Questo grande paese ...

Stato
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Eh sì, gli italiani sono fancazzisti, gli inglesi sono presuntuosi, i tedeschi sono teste quadrate, poi? ah sì, gli americani sono imperialisti, e poi che altro? Ah sì, i cinesi sono schiavisti e gli indiani fanno la voce grossa perché si credono chissà chi...
Veneti razzisti...vicentini magnagati, veronesi tuti mati, trevisani radicioni, veneziani gran signori, padovani gran dottori, e con rovigo non m'intrigo....:mad::mad::mad::mad::mad:

Noi veneti paghiamo il canone rai...
E non abbiamo piacere che san remo venga interrotta dai soliti noti...:mad::mad::mad::mad::mad:

Vota veneto libero...:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
 

OcchiVerdi

Utente di lunga data
L'articolo 18 é merda, una distorsione del mercato assurda. Per aggirarlo le hanno inventate tutte, co.co.co, stagisti, interinali, tempo determinato finchè si può poi a casa, e poi se va bene ancora al lavoro. L'articolo 18 é una forma di adozione, tra legge e sindacati praticamente l'azienda si fa carico del lavoratore vita natural durante, anche se questo incrocia le braccia perchè lo champagne in mensa è servito a temperatura ambiente. Trasforma il mondo del lavoro in caste, lo stagista, il nero, il co.co.pro, l'interinale, il tempo determinato. Il modello da seguire è quello americano, sono stati i primi ad entrare in crisi e sono stati i primi ad uscirne, noi invece siamo ancora fermi. Non è ingessando il mercato che si crea dinamismo e meritocrazia.
Tramite la mamma di mia figlia vivo indirettamente la realtà del precariato ti posso garantire che levando l'articolo 18, in questo paese, diventeremmo tutti precari. Precari agli ordini dei padroni, la cui maggior parte sarebbero altri precari.
Persino ora, da dipendente ti posso garantire che arrivano i ricatti. Le pressioni. Pensa cosa sarebbe dopo...

Ed io lavoro in una azienda tedesca e subisco molte meno pressioni di altri che invece passano le notti in ufficio. Ho una amica che vive il modello americano, in italia. Non ha più una vita privata. In Italia non puoi applicare il modello americano.
Prima devi modificare la mentalità lavorativa.
Prima bisogna capire che il lavoratore è una risorsa e non un costo.
Prima bisogna insegnare alle nuove generazione che il lavoro è si importante ma si lavora per vivere e non si vive per lavorare. Imprenditori, impiegati e libero professionisti.
Prima c'è bisogno di pensare a lavorare che a non prendersi nessuna responsabilità.

Ma io sono per un equilibrio vitale, in tutto.

My 2 cents. Logicamente.

No, sono dipendente di una multinazionale con compiti di responsabilità e vedo spesso tanti che meriterebbero di essere spediti a casa a calci in culo. Tutti italiani. Gli stranieri invece si impegnano tantissimo e sono più spaesati dal fancazzismo dei colleghi che dalla lingua.
e su questo, purtroppo, non posso che darti ragione.

Dirigenti fancazzisti non ne conosco molti. Incompetenti invece tantissimi. Su questo sono perfettamente d'accordo con te.
Ad ognio modo la questione dell'articolo 18 andrebbe analizzata ben più in profondità. anche in questo caso ritengo che non si possa rivoluzionare il mercato del lavoro e demolire in toto l'articolo 18 se non c'è una cultura del lavoro ben diversa da quella attuale.
Negli Stati Uniti puoi cambiare anche 5 lavori in due anni. Prima fai il giardiniere, poi se piaci come persona e il titolo di studio adatto ti prendono a fare il programmatore. Poi te ne vai e ti prendono a fare il pubblicitario ecc. ecc..
C'è una cultura del lavoro ben diversa, dove le aziende investono in formazione e selezionano spesso in base alla persona e non all'esperienza accumulata.
Qui invece ti vogliono max 30 anni con 45 di esperienza e 7 lauree. Se non ci fosse l'articolo 18 il 90% dei cinquantenni sarebbe in strada e non troverebbe nessuno che li assuma. Sarebbe una tragedia sociale. Questo non vuol dire che sia un articolo giusto in questo contesto storico, ma con questa cultura del lavoro è uno scudo sociale.

Buscopann
D'ora in poi quando scrivi qualcosa firmala... Buscopann ed Occhiverdi. :mrgreen:
 
Ultima modifica:

Homer

Utente con ittero
Dirigenti fancazzisti non ne conosco molti. Incompetenti invece tantissimi. Su questo sono perfettamente d'accordo con te.
Ad ognio modo la questione dell'articolo 18 andrebbe analizzata ben più in profondità. anche in questo caso ritengo che non si possa rivoluzionare il mercato del lavoro e demolire in toto l'articolo 18 se non c'è una cultura del lavoro ben diversa da quella attuale.
Negli Stati Uniti puoi cambiare anche 5 lavori in due anni. Prima fai il giardiniere, poi se piaci come persona e il titolo di studio adatto ti prendono a fare il programmatore. Poi te ne vai e ti prendono a fare il pubblicitario ecc. ecc..
C'è una cultura del lavoro ben diversa, dove le aziende investono in formazione e selezionano spesso in base alla persona e non all'esperienza accumulata.
Qui invece ti vogliono max 30 anni con 45 di esperienza e 7 lauree. Se non ci fosse l'articolo 18 il 90% dei cinquantenni sarebbe in strada e non troverebbe nessuno che li assuma. Sarebbe una tragedia sociale. Questo non vuol dire che sia un articolo giusto in questo contesto storico, ma con questa cultura del lavoro è uno scudo sociale.

Buscopann

QUOTO :up:
 

Homer

Utente con ittero
Tramite la mamma di mia figlia vivo indirettamente la realtà del precariato ti posso garantire che levando l'articolo 18, in questo paese, diventeremmo tutti precari. Precari agli ordini dei padroni, la cui maggior parte sarebbero altri precari.
Persino ora, da dipendente ti posso garantire che arrivano i ricatti. Le pressioni. Pensa cosa sarebbe dopo...


Ed io lavoro in una azienda tedesca e subisco molte meno pressioni di altri che invece passano le notti in ufficio. Ho una amica che vive il modello americano, in italia. Non ha più una vita privata. In Italia non puoi applicare il modello americano.
Prima devi modificare la mentalità lavorativa.
Prima bisogna capire che il lavoratore è una risorsa e non un costo.
Prima bisogna insegnare alle nuove generazione che il lavoro è si importante ma si lavora per vivere e non si vive per lavorare. Imprenditori, impiegati e libero professionisti.
Prima c'è bisogno di pensare a lavorare che a non prendersi nessuna responsabilità.

Ma io sono per un equilibrio vitale, in tutto.

My 2 cents. Logicamente.



e su questo, purtroppo, non posso che darti ragione.



D'ora in poi quando scrivi qualcosa firmala... Buscopann ed Occhiverdi. :mrgreen:

Ovviamente da dipendente a tempo indeterminato quale sono, non posso che quotarti, e come già letto più su, il modello americano è impraticabile qui in Italia, non c'è la cultura, ne per le aziende ne per il lavoratore, del ricambio, del rivendersi con un altro lavoro. In Italia lo userebbero per tagliare solamente teste, considernado il contesto di crisi in cui stiamo vivendo
 
Ultima modifica:
Tramite la mamma di mia figlia vivo indirettamente la realtà del precariato ti posso garantire che levando l'articolo 18, in questo paese, diventeremmo tutti precari. Precari agli ordini dei padroni, la cui maggior parte sarebbero altri precari.
Persino ora, da dipendente ti posso garantire che arrivano i ricatti. Le pressioni. Pensa cosa sarebbe dopo...

Ed io lavoro in una azienda tedesca e subisco molte meno pressioni di altri che invece passano le notti in ufficio. Ho una amica che vive il modello americano, in italia. Non ha più una vita privata. In Italia non puoi applicare il modello americano.
Prima devi modificare la mentalità lavorativa.
Prima bisogna capire che il lavoratore è una risorsa e non un costo.
Prima bisogna insegnare alle nuove generazione che il lavoro è si importante ma si lavora per vivere e non si vive per lavorare. Imprenditori, impiegati e libero professionisti.
Prima c'è bisogno di pensare a lavorare che a non prendersi nessuna responsabilità.

Ma io sono per un equilibrio vitale, in tutto.

My 2 cents. Logicamente.



e su questo, purtroppo, non posso che darti ragione.



D'ora in poi quando scrivi qualcosa firmala... Buscopann ed Occhiverdi. :mrgreen:
Articolo 18, italia penisolabella...
Ah che bei tempi....

:carneval::carneval::carneval::carneval:
[video=youtube;H-LsfdAX7JE]http://www.youtube.com/watch?v=H-LsfdAX7JE[/video]
 
Buaaaa.a....Chiara Matraini dura minchia...AHAHAHAHHAAH...

[video=youtube;4d6ivhl6voU]http://www.youtube.com/watch?v=4d6ivhl6voU[/video]
 

Zod

Escluso
Tramite la mamma di mia figlia vivo indirettamente la realtà del precariato ti posso garantire che levando l'articolo 18, in questo paese, diventeremmo tutti precari. Precari agli ordini dei padroni, la cui maggior parte sarebbero altri precari.
Persino ora, da dipendente ti posso garantire che arrivano i ricatti. Le pressioni. Pensa cosa sarebbe dopo...
Se escludiamo i dipendenti pubblici, e gli ultra quarantenni nelle grandi aziende, il resto sono già tutti precari. L'articolo 18 non si applica sotto i 15 dipendenti (altro esempio di divisione in caste). Alla fine evitiamo uno scontro culturale con il passato per salvaguardare le certezze di un 10% di lavoratori. Dare certezze a tutti è contro la meritocrazia. Inutile fare riforme se non cambiano prima le teste.
 

Joey Blow

Escluso
Se escludiamo i dipendenti pubblici, e gli ultra quarantenni nelle grandi aziende, il resto sono già tutti precari. L'articolo 18 non si applica sotto i 15 dipendenti (altro esempio di divisione in caste). Alla fine evitiamo uno scontro culturale con il passato per salvaguardare le certezze di un 10% di lavoratori. Dare certezze a tutti è contro la meritocrazia. Inutile fare riforme se non cambiano prima le teste.
Zod ma che stracazzo vai cianciando, porco te. "Dare certezze a tutti è contro la meritocrazia" spero sia una boutade infelice per far ridere Brunilde (ma tanto non te la smolla, somaro).
 
Zod ma che stracazzo vai cianciando, porco te. "Dare certezze a tutti è contro la meritocrazia" spero sia una boutade infelice per far ridere Brunilde (ma tanto non te la smolla, somaro).

:rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
 

Zod

Escluso
Zod ma che stracazzo vai cianciando, porco te. "Dare certezze a tutti è contro la meritocrazia" spero sia una boutade infelice per far ridere Brunilde (ma tanto non te la smolla, somaro).


Con il termine troll, nel gergo di internet, e, in particolare, delle comunità virtuali, si indica una persona che interagisce con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi.[1][2][3]

Di norma l'obiettivo di un troll è far perdere la pazienza agli altri utenti, spingendoli a insultare e aggredire a loro volta (generando una flame war). Una tecnica comune del troll consiste nel prendere posizione in modo plateale, superficiale e arrogante su una questione vissuta come sensibile e già lungamente dibattuta dagli altri membri della comunità (per esempio una religion war). In altri casi, il troll interviene in modo apparentemente insensato o volutamente ingenuo, con lo scopo di irridere quegli utenti che, non capendone gli obiettivi, si sforzano di rispondere a tono ingenerando ulteriore discussione e senza giungere ad alcuna conclusione concreta.


Alcuni tipi di messaggi e attività associati all'azione del troll:
L'invio di messaggi intenzionalmente sgarbati, volgari, offensivi, aggressivi o irritanti.
L'invio di messaggi con contenuti senza senso, detto in gergo informatico flood (come: semplici lettere, emoticon, testi casuali)
L'invio di un numero di messaggi, anche se non particolarmente provocatori o insensati, tale da impedire il normale svolgimento delle discussioni.
L'invio di messaggi volutamente fuori tema (con frasi come: "come sviluppo la mia pagina web?", in un forum nel quale si parla di musica).
L'invio di messaggi contenenti errori portati avanti con finta convinzione (con frasi come: "Così è la vita è certamente il miglior film di Roberto Benigni, checché ne diciate!").
L'invio di messaggi a scopo di disinformazione e critica insensata.
Il perorare intenzionalmente e con tensione un'argomentazione basata su un errore difficile da dimostrare o su opinioni potenzialmente verosimili, facendosi seguire nella discussione dalla comunità.
Il pubblicare contenuti di disturbo come suoni, immagini o link a siti offensivi, sovente mimetizzandoli come innocui.
Lo svelare trame di film o libri senza avvertire.
Lo sbagliare deliberatamente e ripetutamente i nomi (di persone o cose) o regole grammaticali per irritare gli altri utenti.
L'attribuire a tanti l'opinione di uno, vittimizzandosi e non rispondendo nel merito, spingendo possibilmente altri utenti a prendere le proprie difese (con frasi come: "vi siete coalizzati contro di me").
Il ridicolizzare o denigrare ripetutamente gli interventi di un utente "concorrente".
Lo scrivere deliberatamente messaggi enfatici su un dato argomento divertendosi alla spalle di chi corrobora poi la propria fasulla tesi.
Il portare avanti tesi opposte a quelle dichiaratamente discusse nella comunità, con argomentazioni vaghe, imprecise e pretestuose, generando quindi flame (per esempio pubblicando teorie evoluzioniste in un forum di creazionisti o viceversa).


Secondo vari studi, sebbene comportamenti di disturbo siano riscontrabili anche nelle normali relazioni interpersonali, un ruolo chiave che spinge ad agire come troll nelle comunità virtuali è la sensazione di anonimato che molti utenti percepiscono durante la navigazione su internet.[9]
Poiché la definizione stessa di troll non è condivisa, cosa spinga un utente ad agire come tale è oggetto di dibattito. Alcune motivazioni:
Ricerca di attenzione: dominare la discussione incitando l'astio e dirottando efficacemente l'attenzione verso di sé.
Divertimento o satira: irridere chi si infervora seriamente e perde tempo per le parole volutamente provocatorie di un totale sconosciuto, provocando grandi discussioni con poca fatica.
Disagio personale: reazione a situazioni di disagio familiare, scolastico, finanziario o relazionale; per esempio combattendo sentimenti di inferiorità attraverso l'esperienza di controllare un ambiente.
Ragioni economiche: sfruttare la figura dei troll come mezzo di marketing per attrarre utenti e discussioni in una comunità o far parlare di sé.
Modificare l'opinione: ostentare opinioni estreme per fare in modo che le proprie vere opinioni, poi, sembrino moderate, e convincere quindi un gruppo di utenti a seguirle.
Combattere il conformismo: rompere la chiusura e il conformismo del gruppo agendo con una "terapia d'urto".
Attaccare un utente o un gruppo: agire personalmente contro un soggetto o gruppo di soggetti per ripicca, gelosia, non condivisione di idee o altra ragione.
Diminuire il rapporto segnale/rumore: diluire i messaggi informativi in un fiume di messaggi inutili, per far perdere interesse e utilità al gruppo o all'argomento discusso.
Verificare la robustezza di un sistema: violare le regole e i termini d'uso per controllare se e come gli amministratori/moderatori prendono contromisure.
Ricerca sociologica: studiare il fenomeno per ragioni di ricerca sociologico/scientifica.
 

Joey Blow

Escluso
Con il termine troll, nel gergo di internet, e, in particolare, delle comunità virtuali, si indica una persona che interagisce con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi.[1][2][3]

Di norma l'obiettivo di un troll è far perdere la pazienza agli altri utenti, spingendoli a insultare e aggredire a loro volta (generando una flame war). Una tecnica comune del troll consiste nel prendere posizione in modo plateale, superficiale e arrogante su una questione vissuta come sensibile e già lungamente dibattuta dagli altri membri della comunità (per esempio una religion war). In altri casi, il troll interviene in modo apparentemente insensato o volutamente ingenuo, con lo scopo di irridere quegli utenti che, non capendone gli obiettivi, si sforzano di rispondere a tono ingenerando ulteriore discussione e senza giungere ad alcuna conclusione concreta.


Alcuni tipi di messaggi e attività associati all'azione del troll:
L'invio di messaggi intenzionalmente sgarbati, volgari, offensivi, aggressivi o irritanti.
L'invio di messaggi con contenuti senza senso, detto in gergo informatico flood (come: semplici lettere, emoticon, testi casuali)
L'invio di un numero di messaggi, anche se non particolarmente provocatori o insensati, tale da impedire il normale svolgimento delle discussioni.
L'invio di messaggi volutamente fuori tema (con frasi come: "come sviluppo la mia pagina web?", in un forum nel quale si parla di musica).
L'invio di messaggi contenenti errori portati avanti con finta convinzione (con frasi come: "Così è la vita è certamente il miglior film di Roberto Benigni, checché ne diciate!").
L'invio di messaggi a scopo di disinformazione e critica insensata.
Il perorare intenzionalmente e con tensione un'argomentazione basata su un errore difficile da dimostrare o su opinioni potenzialmente verosimili, facendosi seguire nella discussione dalla comunità.
Il pubblicare contenuti di disturbo come suoni, immagini o link a siti offensivi, sovente mimetizzandoli come innocui.
Lo svelare trame di film o libri senza avvertire.
Lo sbagliare deliberatamente e ripetutamente i nomi (di persone o cose) o regole grammaticali per irritare gli altri utenti.
L'attribuire a tanti l'opinione di uno, vittimizzandosi e non rispondendo nel merito, spingendo possibilmente altri utenti a prendere le proprie difese (con frasi come: "vi siete coalizzati contro di me").
Il ridicolizzare o denigrare ripetutamente gli interventi di un utente "concorrente".
Lo scrivere deliberatamente messaggi enfatici su un dato argomento divertendosi alla spalle di chi corrobora poi la propria fasulla tesi.
Il portare avanti tesi opposte a quelle dichiaratamente discusse nella comunità, con argomentazioni vaghe, imprecise e pretestuose, generando quindi flame (per esempio pubblicando teorie evoluzioniste in un forum di creazionisti o viceversa).


Secondo vari studi, sebbene comportamenti di disturbo siano riscontrabili anche nelle normali relazioni interpersonali, un ruolo chiave che spinge ad agire come troll nelle comunità virtuali è la sensazione di anonimato che molti utenti percepiscono durante la navigazione su internet.[9]
Poiché la definizione stessa di troll non è condivisa, cosa spinga un utente ad agire come tale è oggetto di dibattito. Alcune motivazioni:
Ricerca di attenzione: dominare la discussione incitando l'astio e dirottando efficacemente l'attenzione verso di sé.
Divertimento o satira: irridere chi si infervora seriamente e perde tempo per le parole volutamente provocatorie di un totale sconosciuto, provocando grandi discussioni con poca fatica.
Disagio personale: reazione a situazioni di disagio familiare, scolastico, finanziario o relazionale; per esempio combattendo sentimenti di inferiorità attraverso l'esperienza di controllare un ambiente.
Ragioni economiche: sfruttare la figura dei troll come mezzo di marketing per attrarre utenti e discussioni in una comunità o far parlare di sé.
Modificare l'opinione: ostentare opinioni estreme per fare in modo che le proprie vere opinioni, poi, sembrino moderate, e convincere quindi un gruppo di utenti a seguirle.
Combattere il conformismo: rompere la chiusura e il conformismo del gruppo agendo con una "terapia d'urto".
Attaccare un utente o un gruppo: agire personalmente contro un soggetto o gruppo di soggetti per ripicca, gelosia, non condivisione di idee o altra ragione.
Diminuire il rapporto segnale/rumore: diluire i messaggi informativi in un fiume di messaggi inutili, per far perdere interesse e utilità al gruppo o all'argomento discusso.
Verificare la robustezza di un sistema: violare le regole e i termini d'uso per controllare se e come gli amministratori/moderatori prendono contromisure.
Ricerca sociologica: studiare il fenomeno per ragioni di ricerca sociologico/scientifica.
Beast Of Prey


War

Sounds of violence breaks the silence
Ripping the stillness apart
Sounds of thunder n force from the world under
The essence and joy of my heart

The messengers who chime death's bell
The panzers have come to blow god into hell

Die

Like Lillith's sons - the demonic ones
Storming through dust clouds to kill
All they seek - to kill the weak
The extent of bloodshed to the thrill

The black roaring panzers who bring pain and death
And through their barrels you will feel hells breath

Eyeballs rolling, bodies twisting, mouths are screaming as they burn
Shells exploding, steel is crushing, dooms bell tolling, death you yearn

All I want, All I need
Is to see my enemies bleed

Guns of annihilation, hell's celebration
Execution of god can begin
Set the world on fire so Christ can expire
This time the devil will win

Smell the scent of fear and pain
As we roll through the pile of ash
Antichrist is here to reign as we blow god's throne
With a crash

All I want, all I need
Is to kill the ones light saved

I spit in the face of god with my gun
Ablazing the ghost and run over his son
 
Beast Of Prey


War

Sounds of violence breaks the silence
Ripping the stillness apart
Sounds of thunder n force from the world under
The essence and joy of my heart

The messengers who chime death's bell
The panzers have come to blow god into hell

Die

Like Lillith's sons - the demonic ones
Storming through dust clouds to kill
All they seek - to kill the weak
The extent of bloodshed to the thrill

The black roaring panzers who bring pain and death
And through their barrels you will feel hells breath

Eyeballs rolling, bodies twisting, mouths are screaming as they burn
Shells exploding, steel is crushing, dooms bell tolling, death you yearn

All I want, All I need
Is to see my enemies bleed

Guns of annihilation, hell's celebration
Execution of god can begin
Set the world on fire so Christ can expire
This time the devil will win

Smell the scent of fear and pain
As we roll through the pile of ash
Antichrist is here to reign as we blow god's throne
With a crash

All I want, all I need
Is to kill the ones light saved

I spit in the face of god with my gun
Ablazing the ghost and run over his son

Ma la prima strofa é quasi uguale a Enjoy the silence
 

ToyGirl

Utente di lunga data
Con il termine troll, nel gergo di internet, e, in particolare, delle comunità virtuali, si indica una persona che interagisce con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi.[1][2][3]

Di norma l'obiettivo di un troll è far perdere la pazienza agli altri utenti, spingendoli a insultare e aggredire a loro volta (generando una flame war). Una tecnica comune del troll consiste nel prendere posizione in modo plateale, superficiale e arrogante su una questione vissuta come sensibile e già lungamente dibattuta dagli altri membri della comunità (per esempio una religion war). In altri casi, il troll interviene in modo apparentemente insensato o volutamente ingenuo, con lo scopo di irridere quegli utenti che, non capendone gli obiettivi, si sforzano di rispondere a tono ingenerando ulteriore discussione e senza giungere ad alcuna conclusione concreta.


Alcuni tipi di messaggi e attività associati all'azione del troll:
L'invio di messaggi intenzionalmente sgarbati, volgari, offensivi, aggressivi o irritanti.
L'invio di messaggi con contenuti senza senso, detto in gergo informatico flood (come: semplici lettere, emoticon, testi casuali)
L'invio di un numero di messaggi, anche se non particolarmente provocatori o insensati, tale da impedire il normale svolgimento delle discussioni.
L'invio di messaggi volutamente fuori tema (con frasi come: "come sviluppo la mia pagina web?", in un forum nel quale si parla di musica).
L'invio di messaggi contenenti errori portati avanti con finta convinzione (con frasi come: "Così è la vita è certamente il miglior film di Roberto Benigni, checché ne diciate!").
L'invio di messaggi a scopo di disinformazione e critica insensata.
Il perorare intenzionalmente e con tensione un'argomentazione basata su un errore difficile da dimostrare o su opinioni potenzialmente verosimili, facendosi seguire nella discussione dalla comunità.
Il pubblicare contenuti di disturbo come suoni, immagini o link a siti offensivi, sovente mimetizzandoli come innocui.
Lo svelare trame di film o libri senza avvertire.
Lo sbagliare deliberatamente e ripetutamente i nomi (di persone o cose) o regole grammaticali per irritare gli altri utenti.
L'attribuire a tanti l'opinione di uno, vittimizzandosi e non rispondendo nel merito, spingendo possibilmente altri utenti a prendere le proprie difese (con frasi come: "vi siete coalizzati contro di me").
Il ridicolizzare o denigrare ripetutamente gli interventi di un utente "concorrente".
Lo scrivere deliberatamente messaggi enfatici su un dato argomento divertendosi alla spalle di chi corrobora poi la propria fasulla tesi.
Il portare avanti tesi opposte a quelle dichiaratamente discusse nella comunità, con argomentazioni vaghe, imprecise e pretestuose, generando quindi flame (per esempio pubblicando teorie evoluzioniste in un forum di creazionisti o viceversa).


Secondo vari studi, sebbene comportamenti di disturbo siano riscontrabili anche nelle normali relazioni interpersonali, un ruolo chiave che spinge ad agire come troll nelle comunità virtuali è la sensazione di anonimato che molti utenti percepiscono durante la navigazione su internet.[9]
Poiché la definizione stessa di troll non è condivisa, cosa spinga un utente ad agire come tale è oggetto di dibattito. Alcune motivazioni:
Ricerca di attenzione: dominare la discussione incitando l'astio e dirottando efficacemente l'attenzione verso di sé.
Divertimento o satira: irridere chi si infervora seriamente e perde tempo per le parole volutamente provocatorie di un totale sconosciuto, provocando grandi discussioni con poca fatica.
Disagio personale: reazione a situazioni di disagio familiare, scolastico, finanziario o relazionale; per esempio combattendo sentimenti di inferiorità attraverso l'esperienza di controllare un ambiente.
Ragioni economiche: sfruttare la figura dei troll come mezzo di marketing per attrarre utenti e discussioni in una comunità o far parlare di sé.
Modificare l'opinione: ostentare opinioni estreme per fare in modo che le proprie vere opinioni, poi, sembrino moderate, e convincere quindi un gruppo di utenti a seguirle.
Combattere il conformismo: rompere la chiusura e il conformismo del gruppo agendo con una "terapia d'urto".
Attaccare un utente o un gruppo: agire personalmente contro un soggetto o gruppo di soggetti per ripicca, gelosia, non condivisione di idee o altra ragione.
Diminuire il rapporto segnale/rumore: diluire i messaggi informativi in un fiume di messaggi inutili, per far perdere interesse e utilità al gruppo o all'argomento discusso.
Verificare la robustezza di un sistema: violare le regole e i termini d'uso per controllare se e come gli amministratori/moderatori prendono contromisure.
Ricerca sociologica: studiare il fenomeno per ragioni di ricerca sociologico/scientifica.
Joey sarà pure un troll ma ha ragione a chiederti "che cavolo stai dicendo?"
;)

Lo Stato ha il DOVERE di dare alcune certezze a tutti i cittadini, come sancito dalla Costituzione.

Poi, che essa sia divenuta carta straccia perchè il popolo italiano è un popolo di pecoroni egoisti e stupidi, che ha sempre scelto male i propri rappresentanti, è un altro conto.
Questo non vuol dire perdere la speranza e dimenticare i propri diritti, arrivando anche solo a pensare una cosa del genere.

Hai detto bene, dovrebbe cambiare la testa dell'italiota medio.

Magari tutti avessero il senso di comunità piuttosto che pensare sempre e solo al proprio ombelico e fare la guerra a quei pochi che, BEN VENGA, ancora sono sotto l'art. 18.
 

ToyGirl

Utente di lunga data
Ah, parlo da persona che pur lavorando sempre bene, è stata spesso trattata da numero, come molti della mia generazione. E non solo.
Ho avuto un contratto decente per un anno.
Per il resto contratti a progetto pur essendo a tutti gli effetti una subordinata! E infatti a una di queste aziende farò causa.

Ma ripeto, non mi sognerei mai di attaccare chi è sotto l'art. 18.

Non sono dei privilegiati. Sono persone che meritano, come lo meriterebbero tantissime altre persone.
 

Zod

Escluso
Ah, parlo da persona che pur lavorando sempre bene, è stata spesso trattata da numero, come molti della mia generazione. E non solo.
Ho avuto un contratto decente per un anno.
Per il resto contratti a progetto pur essendo a tutti gli effetti una subordinata! E infatti a una di queste aziende farò causa.

Ma ripeto, non mi sognerei mai di attaccare chi è sotto l'art. 18.

Non sono dei privilegiati. Sono persone che meritano, come lo meriterebbero tantissime altre persone.
L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro, non sulla certezza che comunque ti comporti avrai sempre un lavoro. Il lavoro è un diritto, giusto, ma i diritti sono il rovescio dei doveri. Applicare l'articolo 18 equivale a garantire un diritto a prescindere dallo svolgere il proprio dovere, vanificando la meritocrazia. Le aziende non possono fare nulla contro un dipendente furbo. Ci sono tante persone a casa che darebbero l'anima per poter lavorare. Perché una azienda deve tenersi un dipendente scontento, che fomenta dissenso tra i colleghi, che si lamenta di tutto, che passa tre mesi l'anno a casa in malattia, che timbra il cartellino e poi si dibatte tra bagno, sigaretta e caffè? E non puoi licenziarlo, non solo, i sindacati lo difendono pure e lo nominano pure rappresentante. Io non dico che siano tutti così, ma in questo paese di finti furbi non bisogna dare simili possibilità a nessuno. In quale altro paese al mondo esiste l'articolo 18???
 

ToyGirl

Utente di lunga data
L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro, non sulla certezza che comunque ti comporti avrai sempre un lavoro. Il lavoro è un diritto, giusto, ma i diritti sono il rovescio dei doveri. Applicare l'articolo 18 equivale a garantire un diritto a prescindere dallo svolgere il proprio dovere, vanificando la meritocrazia. Le aziende non possono fare nulla contro un dipendente furbo. Ci sono tante persone a casa che darebbero l'anima per poter lavorare. Perché una azienda deve tenersi un dipendente scontento, che fomenta dissenso tra i colleghi, che si lamenta di tutto, che passa tre mesi l'anno a casa in malattia, che timbra il cartellino e poi si dibatte tra bagno, sigaretta e caffè? E non puoi licenziarlo, non solo, i sindacati lo difendono pure e lo nominano pure rappresentante. Io non dico che siano tutti così, ma in questo paese di finti furbi non bisogna dare simili possibilità a nessuno. In quale altro paese al mondo esiste l'articolo 18???
Ma cosa stai dicendo?

In base all'art. 18 l'azienza può licenziare il lavoratore per inadempimento dei suoi obblighi contrattuali e, in base alla riforma Fornero, adesso anche per motivi oggettivi, cioè ragioni che riguardano l'attività produttiva e l'organizzazione del lavoro. Quindi se l'azienda è in crisi, può mandare a casa chi vuole.

Lo sai che una nota società di revisione contabile ha mandato a casa parecchi dipendenti ultra-cinquantenni per assumere giovani che gli costano la metà? E sai cosa gli hanno detto a queste persone che erano lì da 20 anni?
Tu fammi causa. Io intanto non ti pago più. Altrimenti mi firmi le dimissioni e io ti garantisco due anni di stipendio senza che lavori.

Ecco le garanzie dell'art. 18.

Mi sa che vivi in un altro mondo. Ti invito a informarti maggiormente prima di spararle grosse come hai fatto.

I tre mesi di malattia, i privilegi di cui parli, sono forse di alcuni lavoratori pubblici. Ma perchè non sono soggetti all'art. 18 e hanno una normativa sicuramente più favorevole di quella dei lavoratori delle aziende private.

Allo stato attuale delle cose, le aziende fanno il cavolo che gli pare e nemmeno con l'art. 18 si è tutelati.
 
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