Ma Danny, e parlo con te perchè so che tu sei proprio al di fuori di ogni irretimento maschioalphista, come altri qui, se gli uomini in Italia non cominciano a cambiare davvero e non solo per facciata, non ci sarà proprio mai nessun modello.
Se non c'è un distacco dai retaggi, un abiurare certi comportamenti, un riconoscere la virilità nei valori e non nelle prove di forza modello scimpanzè, un accettare la donna come persona libera, libera di fare anche gli sbagli peggiori eventualmente, ma per sua scelta e volontà inalienabile e invece si sospira pensando a quanto poco maschi si sta diventando andando verso una società paritaria... non c'è futuro. Perchè se non c'è un modello culturale valido, l'assenza viene riempita da altri modelli. Che noi attualmente PER NOI STESSI non vogliamo attuare.
La virilità di un uomo io la riconosco nelle sue doti morali, non nella sua aggressività.
E lo so che voi maschietti CULTURALMENTE non siete abituati ad accettare il tradimento, sono solo una cinquantina d'anni che non potete più per legge lavarlo con il sangue.
Mentre noi, CULTURALMENTE, abbiamo alle spalle generazioni di donne che accettavano in silenzio, che magari soffrivano in silenzio o che forse più spesso facevano finta di non vedere fino a che le cose non davano scandalo.
Ma oramai quei modelli culturali stanno declinando: bisogna sostituirli.
Anche nella gestione della gelosia e nella reazione al tradimento.
Non ci sarà mai nessun modello proprio in virtù della libertà e dell'individualismo che è proprio della nostra società. Nel momento in cui non consideriamo più un comportamento da stigmatizzare la persona che accetta di avere una relazione con un'altra sposata, valutiamo il tradimento come una volontà della persona solamente in rapporto al coniuge, e relativizziamo, basandosi solo e unicamente sulla coscienza personale, qualsiasi altro comportamento, - tutte cose scritte in questi giorni - , considerandolo ininfluente sulla società stessa, e restituendolo solo agli attori coinvolti, sarà impossibile definire anche altri comportamenti e modelli che abbiano valenza positiva sulla società. Difatti quello a cui volevo arrivare come conclusione è che se ogni individuo pretendo di essere responsabile solo davanti a se stesso e alla propria coscienza - come hai affermato anche tu in alcuni post -, non è possibile più definire quali siano le responsabilità dello stesso davanti alla società, sempre e solo parlando di etica. La questione emersa anche con Sarastro, che si dichiara "uomo, sessantenne" e propone un cliché (ma potrebbe anche essere essere donna ventenne o Selvaggia Lucarelli in cerca di ispirazione... cosa ne sappiamo di lui/lei, di chi si cela dietro al nick?) ha svelato infatti le criticità di questa logica: ognuno ha parlato per sé, si sono contrapposte fazioni con differenti visioni ma non si è compreso su quali valori poter definire una conclusione.
E' retorico rivolgersi agli uomini perché cambino davvero, per vari motivi
1) Perché si attribuisce ancora e sempre solo agli uomini la responsabilità unica di dominare e cambiare la società, come non fosse cambiato nulla. Dove le poni le donne in questo tuo discorso?
2) Perché gli uomini come le donne sono già cambiate. Forse non ovunque, ma tra le persone delle grandi città e con un minimo livello di istruzione questo cambiamento è già storico. Ma non si può pretendere che ovunque e con chiunque le cose cambino, come non si può pretendere che non vi siano criminali, furfanti, imbroglioni e... traditori e amanti. Perché la questione della reazione al tradimento non è più, come riferisci tu, un problema di genere, ma di persona. Un individuo di qualsiasi sesso che reagisce violentemente a un tradimento è un violento e nei casi peggiori un criminale. Ma lo sarebbe ugualmente, perché l'evento scatena semplicemente le reazioni che sono proprie dell'individuo. Uomo o donna. Io infatti non ho mai picchiato mia moglie, ma durante alcune discussioni tu sai che sono stato soggetto di reazioni manesche da parte di lei. E come hanno testimoniato altri due uomini qui, non sono il solo. E, giustamente, noi uomini in questi casi capiamo, comprendiamo, accettiamo, perché pesiamo il doppio. Ma questo non deve essere una giustificazione, sempre (al di là del mo caso). La violenza in generale andrebbe stigmatizzata anche quando si pesa la metà e le conseguenze sono ridicole, perché è comunque sempre violenza, che sia una donna o un uomo a commetterla.
Ma questo non accade, e insieme al fatto che sia sempre la donna a puntare il dito contro gli uomini, contrapponendo sempre e solo il genere, e non distinguendo le persone, un po' mi ha stancato.
Non sono un uomo, sono io, un individuo, diverso da tutti gli altri maschi, già maschio alfa è un'etichetta che non amo: distinguere le differenze sarebbe già qualcosa. Io non amo parlare di "donne": non mi interessano tutte, mi dispiace.
Come non mi interessano tutti gli uomini, frequento chi mi piace. Non amo essere in alcun modo essere etichettato per il mio genere. Questo sarebbe già un bel passo avanti verso la parità, se vogliamo, cominciare a vedere sempre e solo persone. Uomini, donne, bianchi, neri, italiani, stranieri: siamo tutti solo persone, destinate a convivere al meglio tra loro.
Con le necessarie differenze, si intende, quelle genetiche, che non si possono cambiare.
Il resto sono solo etichette. Almeno, per me.