Latino

Gaia

Utente di lunga data
Si ma il mio discorso non è sull'essere vincenti o umili o costanti o con talento o senza talento, bensì sull'essere utili. L'incompetenza non è utile a nessuno e senza studio sicuramente non si diventa competenti. Poi d'accordo con te che per eccellere occorrono altre skills
Non nasciamo per essere utili. Nasciamo per essere felici, per rendere felici altri. Siamo in ingranaggio in una macchina socialmente complessa.
Se si pensasse all’utilità chi nasce storpio si dovrebbe buttare dalla rupe.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Non nasciamo per essere utili. Nasciamo per essere felici, per rendere felici altri. Siamo in ingranaggio in una macchina socialmente complessa.
Se si pensasse all’utilità chi nasce storpio si dovrebbe buttare dalla rupe.
Ma che c'entra con lo sviluppare le proprie dotazioni di base? Hawking si sarebbe dovuto buttare giù dalla rupe? Per me ognuno deve avere il diritto e la possibilità di trovare il suo posto, ma non per un principio di bontà petalosa, bensì proprio perchè questo è utile alla società tutta.
 

Gaia

Utente di lunga data
Ma che c'entra con lo sviluppare le proprie dotazioni di base? Hawking si sarebbe dovuto buttare giù dalla rupe? Per me ognuno deve avere il diritto e la possibilità di trovare il suo posto, ma non per un principio di bontà petalosa, bensì proprio perchè questo è utile alla società tutta.
E ok, ma dissento sull’utilità dell’essere umano e sull’idea che l’essere umano debba essere utile.
L’utilità è un aggettivo per le cose.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
E ok, ma dissento sull’utilità dell’essere umano e sull’idea che l’essere umano debba essere utile.
L’utilità è un aggettivo per le cose.
Hai detto tu che "Nasciamo per essere felici, per rendere felici altri. ", non sarebbe quest'ultima una gran bella utilità?
 

Gaia

Utente di lunga data
Hai detto tu che "Nasciamo per essere felici, per rendere felici altri. ", non sarebbe quest'ultima una gran bella utilità?
No, non rendiamo felici come un iPhone. E no, non siamo utili perché rendiamo felici.
La nostra unica utilità nel circuito della vita può essere quella di essere talvolta prese e talaltra predatori (in senso metaforico) così come il leone per dire. Il leone però non ha in sé il concetto di felicità. Ne il concetto di poterla e doverla raggiungere.
L’essere umano invece è pieno di mille sfaccettature. E certo fa parte della macchina produttiva, ma non si riduce solo a questo.
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
No, non rendiamo felici come un iPhone. E no, non siamo utili perché rendiamo felici.
La nostra unica utilità nel circuito della vita può essere quella di essere talvolta prese e talaltra predatori (in senso metaforico) così come il leone per dire. Il leone però non ha in sé il concetto di felicità. Ne il concetto di poterla e doverla raggiungere.
L’essere umano invece è pieno di mille sfaccettature. E certo fa parte della macchina produttiva, ma non si riduce solo a questo.
Abraham Maslow (Piramide dei Bisogni): Il bisogno di realizzazione di sé si trova al vertice della piramide. L'utilità più alta dell'uomo è la piena espressione del proprio potenziale, che spesso non è di natura produttiva, ma creativa, morale o di supporto. “Ciò che un uomo può essere, deve esserlo.” L'utilità è l'adempimento di questa potenziale necessità interiore, che può manifestarsi come "rendere felici gli altri" o anche ad esempio come espressione artistica.
 

Arcistufo

Papero Talvolta Posseduto
Che il sistema scolastico, nonostante il lavoro sull'inclusività, vada riguardato, sono d'accordo. Sulla meritocrazia anche, ma c'è un ma.
Come si può parlare di meritocrazia se metti una retta di €10000 l'anno? Ci sono famiglie che hanno difficoltà a comprare i libri di testo o materiale scolastico. Si tornerebbe agli anni in cui i bambini crescevano per strada invece che andare a scuola.
3 ore di sport al giorno? Sicuramente lo sport è importante. Fin da piccoli fare un'attività sportiva, almeno una volta a settimana, fa benissimo. Soprattutto oggigiorno che i bambini ed i ragazzi passano troppo tempo davanti alla TV o un tablet.
Tre ore al giorno però sono esagerate.
Devono diventare tutte Paola Egonu o Michael Phelps?
Allora, tesoro: vado con ordine perché mi sembra non ci siamo capiti.

Non voglio la scuola per tutti. E men che meno i miei investitori.
Non mi interessa distribuire diplomi come volantini ai semafori.
Vogliamo una fabbrica di eccellenze.
Un posto dove, ricco o povero, se vali emergi, e se non vali affondi e ti levi di torno dalla vita di chi può davvero fare qualcosa.
È una questione di igiene. Mentale, prima di tutto.

Diecimila euro l’anno non sono niente.
Una cifra che fa impressione solo in Italia.
Ovunque la scuola non è pubblica, cioè il 70% degli 11 miliardi che siamo, esiste la contribuzione privata, aziendale, comunitaria.
Ci sono economie tipo il kaz dove diecimila euro li copre direttamente la società dove lavori, perché hanno capito che investire sul cervello dei figli è meno costoso che dover assumere idioti domani.

E i diecimila di chi può pagare coprono il venti per cento di borse di studio per chi non può. Nessuna scuola ha il 20% di posti riservati ai non abbienti.
Che poi è il vero correttivo morale: premiare la fame, la voglia, la scintilla.
Perché un ragazzo con la fame negli occhi vale più di uno con il portafogli pieno e la testa vuota. I miei investitori sono ricchi sfondati ma lo sanno meglio di me, italiano cresciuto come un principino

Le tre ore di sport al giorno?
Una ricreazione un po’ più intelligente.
Un’ora e mezza a prendere a schiaffi un pallone prima di pranzo, due ore di piscina la sera. E fanno pure il riposino.
E li restituisci alle famiglie lavati, stirati e sfiniti, come pacchi perfettamente piegati.
La civiltà è anche questo: arrivare a casa già stanco, così non rompi l’anima a nessuno.

E comunque sì, il mio esperimento di darwinismo scolastico si regge tutto sull’idea di fondo che la selezione non è una cattiveria: è un motore.
Se resti indietro, qualcun altro prenderà il tuo posto.
E l’unica risposta decente è correre. Sempre.

Dove ho fatto io elementari e medie io, all’ultimo della classe non davano il dolce. O se facevi casino a sbucciare la frutta col coltello e la forchetta. E io sono anche mancino per me è sempre stato un inferno.
C’era una pastarella in meno a tavola.
La guardavi andare via nel piatto del primo della lista e capivi subito in quale mondo vivevi.
Nessuno voleva essere quello senza dolce. Nessuno.
Era crudele? Manco tanto. Funzionava? Diavolo se funzionava.

E poi ci sono quelli che si nascondono dietro la frase “io non sono competitivo”.
Una scusa cucita addosso come un cappotto di seconda mano.
Una coperta storta sotto cui si rannicchia la resa.
Non li ho mai sopportati.
La non-competitività è un lusso che puoi permetterti solo quando qualcun altro ti regge sulle spalle.

La società è piramidale.
Lo è sempre stata.
Lo sarà sempre.
Perché dovremmo illuderli del contrario?
Perché dovremmo raccontare fiabe a chi, alla fine, dovrà comunque scoprire di essere nato per stare nel fondo della piramide, sotto il peso di chi sale?

Meglio dirlo subito.
Meglio preparare chi può salire.
Meglio lasciare spazio a chi corre.

Gli altri si sposteranno. O verranno spostati.
È sempre andata così.
E continuerà ad andare così, che ci piaccia o no.
 

Arcistufo

Papero Talvolta Posseduto
Da come l'hai messa giù sembra un meccanismo mediante il quale passano i pochi "migliori" e tutti gli altri ciccia. Se è così è un meccanismo perdente, se non è così e invece il tutto è escogitato affinché ognuno sviluppi al massimo la propria dotazione intellettiva di base, sono d'accordo
Il discorso è diverso. Una scuola privata a reddito alta non può far passare il messaggio che ti compri la promozione. Pagli tanto per farti il culo e le famiglie devono pagare tanto per sapere che invariabilmente a fine anno qualcuno verrà bocciato.
Abbiamo anche previsto la separazione delle carriere tra chi spiega e chi interroga per evitare simpatie leccaculismi e regali alla maestra.
Chi interroga i bambini si vede un giorno al mese e non sa come si chiamano
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Allora, tesoro: vado con ordine perché mi sembra non ci siamo capiti.

Non voglio la scuola per tutti. E men che meno i miei investitori.
Non mi interessa distribuire diplomi come volantini ai semafori.
Vogliamo una fabbrica di eccellenze.
Un posto dove, ricco o povero, se vali emergi, e se non vali affondi e ti levi di torno dalla vita di chi può davvero fare qualcosa.
È una questione di igiene. Mentale, prima di tutto.

Diecimila euro l’anno non sono niente.
Una cifra che fa impressione solo in Italia.
Ovunque la scuola non è pubblica, cioè il 70% degli 11 miliardi che siamo, esiste la contribuzione privata, aziendale, comunitaria.
Ci sono economie tipo il kaz dove diecimila euro li copre direttamente la società dove lavori, perché hanno capito che investire sul cervello dei figli è meno costoso che dover assumere idioti domani.

E i diecimila di chi può pagare coprono il venti per cento di borse di studio per chi non può. Nessuna scuola ha il 20% di posti riservati ai non abbienti.
Che poi è il vero correttivo morale: premiare la fame, la voglia, la scintilla.
Perché un ragazzo con la fame negli occhi vale più di uno con il portafogli pieno e la testa vuota. I miei investitori sono ricchi sfondati ma lo sanno meglio di me, italiano cresciuto come un principino

Le tre ore di sport al giorno?
Una ricreazione un po’ più intelligente.
Un’ora e mezza a prendere a schiaffi un pallone prima di pranzo, due ore di piscina la sera. E fanno pure il riposino.
E li restituisci alle famiglie lavati, stirati e sfiniti, come pacchi perfettamente piegati.
La civiltà è anche questo: arrivare a casa già stanco, così non rompi l’anima a nessuno.

E comunque sì, il mio esperimento di darwinismo scolastico si regge tutto sull’idea di fondo che la selezione non è una cattiveria: è un motore.
Se resti indietro, qualcun altro prenderà il tuo posto.
E l’unica risposta decente è correre. Sempre.

Dove ho fatto io elementari e medie io, all’ultimo della classe non davano il dolce. O se facevi casino a sbucciare la frutta col coltello e la forchetta. E io sono anche mancino per me è sempre stato un inferno.
C’era una pastarella in meno a tavola.
La guardavi andare via nel piatto del primo della lista e capivi subito in quale mondo vivevi.
Nessuno voleva essere quello senza dolce. Nessuno.
Era crudele? Manco tanto. Funzionava? Diavolo se funzionava.

E poi ci sono quelli che si nascondono dietro la frase “io non sono competitivo”.
Una scusa cucita addosso come un cappotto di seconda mano.
Una coperta storta sotto cui si rannicchia la resa.
Non li ho mai sopportati.
La non-competitività è un lusso che puoi permetterti solo quando qualcun altro ti regge sulle spalle.

La società è piramidale.
Lo è sempre stata.
Lo sarà sempre.
Perché dovremmo illuderli del contrario?
Perché dovremmo raccontare fiabe a chi, alla fine, dovrà comunque scoprire di essere nato per stare nel fondo della piramide, sotto il peso di chi sale?

Meglio dirlo subito.
Meglio preparare chi può salire.
Meglio lasciare spazio a chi corre.

Gli altri si sposteranno. O verranno spostati.
È sempre andata così.
E continuerà ad andare così, che ci piaccia o no.
Si ma se io ho bisogno di 10 magazzinieri uso carrello elevatore che sappiano leggere una lista di prelievo su un palmare, preparare ordini con cervello e caricare camion a manetta, con gente così non ci faccio nulla. E se non trovo i 10 magazzinieri, che possibilmente non rompano troppo il cazzo con manie di grandezza, chiudo
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Era "motivi" dettatore di Google infame
😆😆
grazie!

E riconcordo allora.


Servono strategie e strumenti adeguati per coltivare quella motivazione di cui parli.
E serve personale che non si improvvisi, formato non solo tecnicamente ma anche umanamente.

Occorre poi una distribuzione equa delle risorse e, soprattutto, delle competenze. Competenze vere, anche nella valutazione.

Ma a chi vengono date, di fatto, le risorse (qui e ora)? A chi fatica persino a permanere nell’ambiente scolastico.
Chi invece riesce a starci dentro, non mette in atto comportamenti pericolosi per sé o per gli altri, è sufficientemente autonomo e tutto sommato si arrangia, finisce per avere molte meno risorse a disposizione.

Gli studenti con BES ricevono strumenti compensativi – o meglio ancora, dispensativi – e tanti saluti: l’importante è che conseguano il cosiddetto “successo formativo”. Che, tradotto, significa fare il minimo necessario senza creare troppi problemi all’istituzione. Ancora più tradotto: poter dimostrare, in caso di ricorso al TAR, che è stato fatto tutto il possibile per evitare la bocciatura.
Il successo formativo diventa così un obiettivo al ribasso, costruito per permettere a tutti di raggiungerlo, ma svuotato di significato.

Eppure, come sottolinei, lavorare sul senso di autoefficacia e sulla motivazione – proprio con chi ha gli strumenti cognitivi per farlo – potrebbe davvero generare un cambiamento. Perché quando il pensiero divergente viene accompagnato e potenziato, fa davvero i botti.

Semplicemente però se la prospettiva è rivolta alla protezione di un sistema, come è, la direzione è conservativa e chi diverge viene normalizzato.
 

Arcistufo

Papero Talvolta Posseduto
Si ma se io ho bisogno di 10 magazzinieri uso carrello elevatore che sappiano leggere una lista di prelievo su un palmare, preparare ordini con cervello e caricare camion a manetta, con gente così non ci faccio nulla. E se non trovo i 10 magazzinieri, che possibilmente non rompano troppo il cazzo con manie di grandezza, chiudo
Problema che si risolve da solo col tempo tra 10 anni 10 magazzinieri non ti serviranno più ma ti serviranno persone in grado di programmare i robot magazzinieri che sarai costretto a comprare altrimenti chiudi baracca perché il concorrente esce al prezzo che è la metà del tuo.
Io sono obbligato a ragionare per ere altrimenti non potrei fare il lavoro che faccio. Tra 15 o 20 anni, quando i bambini usciti dalla scuola stiamo cercando di fare saranno pronti per il mondo del lavoro saranno uomini e donne che programmano macchine che lavorano non gente che lavora.
 

Arcistufo

Papero Talvolta Posseduto
😆😆
grazie!

E riconcordo allora.


Servono strategie e strumenti adeguati per coltivare quella motivazione di cui parli.
E serve personale che non si improvvisi, formato non solo tecnicamente ma anche umanamente.

Occorre poi una distribuzione equa delle risorse e, soprattutto, delle competenze. Competenze vere, anche nella valutazione.

Ma a chi vengono date, di fatto, le risorse (qui e ora)? A chi fatica persino a permanere nell’ambiente scolastico.
Chi invece riesce a starci dentro, non mette in atto comportamenti pericolosi per sé o per gli altri, è sufficientemente autonomo e tutto sommato si arrangia, finisce per avere molte meno risorse a disposizione.

Gli studenti con BES ricevono strumenti compensativi – o meglio ancora, dispensativi – e tanti saluti: l’importante è che conseguano il cosiddetto “successo formativo”. Che, tradotto, significa fare il minimo necessario senza creare troppi problemi all’istituzione. Ancora più tradotto: poter dimostrare, in caso di ricorso al TAR, che è stato fatto tutto il possibile per evitare la bocciatura.
Il successo formativo diventa così un obiettivo al ribasso, costruito per permettere a tutti di raggiungerlo, ma svuotato di significato.

Eppure, come sottolinei, lavorare sul senso di autoefficacia e sulla motivazione – proprio con chi ha gli strumenti cognitivi per farlo – potrebbe davvero generare un cambiamento. Perché quando il pensiero divergente viene accompagnato e potenziato, fa davvero i botti.

Semplicemente però se la prospettiva è rivolta alla protezione di un sistema, come è, la direzione è conservativa e chi diverge viene normalizzato.
E infatti Io me ne vado a proporre le mie intelligentissime idee ai pronipoti di Gengis Khan, e voi continuate a essere redarguiti da gente come Brunetta che siccome ha accumulato 30 anni di polvere la chiama professionalità :LOL:
 

ParmaLetale

Utente cornasubente per diritto divino
Problema che si risolve da solo col tempo tra 10 anni 10 magazzinieri non ti serviranno più ma ti serviranno persone in grado di programmare i robot magazzinieri che sarai costretto a comprare altrimenti chiudi baracca perché il concorrente esce al prezzo che è la metà del tuo.
Io sono obbligato a ragionare per ere altrimenti non potrei fare il lavoro che faccio. Tra 15 o 20 anni, quando i bambini usciti dalla scuola stiamo cercando di fare saranno pronti per il mondo del lavoro saranno uomini e donne che programmano macchine che lavorano non gente che lavora.
Resta che io ne ho bisogno adesso, non tra 10 anni, se no chiudo adesso, non fra 10 anni, ma comunque allora mi sfugge di cosa camperebbe la gente che non ha le qualità per essere al top del top, una volta che tutte le figure intermedie spariranno, e sempre che le macchine non decidano di autoprogrammarsi rendendo inutile anche l'umano top del top.
 
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