vocabolario. :)
 

devastata

Utente di lunga data
Ok, tralasciando il testo iniziale che hai scritto posso risponderti su quello sopra.

Secondo te, chi, non ha solitudine dell'anima che esce a tratti e in certi periodi? HL:smile:, io non ho ben capito ancora il tuo messaggio, o perlomeno l'ho capito nella misura in cui tutti abbiamo solitudine dell'anima, la ritengo normalissima e la ritengo un bene proprio da curare e coccolare, è quella che a volte ci rende migliori e fa in modo di renderla meno solitudine esternandola e avvicinando all'altro/a che ci ama e che amiamo.

La solitudine dell'anima di cui parli può avere determinate caratteristiche che prendono spunto da fasi di vita in cui ci si ritrova e spesso inerenti anche all'età che si ha. Esternala, fai partecipe non soltanto a te stesso della solitudine, ma coltivala e discutila con la persona che ami.

:smile: Non sto a spiegarti tutto, ma voglio farti partecipe di una mia solitudine che in parte adesso è tenuta a bada. Ho 47, in attesa di un bambino e con altri due che crescono. Mi sento responsabile per loro, mi sento vecchio, mi rode l'anima a pensare loro senza di me e senza il mio aiuto. Non ho nessun tipo di malattia o una qualche cosa che non vada a livello fisico-medico, ( esiste la dicitura fisico-medico? :carneval: ) e spesso mi chiudo in pensieri tristi dove vorrei essere per loro sempre presente e aiutarli SEMPRE E PER SEMPRE, soprattutto per il nascituro che avrà in me un padre anziano e pronto per la dipartita,:D. Ho lottato con questa mia fisima, con questa mia riflessione e solitudine interna che mi rodeva, e ne ho parlato con mia moglie, mi sono sfogato prima con me stesso e dopo con lei. Rendere partecipe mia moglie di un qualcosa che mi sta dentro e che mi rendeva solo, mi ha aperto altre vie e mi ha fatto sentire meglio e....... mi ha fatto sentire quello che tutti sappiamo, "siamo degli esseri umani," esseri umani che abbiamo bisogno di rendere partecipi totalmente o quasi i nostri pensieri interiori.

Può essere che non esternare porti a sentirsi male e diventare una solitudine interna mal coltivata?[/QUOTE

Per il primo ploblema, mai come oggi ossessiona ogni genitore responsabile, sarebbe diverso in una società con buone prospettive per le giovani generazioni.


Riguardo al secondo neretto, temo di si, prima o poi in qualche modo esplodono i problemi.
 

Joey Blow

Escluso
Ok, tralasciando il testo iniziale che hai scritto posso risponderti su quello sopra.

Secondo te, chi, non ha solitudine dell'anima che esce a tratti e in certi periodi? HL:smile:, io non ho ben capito ancora il tuo messaggio, o perlomeno l'ho capito nella misura in cui tutti abbiamo solitudine dell'anima, la ritengo normalissima e la ritengo un bene proprio da curare e coccolare, è quella che a volte ci rende migliori e fa in modo di renderla meno solitudine esternandola e avvicinando all'altro/a che ci ama e che amiamo.

La solitudine dell'anima di cui parli può avere determinate caratteristiche che prendono spunto da fasi di vita in cui ci si ritrova e spesso inerenti anche all'età che si ha. Esternala, fai partecipe non soltanto a te stesso della solitudine, ma coltivala e discutila con la persona che ami.

:smile: Non sto a spiegarti tutto, ma voglio farti partecipe di una mia solitudine che in parte adesso è tenuta a bada. Ho 47, in attesa di un bambino e con altri due che crescono. Mi sento responsabile per loro, mi sento vecchio, mi rode l'anima a pensare loro senza di me e senza il mio aiuto. Non ho nessun tipo di malattia o una qualche cosa che non vada a livello fisico-medico, ( esiste la dicitura fisico-medico? :carneval: ) e spesso mi chiudo in pensieri tristi dove vorrei essere per loro sempre presente e aiutarli SEMPRE E PER SEMPRE, soprattutto per il nascituro che avrà in me un padre anziano e pronto per la dipartita,:D. Ho lottato con questa mia fisima, con questa mia riflessione e solitudine interna che mi rodeva, e ne ho parlato con mia moglie, mi sono sfogato prima con me stesso e dopo con lei. Rendere partecipe mia moglie di un qualcosa che mi sta dentro e che mi rendeva solo, mi ha aperto altre vie e mi ha fatto sentire meglio e....... mi ha fatto sentire quello che tutti sappiamo, "siamo degli esseri umani," esseri umani che abbiamo bisogno di rendere partecipi totalmente o quasi i nostri pensieri interiori.

Può essere che non esternare porti a sentirsi male e diventare una solitudine interna mal coltivata?[/QUOTE

Per il primo ploblema, mai come oggi ossessiona ogni genitore responsabile, sarebbe diverso in una società con buone prospettive per le giovani generazioni.


Riguardo al secondo neretto, temo di si, prima o poi in qualche modo esplodono i problemi.
Ma come fai a sputtanare sempre i quote?
 

Fantastica

Utente di lunga data
La solitudine è un bene troppo spesso misconosciuto, sia per la fretta colla quale si etichetta 1. un pavido senso di smarrimento con un nome troppo altisonante, sia per la confusione colla quale la geografia dei corpi, i quali possono pure essere lontani fra loro in modo del tutto innocuo, viene associata alla ben più potente2. dislocazione delle affettività.
La solitudine è un fine piuttosto che una causa di ulteriori tormenti, desideri, ambizioni e sfoghi.
Essa va perciò nel 3. novero delle modulazioni della felicità piuttosto che in quelle dell'afflizione e, tanto più è mitizzata come un'erinni urlante piuttosto che una musa del Parnaso, viene stravolta e mal manovrata, l'uno nel pensiero, l'altro nel diporto.
4.Il tradimento che non è schiavo di costrizioni esterne è sempre un atto di umiliazione, di prostrazione e di sudditanza alle candide voglie, le quali ben poco hanno a che spartire, da un lato, con il meraviglioso solipsismo a tutto tondo che è la vera essenza del solitorio e, dall'altro, con5. lo sforzo di astrazione e distillazione delle picevolezze e facilità momentanee che, in ultima istanza, sono le pietre miliari del lungo e piagoso sentiero che conduce a quel bene misconosciuto di cui si diceva poc'anzi.
6. Egli è un salvadanaio che non va mai rotto dalla mano dell'intelligente, l'accumulo delle privazioni, stilite prima ancora che esuli e anacoretiche più ancora che ascetiche, che s'inanellano tra la grossaggine diffusa e la frivolezza ostentata, con fierezza e ficcanza, per giungere al punto in cui la vanagloria diviene un sussurro al vento e la tracotanza una goccia di rugiada a mezzogiorno.

Se è vero che il simile si cura con il simile, allora è avventura7. del birbo dal seno riottoso ed malamente affollato cercare amplessi furtivi come medicamento, non certo del buon solingo.
La sintesi mirabile dell'autore è però gravemente lesiva delle sfumature e vorrei chairire e che mi fosse chairito laddove non comprendo appieno, essendo così rare le perle del pensiero in tale sede.

1. Chi tradisce per senso di solitudine scambia un bene maturo quale è la solitudine (immagino nel senso che pure io enunciai qui una volta, per cui siamo ciascuno essenzialmente e dignitosamente solo) con un banale e momentaneo senso di smarrimento, che anzitutto passa, secondariamente è segno di (7.) nostalgia del seno materno sottratto all'infante, che si vorrebbe moltiplicare e rigenerare per non mai guadagnare l'essere responsabilmente e felicemente soli, cioè in breve Uomini.
2. L'idea che la solitudine consista nella parcellizzazione dei corpi, per cui ci si sente soli magari soltanto perché la domenica pomeriggio uscendo per strada col proprio corpo disconnesso da un altro o più corpi, guardando le coppie e le famigliole a spasso si pensa che NON siano, loro no, soli. Idea idiota quan'altre mai. Grave invece è la dislocazione delle affettività. Si volesse penetrare al di sotto di tanti sorrisi accoppiati o raggruppati, si scorgerebbero solitudini abissali che chi ama la solitudine troverebbe e trova, di fatto, penose.
3. La solitudine obiettivamente perseguita, con calma, o anche non calma, forza, e lo insegnavano i latini così bene, è un bene inestimabile.
4. Le candide voglie, stranamente definite qui "candide" da chi altrove ne ha dato ributtanti descrizioni, sono quelle suggerite dagli ormoni, o anche qui dette "candide" perché si tratta magari del contatto fisico (ancora il seno della mamma perduta) avvolgente e stupefacente, un po' morfinico, che serve solo a...
5. perpetuare la sensazione di solitudine nel senso sbagliato del punto 1. poiché trattasi di escamotages tristi e umilianti, poiché effimeri e drogati. La solitudine, invece, è una virtù solida, paziente, posseduta con grazia, se amata.
6. Sospetto qui un errore. Non Egli, ma, suppongo, Esso (esso bene, cioè la solitudine nobile virtuosa), però NON HO CAPITO QUESTO PUNTO, in ogni caso. Suppongo solo che sia un ampliamento della descrizione del concetto di bella solitudine. La persona intelligente accumula privazioni, ma non sentendosi in esilio dal mondo rutilante e colorato là fuori, bensì stanto in cima alla colonna (come lo stilita) e dall'alto osservando la pazza umanità che s'affanna a riempire di senso che mai troverà (non ce n'è) fuori da sé; e anacoretiche privazioni, non ascetiche, perché l'ascesi è spesso una rinuncia dell'impotente, come ben diceva Nietzsche, piuttosto che il segno della forza del potente. Nessuna vanagloria, nessuna tracotanza ha chi ama la solitudine in sé. Non ne ha bisogno. Ma forse ho toppato. Però l'anacoreta invece dell'asceta mi ha procurato un orgasmo da romitaggio.:smile:
 

Hellseven

Utente di lunga data
Potrei sbagliarmi, eh, e nel caso Rabby mi bacchetterà, ma non penso mettesse in dubbio la correttezza della tua percezione di quella che chiami solitudine, quanto il fatto che se di solitudine vera si trattasse difficilmente avrebbe gli esiti che ha.

Provo a spiegarmi meglio: quello che a me arriva, così di pancia, dai tuoi scritti, è più il senso di una mancanza di senso che provi a vivere come vivi, unita ad una certa autoindulgenza, mista a fatalismo e tendenza a piangerti addosso invece che cercare soluzioni. Per soluzioni intendo soluzioni decenti, non due salti in un letto diverso.
Io non voglio due salti un letto diverso, io voglio essere amato.
 

Hellseven

Utente di lunga data
Non è la prima volta che adduci alla solitudine quale stato di, non so come dirlo, appagamento.

In effetti la solitudine per scelta e ben diversa da quella subita. Quest'ultima percepita come uno stato di carenze è naturale che porti alla ricerca di qualcosa che le colmi.

Quando si sceglie la solitudine, invero ci si sente tutt'altro che soli. In quel caso la propria vita è piena ed appagante, ognuno per il suo.

Ma subire, come dici, una "percezione" di solitudine non può che portare alla ricerca di relazioni limitate alla superficie dei sentimenti. Forse perchè più semplice, forse perchè esclude, esimendo dall'affrontarle, le cause che generano quella stessa solitudine.

In ogni caso, per rispondere ad H7, credo che il senso di solitudine sia molto determinante nel tradimento. Ma non credo possa essere ritenuta l'unica causa.
Quoto, nella misura in cui posso avere qualche certezza sulla cosa ..... che non ho.
 

Hellseven

Utente di lunga data
Ok, tralasciando il testo iniziale che hai scritto posso risponderti su quello sopra.

Secondo te, chi, non ha solitudine dell'anima che esce a tratti e in certi periodi? HL:smile:, io non ho ben capito ancora il tuo messaggio, o perlomeno l'ho capito nella misura in cui tutti abbiamo solitudine dell'anima, la ritengo normalissima e la ritengo un bene proprio da curare e coccolare, è quella che a volte ci rende migliori e fa in modo di renderla meno solitudine esternandola e avvicinando all'altro/a che ci ama e che amiamo.

La solitudine dell'anima di cui parli può avere determinate caratteristiche che prendono spunto da fasi di vita in cui ci si ritrova e spesso inerenti anche all'età che si ha. Esternala, fai partecipe non soltanto a te stesso della solitudine, ma coltivala e discutila con la persona che ami.

:smile: Non sto a spiegarti tutto, ma voglio farti partecipe di una mia solitudine che in parte adesso è tenuta a bada. Ho 47, in attesa di un bambino e con altri due che crescono. Mi sento responsabile per loro, mi sento vecchio, mi rode l'anima a pensare loro senza di me e senza il mio aiuto. Non ho nessun tipo di malattia o una qualche cosa che non vada a livello fisico-medico, ( esiste la dicitura fisico-medico? :carneval: ) e spesso mi chiudo in pensieri tristi dove vorrei essere per loro sempre presente e aiutarli SEMPRE E PER SEMPRE, soprattutto per il nascituro che avrà in me un padre anziano e pronto per la dipartita,:D. Ho lottato con questa mia fisima, con questa mia riflessione e solitudine interna che mi rodeva, e ne ho parlato con mia moglie, mi sono sfogato prima con me stesso e dopo con lei. Rendere partecipe mia moglie di un qualcosa che mi sta dentro e che mi rendeva solo, mi ha aperto altre vie e mi ha fatto sentire meglio e....... mi ha fatto sentire quello che tutti sappiamo, "siamo degli esseri umani," esseri umani che abbiamo bisogno di rendere partecipi totalmente o quasi i nostri pensieri interiori.

Può essere che non esternare porti a sentirsi male e diventare una solitudine interna mal coltivata?[/QUOTE

Per il primo ploblema, mai come oggi ossessiona ogni genitore responsabile, sarebbe diverso in una società con buone prospettive per le giovani generazioni.


Riguardo al secondo neretto, temo di si, prima o poi in qualche modo esplodono i problemi.
Non posso perché io non amo la persona che dovrei amare Se amore è anche desiderio ho smesso da tempo. Il mio modo di amarla è restarle almeno materialmente fedele pur non desiderandola più, ma comincia ad essere pesante .... Non perché tema di tradirla ma perché temo che forse avrei pur diritto di amare qualcuno di nuovo, cosa di cui ho un vago ricordo. Anche perché io vorrei amare, vorrei essere riamato dalla persona che potrei amare ma non finché dura questo stato di cose rispetto al quale non ho il coraggio, la voglia, la capacità ec ecc di cambaire.
Dunque non posso amare, non mi sento amato o peggio di sento amato da una persona che adoro ma non amo né desidero con sensi di colpa eneormi, non tradisco perché ci provo ma fallisco miseramente perché anche qui sono un incapace di passare dal bla bla bla ai fatto e l'unica volta che l'ho fatto stavo per perdere il lume della ragione .....
Dimmi un pò tu come sto messo ....
ps A tacere del senso di colpa verso mia moglie che invecchia accanto a me dietro le mie pippe mentali senza possibilità di ricostruirsi una vita eventualmente ....
Mi definirei un uomo di merda consapevole. Consapevole, ma sempre un uomo di merda, detto con franchezza, senza piangermi addosso con candida sincerità :smile:
 

Sbriciolata

Escluso
niente Leda...l'ho mollata e non ne vuole sapere...:mad::mad::mad:..precipitosa e ardita retromarcia mi ha salvato...:mrgreen::mrgreen::mrgreen:
oh oh mi è semblato di vedele una facocela.
Lotharone... mi raccomando. E sono seria.
 
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