Tu perdoneresti un tradimento?

Stato
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Joey Blow

Escluso
E chi ha messo sullo stesso piano Italia e Maghreb?:confused: In particolare da un punto di vista legislativo...

io sostenevo esattamente quello che hai detto tu.
E cioè che la società (in senso lato) è violenta.
A prescindere dalle coordinate geografiche.

E sostengo che partire a priori, e proprio con un atteggiamento che esprime esattamente quello che si critica e cioè discriminazione e violenza, sia inutile e anche peggio. Oltre che confermante la violenza stessa.

E proprio perchè sono su un piano che ritengo diverso ma perfettibile, ma anche simile per la culla in cui si muovono le società, che penso che fin tanto che si riesce, si può discutere provando a spogliarsi dal pregiudizio.

Poi ecco...se mi arriva questo e mi dice che mi mettono in galera per proteggermi, mi conferma tutta una serie di cose. E mi spiace perchè dice di avere 22 anni. Quindi è futuro.

E in primis si conferma l'incomunicabilità, riguardo al riconoscimento di atteggiamenti e pensieri che riguardano la violenza. Che viene sempre riconosciuta soltanto come agito e non nelle sue premesse implicite.

incomunicabilità che però io trovo diffusa e non soltanto dipendente dalla provenienza geografica. (anche se sono d'accordo che i brodi culturali in cui si cresce facciano la differenza, e molto anche).

Ma non per questo smetto di sostenere che il fondo culturale non è lontanissimo. Cambiano le esplicitazioni e i permessi sociali. Che è tanto. Ma la sostanza al fondo resta. Nella consapevolezza dei singoli individui.

Che ripeto, il genio del "rispetto troppo" o l'altro che non mi ricordo chi fosse che la mini è un sì a priori, erano tutti di casa nostra eh. O l'altro che, siccome subisci violenza, diventi una specie di panda da proteggere e con cui non discutere di violenza.
E con loro ho trovato la stessa incomunicabilità.

Che sono tutti condizionamenti caserecci che riguardano la violenza.

Le leggi nascono da questi condizionamenti. Che gli si opponga o li sostenga.
A me pareva che fosse piu' un discorso del tipo "stiamo tutti male" piuttosto che "si sta meglio qui che li'". Il tuo dico. Anche perche' poi hai tirato fuori il discorso infilaggio coatto intendendo che certe robe accadono anche qui e buongiorno. Comunque sul secondo sono assolutamente d'accordo, sul primo per sommissimi capi e se ragioniamo sulla natura umana globalmente come specie.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Sì, in fondo dipende molto dagli individui, ma ancora di più dipende dalla cultura dove sono inseriti perchè penso che un conto sia parlare della nostra società, dove il cambiamento è stato sempre tumultuoso per un succedersi concatenato di eventi storici, un'altro conto è per esempio una società tribale e isolata dove il peso della tradizione soffoca spesso qualsiasi idea di emancipazione perchè non funzionale all'idea di "sopravvivenza" del nucleo sociale stesso.

Non a caso qualsiasi sopruso contro le donne viene sempre giustificato dal "bene della famiglia", dall"onore" etc.
cioè viene sempre giustificato come male minore.

E' un abominio, lo so'..............

Noi adesso gli strumenti effettivamente li abbiamo tutti, ma non sono certo siano estesi proprio a tutte le pieghe della nostra società.
E' che sono gli individui stessi a operare soprusi su se stessi in nome di un bene maggiore (che sia famiglia o dio...)

E le donne in particolare hanno una storia giovane rispetto agli uomini a questo riguardo. Al non farlo intendo.
Che una donna divorziata, anche soltanto ai tempi di mia madre, non se la passava benissimo. In termini economici e anche in termini di stigma sociale.
Ma io credo che anche gli uomini abbiano il loro bel carico da gestire.

Solo che raramente si riesce a condividere.

E non ne sono certa neanche io sai...

Anche perchè paradossalmente nella nostra società è sulle sfumature che si giocano i cambiamenti culturali. Che è assodato che picchiare una donna non si fa.

Però io ho guardato negli occhi più di una donna che, dopo averle prese dal proprio uomo, minimizzava. Toglieva valore al gesto. E ho sentito altre donne dire "eh, però lo provocava...se l'è cercata".

E a quel prenderle ci era arrivata mica di un botto. Ma con piccoli passetti quotidiani. Lenti. Ma inesorabili. E l'uomo con lei.

Che io rimango convinta che ci si possa aiutare in due a non arrivarci. Aiutandosi a far pace con quella parte violenta di cui si parlava prima.

Che la relazione vittima carnefice, per dire è circolare. E non si esiste uno senza l'altro.

Con questo non voglio essere fraintesa. Il mio intento non è cercare colpe. DA nessuna parte. non credo che serva cercare le colpe.

Credo che sia invece importante aprire una qualche forma di comunicazione fra individui. Che proprio in virtù dei condizionamenti di cui parlavi tu smettono di considerarsi pienamente individui e iniziano a considerarsi come "possedimenti" gli uni degli altri.

Che sono convinta del fatto che la violenza sia molto banale in sè.
Si cerca l'uomo nero. La particolarità.

Ma è invece ben diffusa in ognuno. E viviamo in una società che questo lo nega. E si scaglia CONTRO a priori. Quando io penso che più che scagliarsi contro (che è il paradosso del "ti affermo negandoti") sia forse più utile svelare. E nominare.

Fin dal più piccolo esordio.

Che arrivati ad un certo punto, poi non si torna più indietro.

Credo eh...ci sto sragionando su questa cosa:eek:
 
Ultima modifica:

drusilla

Drama Queen
Ma io non sto parlando solo delle madri eh. Che a quel livello la vedo come te.

Penso all'istituzione che si occupa di educazione in Italia, e cioè la scuola.

Dall'infanzia fino alla quinta elementare i ragazzini incontrano prevalentemente donne. Non saprei le percentuali, ma credo che la presenza femminile si aggiri intorno all'almeno 80% in quegli ordini di scuole.

Gli uomini iniziano a comparire un po' di più alle medie. E ancora un po' di più alle superiori.

All'università...vabbè...è già quasi tardi...all'università si sta già parlando di giovani uomini e giovani donne in formazione.

Ed è in quell'ambito che i ragazzini crescono.
Non lo so, non ci ho mai riflettuto molto sul ruolo dei maestri, un po più sul ruolo dei compagni. Ma mio figlio ha una maestra e un maestro, quest'ultimo più giovane di me. Odia mio figlio e lo ha penalizzato in ogni modo per cinque anni. Di tutte le altre maestre tra primaria e asilo solo una forse si era fissata su mio figlio in quel modo, ma è stata solo un anno. La delusione di mio figlio per questo maestro stronzo è più grande che per una maestra stronza, forse perché é maschio e ci sarebbe stata un'identificazione, se non fosse appunto così stronzo.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
A me pareva che fosse piu' un discorso del tipo "stiamo tutti male" piuttosto che "si sta meglio qui che li'". Il tuo dico. Anche perche' poi hai tirato fuori il discorso infilaggio coatto intendendo che certe robe accadono anche qui e buongiorno. Comunque sul secondo sono assolutamente d'accordo, sul primo per sommissimi capi e se ragioniamo sulla natura umana globalmente come specie.
No. io intendevo semplicemente, per dirla asciutta, che abbiamo poco da ridere.
Nel senso che ridere degli altri per sentirsi un po' più fighi quando anche qui, e non soltanto qui, non brilliamo certo per evoluzione...mi sembra inutile.

E che rifiutare a priori, individuando il male sempre esterno a noi, non porta a niente. In termini di miglioramento individuale e sociale.

E continua non piacermi questa ode alla non violenza quando per primi si usa una modalità violenta.
Anche dal punto di vista comunicativo.

Che, voglio dire, sono violenta? Sì. Posso esserlo e molto.
Mica che essere dalla parte giusta della barricata rende la mia violenza una violenza migliore dell'altra. Sempre violenza è.
E allora la nomino. Non mi nascondo. E la agisco. Consapevolmente però. Senza raccontarmela. E senza nascondermi dietro ad un dito.

Sull'infilaggio mi era partito l'embolo :eek:

Perchè per sommissimi capi? Cos'è che non ti torna?
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Non lo so, non ci ho mai riflettuto molto sul ruolo dei maestri, un po più sul ruolo dei compagni. Ma mio figlio ha una maestra e un maestro, quest'ultimo più giovane di me. Odia mio figlio e lo ha penalizzato in ogni modo per cinque anni. Di tutte le altre maestre tra primaria e asilo solo una forse si era fissata su mio figlio in quel modo, ma è stata solo un anno. La delusione di mio figlio per questo maestro stronzo è più grande che per una maestra stronza, forse perché é maschio e ci sarebbe stata un'identificazione, se non fosse appunto così stronzo.

Beh...se pensi che la maggior parte del loro tempo i ragazzini la passano a scuola. Quelli che hanno il tempo prolungato poi.

Direi che non è un'influenza da poco.

No?
 

drusilla

Drama Queen
Beh...se pensi che la maggior parte del loro tempo i ragazzini la passano a scuola. Quelli che hanno il tempo prolungato poi.

Direi che non è un'influenza da poco.

No?
Nel caso di mio figlio gli è servito per capire ingiustizie, potere usato male, invidia e arbitrarietà.... grazie alla figura di questo maestro sfigato e mai goduto [emoji12] [emoji12] [emoji12]
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Nel caso di mio figlio gli è servito per capire ingiustizie, potere usato male, invidia e arbitrarietà.... grazie alla figura di questo maestro sfigato e mai goduto [emoji12] [emoji12] [emoji12]
:rotfl::rotfl::rotfl:

Eh....però pensa a che modelli maschili possono girare per la scuola....spostalo su quelli femminili, che hanno anche loro le loro magagne...se poi allarghiamo ai modelli di riferimento che girano fra tv e rete...:singleeye:
 

drusilla

Drama Queen
:rotfl::rotfl::rotfl:

Eh....però pensa a che modelli maschili possono girare per la scuola....spostalo su quelli femminili, che hanno anche loro le loro magagne...se poi allarghiamo ai modelli di riferimento che girano fra tv e rete...:singleeye:
Nel caso di mio figlio allora niente modelli... piccolo inconformista cresce yeahhh. Ma ce l'ha nei geni, da parte mia [emoji2]. Per mia esperienza comunque sono più importanti in primaria le dinamiche tra compagni. Nella materna invece credo sia più importante, o equivalente, i maestri; beh le maestre. Penso per un bambino con tutti i due genitori presenti. In casi di bambini con equilibri diversi (penso a bambini senza un genitore) l'importanza di queste figure aumenta.
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Nel caso di mio figlio allora niente modelli... piccolo inconformista cresce yeahhh. Ma ce l'ha nei geni, da parte mia [emoji2]. Per mia esperienza comunque sono più importanti in primaria le dinamiche tra compagni. Nella materna invece credo sia più importante, o equivalente, i maestri; beh le maestre. Penso per un bambino con tutti i due genitori presenti. In casi di bambini con equilibri diversi (penso a bambini senza un genitore) l'importanza di queste figure aumenta.
Bene:up:

Sono importanti tutte le dinamiche. Alla primaria in particolare, dove in realtà avviene proprio l'inizio di emancipazione dai modelli adulti.

Che sono piccoletti e le loro piccole e grandi tragedie relazionali tendenzialmente vanno dalla maestra a cercare aiuto per risolverle o dirimerle.

E sono gli insegnanti a governare ancora fortemente le dinamiche di gruppo. Proprio perchè i cuccioletti dipendono ancora molto dalla conferma dell'adulto.

E anche perchè una classe, le dinamiche interne intendo, sono composte e co-costruite da tutti i presenti alla dinamica. Insegnanti compresi.

Alle medie forse possiamo iniziare a ragionare in altro modo. E neanche sempre. E non drasticamente comunque.

I messaggi che vengono veicolati all'interno della scuola, fra scuola e territorio e fra scuola e famiglia, in termini circolari, sono fondamentali nella crescita.

E questi messaggi, sono fondamentalmente veicolati da donne.

E così torniamo al punto iniziale.
Quando mi chiedevo come mai le donne siano così in difficoltà con gli uomini e viceversa.
 

Nicka

Capra Espiatrice
Qualcuno mi conferma che ho letto male il post iniziale?
 

drusilla

Drama Queen
Bene:up:

Sono importanti tutte le dinamiche. Alla primaria in particolare, dove in realtà avviene proprio l'inizio di emancipazione dai modelli adulti.

Che sono piccoletti e le loro piccole e grandi tragedie relazionali tendenzialmente vanno dalla maestra a cercare aiuto per risolverle o dirimerle.

E sono gli insegnanti a governare ancora fortemente le dinamiche di gruppo. Proprio perchè i cuccioletti dipendono ancora molto dalla conferma dell'adulto.

E anche perchè una classe, le dinamiche interne intendo, sono composte e co-costruite da tutti i presenti alla dinamica. Insegnanti compresi.

Alle medie forse possiamo iniziare a ragionare in altro modo. E neanche sempre. E non drasticamente comunque.

I messaggi che vengono veicolati all'interno della scuola, fra scuola e territorio e fra scuola e famiglia, in termini circolari, sono fondamentali nella crescita.

E questi messaggi, sono fondamentalmente veicolati da donne.

E così torniamo al punto iniziale.
Quando mi chiedevo come mai le donne siano così in difficoltà con gli uomini e viceversa.
Questo maestro ha una preferenza spiccata per le bimbe. Niente di sessuale, solo che i maschietti soprattutto "i vincenti" gli stanno sul cazzo. La maestra sua collega deve controbilanciare delle volte. Mio figlio sta imparando che i furbi i lecchini e le gattine morte ce la fanno... con gli sfigati[emoji12] [emoji12]
 

spleen

utente ?
E' che sono gli individui stessi a operare soprusi su se stessi in nome di un bene maggiore (che sia famiglia o dio...)

E le donne in particolare hanno una storia giovane rispetto agli uomini a questo riguardo. Che una donna divorziata, anche soltanto ai tempi di mia madre non se la passava benissimo. In termini economici e anche in termini di stigma sociale.
Ma io credo che anche gli uomini abbiano il loro bel carico da gestire.

Solo che raramente si riesce a condividere.

E non ne sono certa neanche io sai...

Anche perchè paradossalmente nella nostra società è sulle sfumature che si giocano i cambiamenti culturali. Che è assodato che picchiare una donna non si fa.

Però io ho guardato negli occhi più di una donna che, dopo averle prese dal proprio uomo, minimizzava. Toglieva valore al gesto. E ho sentito altre donne dire "eh, però lo provocava...se l'è cercata".

E a quel prenderle ci era arrivata mica di un botto. Ma con piccoli passetti quotidiani. Lenti. Ma inesorabili. E l'uomo con lei.

Che io rimango convinta che ci si possa aiutare in due a non arrivarci. Aiutandosi a far pace con quella parte violenta di cui si parlava prima.

Che la relazione vittima carnefice, per dire è circolare. E non si esiste uno senza l'altro.

Con questo non voglio essere fraintesa. Il mio intento non è cercare colpe. DA nessuna parte. non credo che serva cercare le colpe.

Credo che sia invece importante aprire una qualche forma di comunicazione fra individui. Che proprio in virtù dei condizionamenti di cui parlavi tu smettono di considerarsi pienamente individui e iniziano a considerarsi come "possedimenti" gli uni degli altri.

Che sono convinta del fatto che la violenza sia molto banale in sè.
Si cerca l'uomo nero. La particolarità.

Ma è invece ben diffusa in ognuno. E viviamo in una società che questo lo nega. E si scaglia CONTRO a priori. Quando io penso che più che scagliarsi contro (che è il paradosso del "ti affermo negandoti") sia forse più utile svelare. E nominare.

Fin dal più piccolo esordio.

Che arrivati ad un certo punto, poi non si torna più indietro.

Credo eh...ci sto sragionando su questa cosa:eek:
La nostra società non è tenera nè priva di violenza, come potrebbe dal momento che inesorabilmente è una componente fondamentale della natura umana? (Come giustamente dici).
Solo che per eredità filosofica e sovrapposizione e innesti culturali per fortuna lavora su questo problema, se non altro si interroga e si pone delle mete e stabilisce dei principi che altro non sono che la maturazione concreta di regole per stare insieme. Non è stato un percorso indolore, nè completo, nè compiuto, secondo me ed in questo vedo che siamo in sintonia. Quanto poi il super-ego di ciascuno faccia propri questi principi è argomento incerto.

Sì, anche gli uomini sono in balia di loro stessi e quando non raggiungono gli obiettivi (che altri in fondo hanno stabilito per loro) e che acriticamente hanno fatto propri, sono vittime della frustrazione più nera. Subiamo tutti, uomini e donne una pressione sociale, che ci vuole aderenti a stereotipi. Questa cosa attraversa trasversalmente tutte le compagini sociali e pensare sia solo appannaggio di una minoranza disagiata di disadattati è come ignorare il problema.
Le cronache sono piene di "bravi ragazzi" di buona famiglia che si trasformano in picchiatori o assassini.

Adesso ti racconto una cosa di cui mi vergogno molto. Ebbene sì anch'io ho dato un ceffone a mia moglie, è successo 10 anni fa', è stato in risposta ad un suo schiaffo, al quale ho reagito quasi d'istinto. Non voglio giustificarmi con ciò, è stato un grave errore e non si è mai più ripetuto, io non ho mai ad esempio nemmeno sfiorato i miei figli e ho sempre considerato inutili i sistemi coercitivi.
Mi sono a lungo interrogato su questo, e sai perchè mi è un po' più facile adesso sopportare questo ricordo? Perchè il giorno dopo ci siamo gettati piangendo nelle braccia l'uno del'altro perchè la comunicazione si era rimessa in moto e avevamo qualcosa da dirci di nuovo, raccontarci e consolarci di questa orribile cosa che ci era successa.

Sì, Ipazia, tornare indietro, per recuperare il nostro rapporto con l'altro, questo ci fà stare bene.


Mi sento un mostro.:eek:
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
La nostra società non è tenera nè priva di violenza, come potrebbe dal momento che inesorabilmente è una componente fondamentale della natura umana? (Come giustamente dici).
Solo che per eredità filosofica e sovrapposizione e innesti culturali per fortuna lavora su questo problema, se non altro si interroga e si pone delle mete e stabilisce dei principi che altro non sono che la maturazione concreta di regole per stare insieme. Non è stato un percorso indolore, nè completo, nè compiuto, secondo me ed in questo vedo che siamo in sintonia. Quanto poi il super-ego di ciascuno faccia propri questi principi è argomento incerto.

Sì, anche gli uomini sono in balia di loro stessi e quando non raggiungono gli obiettivi (che altri in fondo hanno stabilito per loro) e che acriticamente hanno fatto propri, sono vittime della frustrazione più nera. Subiamo tutti, uomini e donne una pressione sociale, che ci vuole aderenti a stereotipi. Questa cosa attraversa trasversalmente tutte le compagini sociali e pensare sia solo appannaggio di una minoranza disagiata di disadattati è come ignorare il problema.
Le cronache sono piene di "bravi ragazzi" di buona famiglia che si trasformano in picchiatori o assassini.

Adesso ti racconto una cosa di cui mi vergogno molto. Ebbene sì anch'io ho dato un ceffone a mia moglie, è successo 10 anni fa', è stato in risposta ad un suo schiaffo, al quale ho reagito quasi d'istinto. Non voglio giustificarmi con ciò, è stato un grave errore e non si è mai più ripetuto, io non ho mai ad esempio nemmeno sfiorato i miei figli e ho sempre considerato inutili i sistemi coercitivi.
Mi sono a lungo interrogato su questo, e sai perchè mi è un po' più facile adesso sopportare questo ricordo? Perchè il giorno dopo ci siamo gettati piangendo nelle braccia l'uno del'altro perchè la comunicazione si era rimessa in moto e avevamo qualcosa da dirci di nuovo, raccontarci e consolarci di questa orribile cosa che ci era successa.

Sì, Ipazia, tornare indietro, per recuperare il nostro rapporto con l'altro, questo ci fà stare bene.


Mi sento un mostro.:eek:
Sai Spleen..io non la voglio eliminare la Violenza. Non è Violenza in sè che mi fa partire l'embolo.

Credo anzi che sia una componente fondante il nostro essere. Non saremmo quello che siamo senza Violenza.

Io di certo non sarei quella che sono, senza Violenza. Nel bene e nel male.

E Lei, è una parte imprescindibile di me. A cui sono anche affezionata. E di cui mi fido. Sempre di più.

E' il percorso per arrivarci a fidarmi di Lei. Averla come alleata e non come aguzzina, e ancora non lo è. Alleata intendo. Ad essere liberatorio nel suo svolgersi.

Che quando la subisci, che sia esterna o interna poco conta alla fine dei conti, è accompagnata da questo senso di vergogna e negazione.
Quel dire "sono un mostro" e arrossire.

Che negare quel "mostro", vergognarsene, è negare l'essenza di quello che si è. E' rompersi in un qualche modo.
E rimanere ad occhi sbarrati a cercare di ri-riconoscersi quando esce comunque, inatteso e inaspettato.
Perchè per quanto si possa provare a tenerlo rinchiuso con i vari orpelli filosofici e spirituali, è lì.

Non saperlo riconoscere quando risale, trovo sia quanto di più pericoloso possa concedersi un essere umano. Che porta a estremi di violenza e di incapacità di difendersi.


Quella frangia isolata, in cui rinchiudere il male, come se così facendo non potesse più toccare nessun altro e in nessun posto, è qualcosa su cui mi arrovello da un sacco di anni. E ci sono stata in quei posti. E non ho trovato molto di diverso da me. Visto da vicino.

Ed è per questo che continuo a battere sul nominare. Sul dire il nome. Sul non lasciare che strisci silenziosa dietro il cervello.

Che siamo tutti "bravi ragazzi e brave ragazze", ma non siamo soltanto quello. Io non credo di poter essere riassunta in una definizione. E me ne sono data e lasciata dare tante.

Non credo sia sufficiente mettere tutto in un posto, il posto dei "non bravi", dei "mostri" per essere esentati da quello che siamo.

Probabilmente una delle funzioni degli stereotipi sociali a cui affidarsi, la poltrona calda di cui parlava Eratò è proprio quella di definire dei confini certi. Orientanti e rassicuranti.

Per rimanere nelle categorie di giusto/sbagliato; normale/anormale-strano.

E non penso sia una funzione totalmente negativa. Servono anche gli stereotipi e anche i riti.

E' rimanerci invischiati dentro, come se potessero riassumere un'essenza che si stende anche in quei territori in cui si va a mettere l'altro, lo "straniero" da me, il "mostro", che diventa pericoloso. Dal mio punto di vista.

Perchè si prende qualcosa che è anche dentro, lo si mette fuori, convinti che in quel modo lo si possa vedere meglio.
E invece è un gioco di specchi. Incrinati.

Perchè sono d'accordo, che riassumersi dentro uno stereotipo, un'identità preconfezionata è un sopruso che ci si fa. E che provoca frustrazione nera.
E la frustrazione nera è una ferita. Di quelle esplosive ed imprevedibili.

Parlare. Dire. Nominare. Non tanto di quello che è fuori quanto di quello che è dentro.
Io penso sia forse l'unico modo per non uscire da una gabbia per finire dentro ad un altra. O almeno ricordarsi di avere la chiave in mano.

E probabilmente è anche l'unico modo per riattivare una comunicazione che mi sembra proprio interrotta. E non soltanto fra uomini e donne. Ma fra individui proprio.

Che quell'abbraccio di consolazione di cui hai parlato...è anche un abbraccio di pace. Giusto? :eek:
 

spleen

utente ?
Sai Spleen..io non la voglio eliminare la Violenza. Non è Violenza in sè che mi fa partire l'embolo.

Credo anzi che sia una componente fondante il nostro essere. Non saremmo quello che siamo senza Violenza.

Io di certo non sarei quella che sono, senza Violenza. Nel bene e nel male.

E Lei, è una parte imprescindibile di me. A cui sono anche affezionata. E di cui mi fido. Sempre di più.

E' il percorso per arrivarci a fidarmi di Lei. Averla come alleata e non come aguzzina, e ancora non lo è. Alleata intendo. Ad essere liberatorio nel suo svolgersi.

Che quando la subisci, che sia esterna o interna poco conta alla fine dei conti, è accompagnata da questo senso di vergogna e negazione.
Quel dire "sono un mostro" e arrossire.

Che negare quel "mostro", vergognarsene, è negare l'essenza di quello che si è. E' rompersi in un qualche modo.
E rimanere ad occhi sbarrati a cercare di ri-riconoscersi quando esce comunque, inatteso e inaspettato.
Perchè per quanto si possa provare a tenerlo rinchiuso con i vari orpelli filosofici e spirituali, è lì.


Non saperlo riconoscere quando risale, trovo sia quanto di più pericoloso possa concedersi un essere umano. Che porta a estremi di violenza e di incapacità di difendersi.


Quella frangia isolata, in cui rinchiudere il male, come se così facendo non potesse più toccare nessun altro e in nessun posto, è qualcosa su cui mi arrovello da un sacco di anni. E ci sono stata in quei posti. E non ho trovato molto di diverso da me. Visto da vicino.

Ed è per questo che continuo a battere sul nominare. Sul dire il nome. Sul non lasciare che strisci silenziosa dietro il cervello.

Che siamo tutti "bravi ragazzi e brave ragazze", ma non siamo soltanto quello. Io non credo di poter essere riassunta in una definizione. E me ne sono data e lasciata dare tante.

Non credo sia sufficiente mettere tutto in un posto, il posto dei "non bravi", dei "mostri" per essere esentati da quello che siamo.

Probabilmente una delle funzioni degli stereotipi sociali a cui affidarsi, la poltrona calda di cui parlava Eratò è proprio quella di definire dei confini certi. Orientanti e rassicuranti.

Per rimanere nelle categorie di giusto/sbagliato; normale/anormale-strano.

E non penso sia una funzione totalmente negativa. Servono anche gli stereotipi e anche i riti.

E' rimanerci invischiati dentro, come se potessero riassumere un'essenza che si stende anche in quei territori in cui si va a mettere l'altro, lo "straniero" da me, il "mostro", che diventa pericoloso. Dal mio punto di vista.

Perchè si prende qualcosa che è anche dentro, lo si mette fuori, convinti che in quel modo lo si possa vedere meglio.
E invece è un gioco di specchi. Incrinati.

Perchè sono d'accordo, che riassumersi dentro uno stereotipo, un'identità preconfezionata è un sopruso che ci si fa. E che provoca frustrazione nera.
E la frustrazione nera è una ferita. Di quelle esplosive ed imprevedibili.

Parlare. Dire. Nominare. Non tanto di quello che è fuori quanto di quello che è dentro.
Io penso sia forse l'unico modo per non uscire da una gabbia per finire dentro ad un altra. O almeno ricordarsi di avere la chiave in mano.

E probabilmente è anche l'unico modo per riattivare una comunicazione che mi sembra proprio interrotta. E non soltanto fra uomini e donne. Ma fra individui proprio.

Che quell'abbraccio di consolazione di cui hai parlato...è anche un abbraccio di pace. Giusto? :eek:
C'era un pizzico di ironia in quel mio "Mi sento un mostro" .
Comunque per il neretto no, non credo, nel mio caso è come dire: Io so' essere meglio di così. Io sono meglio di così. E' riconoscere il mostro con cui convivo, accettarlo (bada bene accettarlo come componente del sè) ma saperlo rinchiudere in quella gabbia che serve per guardarlo, esaminarlo.
Io ho sempre avuto un carattere difficile, dall' infanzia e controllare le mie pulsioni mi è costato e mi costa ancor oggi fatica. Non perchè io voglia "reprimere" una parte di me stesso ma perchè voglio "riconoscermi" in quella parte che mi consente di vivere meglio, di amare e di essere amato, di questo io ho realmente bisogno. Io credo al concetto di miglioramento delle persone sai? E constato che questo non avviene in tutti, sempre, avviene solo quando ci si sforza di comprendere fino in fondo se stessi, - Il "conosci te stesso" - Questo ci consente in fondo di non serbare rancore per noi e nemmeno per gli altri, a me succede così, ho potuto persino "aprire la gabbia", dopo un poco.
Quasi mai quando si accetta pedissequamente quelo che si è, senza fare una grinza, crogiolandosi nel proprio essere senza mai un sè, senza mai un ma, è la strada più breve per l'egoismo più spinto, che ci giustifica in tutto, che ci consente tutto, dove gli altri diventano solo uno sfondo. Non ci facciamo bene a dirci sempre sì, perchè poi dentro di noi tutto si appiattisce, tutto diventa uguale al suo contrario.
E non è del tutto vero che quel mostro che dorme non possa essere controllato, anche nei frangenti più disastrosi, ne ho avuto la prova su me stesso, (Che sia stato solo fortunato)?
La vergogna talvolta credo sia un sentimento sano, come la rabbia, magari certi personaggi che tutti conosciamo provassero a volte un po' di vergogna. E' figlia dell'errore e tutti sbagliamo, è solo l'uso che ne facciamo che può esserci utile o meno, almeno provarci ad utilizzarla per noi stessi, forse ne vale la pena.

Sì, è un abbraccio di pace. Questo e mille altri, in tanti anni, perchè ancora ci dormiamo accanto.

Scusa se parlo tanto di me stesso, è che talvolta non trovo le parole giuste per esprimere quello che sento e ricorro al mio vissuto per fare esempi.
 
Ultima modifica:

Joey Blow

Escluso
No. io intendevo semplicemente, per dirla asciutta, che abbiamo poco da ridere.
Nel senso che ridere degli altri per sentirsi un po' più fighi quando anche qui, e non soltanto qui, non brilliamo certo per evoluzione...mi sembra inutile.

E che rifiutare a priori, individuando il male sempre esterno a noi, non porta a niente. In termini di miglioramento individuale e sociale.

E continua non piacermi questa ode alla non violenza quando per primi si usa una modalità violenta.
Anche dal punto di vista comunicativo.

Che, voglio dire, sono violenta? Sì. Posso esserlo e molto.
Mica che essere dalla parte giusta della barricata rende la mia violenza una violenza migliore dell'altra. Sempre violenza è.
E allora la nomino. Non mi nascondo. E la agisco. Consapevolmente però. Senza raccontarmela. E senza nascondermi dietro ad un dito.

Sull'infilaggio mi era partito l'embolo :eek:

Perchè per sommissimi capi? Cos'è che non ti torna?
Ma perchè abbiamo poco da ridere? Lo vedi che torni a bomba è che il concetto di evoluzione per te sarebbe un mondo scevro da ogni violenza e, per forza di cose, utopico? Non è che noialtri ci facciamo "forti" o "fighi" rispetto a questi poveri Cristi del Maghreb, è che, obiettivamente parlando, siamo messi meglio. E non c'è proprio un cazzo da contestare in merito, salvo una qualche utopia dove al mondo non esiste violenza, non esistono carnivori, viviamo tutti in pace e prosperità, saggi ed appagati fino a mille anni. Sai che palle.
 

free

Escluso
Vero. Parlo anch'io di uomini e donne eh. Forme diverse di violenza. Ma pur sempre di cultura violenta si tratta.

E io con te. Pur rimarcando che quella capacità non giunge da eoni eh...

La violenza è cultura dal momento in cui sostiene se stessa nelle trame sociali. E più è implicita più io la trovo pericolosa.

Tanto che, come giustamente citavi tu, basta guardare alcuni episodi della polizia americana, no?...

Uso violenza perchè sono dalla parte giusta.
E' Questo che intendo. In quei casi è particolarmente evidente.

E lo faccio indossando una divisa di stato.

Forse è come dici tu...le armi saranno fallate???:sonar:
ma appunto per es. confrontando la polizia USA con la nostra, dove vedi una cultura di violenza in Italia?
a parte che per es. in alcuni Paesi europei c'è da avere paura della polizia, da noi invece, nonostante ti posso assicurare che la maggior parte delle forze dell'ordine non veda di buon occhio gli extracomunitari (perchè ne hanno spesso a che fare per lavoro), non succede mica che operino questi fermi col morto un giorno sì e l'altro pure...invece negli Usa la polizia ha a che fare con una popolazione più "facilmente" armata e molto divisa per etnie, ed ecco i risultati che vediamo (e infatti in alcuni Paesi Usa c'è ancora la pena di morte...)
osti se noi abbiamo la cultura della violenza, questi americani che hanno??
 

free

Escluso
Ma perchè abbiamo poco da ridere? Lo vedi che torni a bomba è che il concetto di evoluzione per te sarebbe un mondo scevro da ogni violenza e, per forza di cose, utopico? Non è che noialtri ci facciamo "forti" o "fighi" rispetto a questi poveri Cristi del Maghreb, è che, obiettivamente parlando, siamo messi meglio. E non c'è proprio un cazzo da contestare in merito, salvo una qualche utopia dove al mondo non esiste violenza, non esistono carnivori, viviamo tutti in pace e prosperità, saggi ed appagati fino a mille anni. Sai che palle.
quoto, siamo DIVERSI, e non più fighi

poi io mi riferivo al ridere in faccia a certe farneticazioni in linea generale tipo traditori in galera, non ho la pazienza di spiegare (ma cosa??), mio limite (anche se penso che se tutti ridessero, chi dice boiate dovrebbe farsela qualche domanda sul perchè...), invece non rido affatto di fronte al caso singolo di violenza, ovviamente
 

oscuro

Utente di lunga data
Si

ma appunto per es. confrontando la polizia USA con la nostra, dove vedi una cultura di violenza in Italia?
a parte che per es. in alcuni Paesi europei c'è da avere paura della polizia, da noi invece, nonostante ti posso assicurare che la maggior parte delle forze dell'ordine non veda di buon occhio gli extracomunitari (perchè ne hanno spesso a che fare per lavoro), non succede mica che operino questi fermi col morto un giorno sì e l'altro pure...invece negli Usa la polizia ha a che fare con una popolazione più "facilmente" armata e molto divisa per etnie, ed ecco i risultati che vediamo (e infatti in alcuni Paesi Usa c'è ancora la pena di morte...)
osti se noi abbiamo la cultura della violenza, questi americani che hanno??
Gli americani hanno semplicemente RISPETTO pel le loro forze dell'ordine.PUNTO.Nulla di più e nulla di meno.
 

Sbriciolata

Escluso
ma appunto per es. confrontando la polizia USA con la nostra, dove vedi una cultura di violenza in Italia?
a parte che per es. in alcuni Paesi europei c'è da avere paura della polizia, da noi invece, nonostante ti posso assicurare che la maggior parte delle forze dell'ordine non veda di buon occhio gli extracomunitari (perchè ne hanno spesso a che fare per lavoro), non succede mica che operino questi fermi col morto un giorno sì e l'altro pure...invece negli Usa la polizia ha a che fare con una popolazione più "facilmente" armata e molto divisa per etnie, ed ecco i risultati che vediamo (e infatti in alcuni Paesi Usa c'è ancora la pena di morte...)
osti se noi abbiamo la cultura della violenza, questi americani che hanno??
Free, non puoi fare una comparazione numerica, ma la devi fare statistica.
Quello che voglio dire è che di casi di abuso ce ne sono pure da noi, non so se statisticamente, essendo un Paese piccolissimo in confronto all'america, stiamo messi peggio o meglio.
Una cosa so: in america i poliziotti sono identificabili, hanno ben visibile la loro matricola, almeno.
Quella che puoi, in caso di abuso, denunciare.
In Italia no, e questa è una vergogna.
Dovremmo avere anche le telecamere su ogni macchina di pattuglia.
Perchè purtroppo, in mezzo a tanta gente che dovremmo ringraziare ogni giorno davvero per l'impegno che mette nel suo lavoro che spesso va oltre a quello richiesto, qualcuno che vede la divisa come l'alibi per poter operare la violenza che ha dentro, c'è.
Anche questa è statistica
Ed il fatto che in questo paese quando succede qualcosa non si arrivi quasi mai a sapere cosa e chi, è un invito a nozze per chi vuole abusare della sua situazione.
 

free

Escluso
Free, non puoi fare una comparazione numerica, ma la devi fare statistica.
Quello che voglio dire è che di casi di abuso ce ne sono pure da noi, non so se statisticamente, essendo un Paese piccolissimo in confronto all'america, stiamo messi peggio o meglio.
Una cosa so: in america i poliziotti sono identificabili, hanno ben visibile la loro matricola, almeno.
Quella che puoi, in caso di abuso, denunciare.
In Italia no, e questa è una vergogna.
Dovremmo avere anche le telecamere su ogni macchina di pattuglia.
Perchè purtroppo, in mezzo a tanta gente che dovremmo ringraziare ogni giorno davvero per l'impegno che mette nel suo lavoro che spesso va oltre a quello richiesto, qualcuno che vede la divisa come l'alibi per poter operare la violenza che ha dentro, c'è.
Anche questa è statistica
Ed il fatto che in questo paese quando succede qualcosa non si arrivi quasi mai a sapere cosa e chi, è un invito a nozze per chi vuole abusare della sua situazione.
le nostre forze dell'ordine hanno una cultura di violenza?

osti prova ad andare anche solo nei paesi dell'est, o in russia...

poi è ovvio che qualche esaltato ci sarà anche da noi, ci mancherebbe
 
Stato
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