Malattia

Foglia

utente viva e vegeta
Entriamo nelle credenze così :)
Roba altamente personale e declinabile in modo soggettivo.

Io rilevo semplicemente che a prescindere dalla credenza, in un modo o nell'altro, la speranza che si ripone nella Morte sia una forma della Pace, che questa pace sia il paradiso (e il sistema premi-punizioni in questa vita in vista del premio finale) piuttosto che uno stato di elevazione dell'anima, piuttosto che la ripetizione di vita, piuttosto che l'assenza e il ricadere nella trasformazione fisica...

E trovo questo interessante.
Il comun denominatore è che la Morte sia rappresentata come speranza di .... in alternativa al dolore della perdita.

Mi è sufficiente.

Il resto è emozioni. E narrazione.
A ognuno la sua. ;)
Mah.... Credenza o no, credo che sia assai difficile spiegare SCIENTIFICAMENTE come sia stato possibile ricevere una telefonata da una casa dove non c'era più nessuno ;)
Non credo (e qui sì che entriamo nel campo delle personalissime convinzioni) che nell'altra dimensione si cambi "essenza", né che ci sia un sistema di premi/punizioni perché l'anima torni ad essere scissa dal corpo. Piuttosto credo che siamo qui per PROGREDIRE con un corpo, e che a casa ci portiamo il risultato di quello che siamo stati, in termini di progressione. Ma capisco che questa parte sia, in effetti, una mia "credenza". Più difficile farci rientrare una telefonata partita da un normalissimo telefono fisso, a tastiera, in una casa in cui ho la certezza assoluta che non ci fosse.... nessuno ;)
 

spleen

utente ?
Che domanda interessante!
Come mai ti è venuta in mente leggendo?

Per quanto mi riguarda, per risponderti, non ho mai avuto il miraggio del raggiungimento della felicità e men che meno la ricerca della felicità mi ha contraddistinta nella mia vita. Onestamente non mi è mai interessata, ora ancora meno, la felicità, mi è sempre sembrata, fin da bambina, uno slogan.

Soprattutto non l'ho mai sperimentata "fuori" di me e dipendente da qualcosa di esterno a me.
Che il "fuori" fosse raggiungimento di traguardi, soddisfazione di desideri o bisogni...il mondo in buona sostanza.
Troppo rumore, troppa confusione.

Ho sperimentato la Pace...a volte.

“Quanta pace trova l’anima dentro
scorre lento il tempo di altre leggi
di un’altra dimensione
e scendo dentro un oceano di silenzio
sempre in calma”


Mi piace il silenzio, la calma, il respiro lento.
La solitudine e il Vuoto.

Senza questo per me non esiste gioia e neppure serenità. Non esiste Pace...e soffro.

"...Perchè le gioie del più profondo affetto o dei più lievi aneliti del cuore sono solo l'ombra della luce..."

Forse è uno dei motivi per cui, nonostante la paura, mi è spontaneo inginocchiarmi di fronte al ciclo di Vita/Morte/Vita...non riesco proprio a percepirli separati, che l'uno tolga all'altro, che siano la rappresentazione di una qualche o qualunque forma della perdita.

E potrei andare lungamente OT sulla Presenza nell'Assenza...:)
Il senso della domanda, che è pura e semplice curiosità, deriva dal fatto che leggendoti mi sembri concentrata pressochè del tutto sul dolore, su come declinarlo, su come interpretarlo, su come accoglierlo. Di per se, non è un problema perchè mette in gioco la consapevolezza in divenire di noi come persone. (E talvolta una montagna di problemi personali potrebbero essere evitati proprio se la gente imparasse a riflettere su questo).

Tuttavia a me stride che così poche parole vengano spese per il suo contrario, che non è, come in questo messaggio, la sua assenza, l'abbandono, la contemplazione, la pace, dentro il silenzio.
La felicità, la gioia, esistono. Vivono di vita propria, anche solo per brevi lassi di tempo, e non hanno niente a che vedere con l' aponia, con l'assenza del dolore.
Quei momenti...
Hanno a che fare con i desideri, che sarebbe assurdo associare, come va di moda adesso, alla pura e unica volontà del piacere.
Hanno a che fare con situazioni positive che si verificano, a volte, al di fuori della nostra volontà, perchè non è criminoso pensare la vita ci riservi anche qualche angolo di bellezza e non solo sangue e merda.
Hanno a che fare col mondo, sì, non solo con noi, perchè a volte le tessere del puzzle della nostra vita si possono pure incastrare senza fatica.
Hanno a che fare col tempo passato, spesso, perchè quei momenti giacciono e non torneranno mai più, in un qualcosa di struggente che non è dolore, è solo umana consapevolezza.
Edit: Spero di essermi spiegato, non declassare a facile slogan quello che ho scritto, quello di cui parlo non è la pubblicità del mulino bianco o dell' unicorno rosa, e tu già lo sai.
 
Ultima modifica:

Jacaranda

Utente di lunga data
Quello che mi chiedo leggendovi, a volte: ma voi non siete mai state felici, non avete mai provato la gioia, la serenità? :)

Ultimamente ho temuto di morire e la cosa è durata mesi, impotenza, dolore, preoccupazione e un bilancio, un continuo bilancio sì. Mi dava serenità il fatto di essere stato felice, di aver fatto l’amore con una dea, di aver passato giornate luminose nella mia famiglia di origine , con i miei, con mio fratello, nel mio lavoro, quando le cose si sono concatenate come in un puzzle.
Quando ho riso, cantato, giocato a nascondino con i miei figli piccoli.

Perché questo è la vita, è anche quel poco di buono che ci riserva, ed il ricordo anche solo magari di una felicità di una serenità, talvolta è sufficiente.

Ho visto andare mio papà e mia mamma, uno dopo l’altro, non ho potuto salutarli nel loro ultimo respiro, ma ogni volta che entro nel posto dove vivevano li vedo lì seduti, lui a guardare la tv, lei a preparare la cena, li sento chiedermi come va, sento mia mamma che mi chiede se ho mangiato, il babbo chiedermi del lavoro, e mi prende uno struggente blocco all’anima, perché questo è il destino di tutti, la consapevolezza che i nostri giorni sono contati. Nel dolore, e per fortuna qualche volta anche nella gioia, sia essa di un attimo o di anni….
Molto bello quello che hai scritto e molto vero.
Io lo penso soprattutto guardando ogni giorno i miei figli.
Ho dei ricordi poi della mia infanzia che mi coccolano, credo simili per intensita’ ai tuoi… e attingervi ogni tanto fa davvero bene.
Grazie per avermici fatto pensare
 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Il senso della domanda, che è pura e semplice curiosità, deriva dal fatto che leggendoti mi sembri concentrata pressochè del tutto sul dolore, su come declinarlo, su come interpretarlo, su come accoglierlo. Di per se, non è un problema perchè mette in gioco la consapevolezza in divenire di noi come persone. (E talvolta una montagna di problemi personali potrebbero essere evitati proprio se la gente imparasse a riflettere su questo).

Tuttavia a me stride che così poche parole vengano spese per il suo contrario, che non è, come in questo messaggio, la sua assenza, l'abbandono, la contemplazione, la pace, dentro il silenzio.
La felicità, la gioia, esistono. Vivono di vita propria, anche solo per brevi lassi di tempo, e non hanno niente a che vedere con l' aponia, con l'assenza del dolore.
Quei momenti...
Hanno a che fare con i desideri, che sarebbe assurdo associare, come va di moda adesso, alla pura e unica volontà del piacere.
Hanno a che fare con situazioni positive che si verificano, a volte, al di fuori della nostra volontà, perchè non è criminoso pensare la vita ci riservi anche qualche angolo di bellezza e non solo sangue e merda.
Hanno a che fare col mondo, sì, non solo con noi, perchè a volte le tessere del puzzle della nostra vita si possono pure incastrare senza fatica.
Hanno a che fare col tempo passato, spesso, perchè quei momenti giacciono e non torneranno mai più, in un qualcosa di struggente che non è dolore, è solo umana consapevolezza.
Edit: Spero di essermi spiegato, non declassare a facile slogan quello che ho scritto, quello di cui parlo non è la pubblicità del mulino bianco o dell' unicorno rosa, e tu già lo sai.

Per me il dolore e la gioia sono inscindibili.
Ognuno, se manca l'altra, lo percepisco e lo sento manchevole.
E mi assale, letteralmente, l'inquietudine.
La netta sensazione di esser fuor di posto. Di starmi perdendo. ME.

Non sono in grado di sentire, lontana dalla Pace e dal silenzio in me. Se non sono "vuota".
Che non è assenza di dolore, e non è neppure presenza. E' compresenza.
Come non è assenza di gioia e neppure è presenza. Ma compresenza.
Compresenza di compresenza.

Se non sono al Mio Posto, semplicemente mi giunge ovattata ogni cosa.
La so, so che emozione provoca questo o quello. So che sono nel mondo e che il mondo è tutto intorno a me. Anche senza di me.
Ma è un sapere.

Quando sono al Mio Posto, beh...allora è vivido, intenso, pervasivo, avvolgente, vibrante.
E lo è talmente tanto che la meraviglia per l'intensità supera la minuzia dell'emozione in sè.

E a quel punto...che sia un tramonto, lo sguardo di G., mia madre che sorride, mio padre che invecchia, il mio micio malato o il randagio che fa vibrare la coda quando mi vede, la formica che smuove un peso incredibile, il merlo senza coda che svolazza fuori dalla finestra, la nebbia e la pioggia, il sole che illumina e il sole che inaridisce, e la fiamma della stufa, la morte, la nascita...è meraviglia. Tutto insieme. Gioia e dolore.
Come un'unica nota che pervade l'aria, melodiosa. E mi avvolge e mi abbraccia.
Fascinazione. Godimento e piacere.
Ogni cosa e il suo apparente contrario. Come un fiume che scorre.

Mi spiace non saperlo spiegare meglio di così. :)

Lui...lo descrive forse meglio...

Vieni dal ciel profondo o l'abisso t'esprime,
Bellezza? Dal tuo sguardo infernale e divino
piovono senza scelta il beneficio e il crimine,
e in questo ti si può apparentare al vino.

Hai dentro gli occhi l'alba e l'occaso, ed esali
profumi come a sera un nembo repentino;
sono un filtro i tuoi baci, e la tua bocca è un calice
che disanima il prode e rincuora il bambino.

Sorgi dal nero baratro o discendi dagli astri?
Segue il Destino, docile come un cane, i tuoi panni;
tu semini a casaccio le fortune e i disastri;
e governi su tutto, e di nulla t'affanni.

Bellezza, tu cammini sui morti che deridi;
leggiadro fra i tuoi vezzi spicca l'Orrore, mentre,
pendulo fra i più cari ciondoli, l'Omicidio
ti ballonzola allegro sull'orgoglioso ventre.

Torcia, vola al tuo lume la falena accecata,
crepita, arde e loda il fuoco onde soccombe!
Quando si china e spasima l'amante sull'amata,
pare un morente che carezzi la sua tomba.

Venga tu dall'inferno o dal cielo, che importa,
Bellezza, mostro immane, mostro candido e fosco,
se il tuo piede, il tuo sguardo, il tuo riso la porta
m'aprono a un Infinito che amo e non conosco?

Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio,
che importa, se tu, o fata dagli occhi di velluto,
luce, profumo, musica, unico bene mio,
rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto?

C.B.



EDIT: ho fatto riferimento allo slogan proprio perchè sapevo avresti capito.
 
Ultima modifica:

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Mah.... Credenza o no, credo che sia assai difficile spiegare SCIENTIFICAMENTE come sia stato possibile ricevere una telefonata da una casa dove non c'era più nessuno ;)
Non credo (e qui sì che entriamo nel campo delle personalissime convinzioni) che nell'altra dimensione si cambi "essenza", né che ci sia un sistema di premi/punizioni perché l'anima torni ad essere scissa dal corpo. Piuttosto credo che siamo qui per PROGREDIRE con un corpo, e che a casa ci portiamo il risultato di quello che siamo stati, in termini di progressione. Ma capisco che questa parte sia, in effetti, una mia "credenza". Più difficile farci rientrare una telefonata partita da un normalissimo telefono fisso, a tastiera, in una casa in cui ho la certezza assoluta che non ci fosse.... nessuno ;)
Ma c'era tua nonna al telefono?
voglio dire, lei ti ha parlato per telefono dopo la sua morte?

Non ho capito questo dal tuo racconto. :)

Sulle credenze, io le trovo tutte molto affascinanti, parlano delle paure e delle speranze di chi le sceglie per proprie.
 

Vera

Supermod disturbante
Staff Forum
Quello che mi chiedo leggendovi, a volte: ma voi non siete mai state felici, non avete mai provato la gioia, la serenità? :)

Ultimamente ho temuto di morire e la cosa è durata mesi, impotenza, dolore, preoccupazione e un bilancio, un continuo bilancio sì. Mi dava serenità il fatto di essere stato felice, di aver fatto l’amore con una dea, di aver passato giornate luminose nella mia famiglia di origine , con i miei, con mio fratello, nel mio lavoro, quando le cose si sono concatenate come in un puzzle.
Quando ho riso, cantato, giocato a nascondino con i miei figli piccoli.

Perché questo è la vita, è anche quel poco di buono che ci riserva, ed il ricordo anche solo magari di una felicità di una serenità, talvolta è sufficiente.

Ho visto andare mio papà e mia mamma, uno dopo l’altro, non ho potuto salutarli nel loro ultimo respiro, ma ogni volta che entro nel posto dove vivevano li vedo lì seduti, lui a guardare la tv, lei a preparare la cena, li sento chiedermi come va, sento mia mamma che mi chiede se ho mangiato, il babbo chiedermi del lavoro, e mi prende uno struggente blocco all’anima, perché questo è il destino di tutti, la consapevolezza che i nostri giorni sono contati. Nel dolore, e per fortuna qualche volta anche nella gioia, sia essa di un attimo o di anni….
Condivido ogni parola.
Per me è di vitale importanza perdermi nei ricordi. Sentire ancora gli stessi profumi, le stesse emozioni. Respiro e mi nutro delle persone che amo e non ci sono più fisicamente.
 

Marjanna

Utente di lunga data
Mah.... Credenza o no, credo che sia assai difficile spiegare SCIENTIFICAMENTE come sia stato possibile ricevere una telefonata da una casa dove non c'era più nessuno ;)
Non credo (e qui sì che entriamo nel campo delle personalissime convinzioni) che nell'altra dimensione si cambi "essenza", né che ci sia un sistema di premi/punizioni perché l'anima torni ad essere scissa dal corpo. Piuttosto credo che siamo qui per PROGREDIRE con un corpo, e che a casa ci portiamo il risultato di quello che siamo stati, in termini di progressione. Ma capisco che questa parte sia, in effetti, una mia "credenza". Più difficile farci rientrare una telefonata partita da un normalissimo telefono fisso, a tastiera, in una casa in cui ho la certezza assoluta che non ci fosse.... nessuno ;)
Se scrivi "partono chiamate dal mio numero" su Google, troverai una sfilza di persone a cui capita. Non si sa perchè, le ipotesi sono molteplici, i vari operatori telefonici non fanno assistenza. In linea generale lo scoprono perchè vengono richiamati, poichè le persone trovano la chiamata. Si ipotizza quindi si tratti di squilli, visto che nessuno riesce a rispondere.
Come capirai, anche io tendo a cercare una spiegazione scientifica, quando non la trovo penso che non l’ho trovata. Ci penso, la cerco.
E’ accaduto anche a me di non trovarla.
Capisco che venga da riferirlo, dire "sai una cosa strana...", e neppure ci si fa che pensieri. E poi leghi gli eventi e un pensiero viene.
Io sono agnostica. Tendo ad essere atea. Difficilmente credo. Però a volte mi chiedo se poi serva credere, anche leggendo il racconto di @spleen sui suoi genitori, a me è venuto da pensare "ma infatti sono lì, è così". Se leggi le sue parole arriva proprio presenza.
Per il resto, la nostra vita è terrena, come lo è stata quella di tua nonna.
Dalla mia, che è mancata 24 anni fa, non andavo mai. In cimitero dico. Non ho mai provato interesse ad andare per cimiteri, li trovavo piuttosto lugubri. Non pensavo che sarebbe arrivato un punto in cui ci sarei andata. Oggi che due dei suoi figli non ci sono più, ogni tanto ci vado. Non sto tanto. Non è un cimitero lugubre il suo, sembra un parco, è pieno di verde, pieno di alberi, siepi, piante di ogni tipo. Mi sento pure una cretina quando arrivo davanti la sua tomba, non so cosa dire. Allora butto li qualche frase tipo matta. Le chiedo se le piacciono i fiori o semplicemente guardo la foto. Sono così vivi i suoi occhi, e anche se la foto è in bianco e nero a tratti sembra quasi il vestito abbia sfumature di colore. E poi guardo i numeri, le date. Faccio somme, sottrazioni, divisioni. Anche adesso mi viene da notare il numero 24 che ho scritto sopra, che era circa la mia età di quando è mancata, 22 per la precisione.
A volte creiamo fate. Sai in quel cimitero è pieno di persone che sono state. Ci sono così tanti nomi. Chissà come erano da giovani, cosa pensavano, cosa immaginavano per il futuro, chissà come era quando loro si sentivano moderni, quando erano a colori.
E poi si torna. Io non riesco a pensare ad un di là. Deve esserci parecchio spazio, se esiste.
Però penso che cose come quella che hai raccontato, siano intime.
 

danny

Utente di lunga data
Infatti è l’unico intervento che mi sono sentita di fare.
I miei genitori non sono morti di tumore, ma non è stato bello neppure per loro e, ovviamente, per me.
Due mie amiche sono morte di tumore, ma sono state male solo gli ultimi giorni. Prima hanno sofferto per le cure, ma hanno vissuto normalmente per anni e tanti. Una mia amica ha fatto in tempo a diventare nonna e vedere i nipoti andare a scuola.
Caricare di questo alone funereo una malattia penso che faccia male a tutti.
Dipende dal tumore.
Ieri sera sono uscito con un'amica che è stata appena operata e in attesa dell'esame istologico.
Ovvio che io sia preoccupato per lei, però è stata una serata divertente, in cui abbiamo scherzato e tutto sembrava perfettamente normale, come sempre. Non è andata così le volte precedenti, quando lei lo aveva scoperto, perché era decisamente e ovviamente poco serena.
Questo di cui stiamo parlando è un tumore molto pericoloso ma con modesta influenza apparente sulle condizioni di vita.
Ce ne sono altri che ti portano nell'abisso gradualmente, consumandoti.
La cosa difficile è stare accanto a una persona che soffre, anche psicologicamente, per le cure.
Chemio, autotrapianti, tutte le varie cure necessarie sono strazianti per la persona, soprattutto se durano a lungo nel tempo (una mia parente ne ha avuto per due anni, con fasi in cui era data senza speranza).
Devi essere molto equilibrato a tua volta per reggere e anche sorreggere come amico il dolore altrui.
Teniamo conto anche che nel percorso di cura, il malato vede morire altre persone in cura, accanto a lui.
Tutto è messo a dura prova.
Poi c'è mia madre che con un tumore si è fatta pure il covid e ne è uscita senza troppi problemi.
Dipende, come sempre.
 

danny

Utente di lunga data
È questa cosa che troppo spesso ci dimentichiamo...magari sono lì che compatisco un malato di tumore, mi prende un infarto e vado via prima di lui...
Ricordo che quando morì mio suocero, al funerale ci fu il futuro vicino di tomba.Vederli accanto nello stesso cimitero (morì uno o due giorni dopo) fa un effetto strano.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Infatti è l’unico intervento che mi sono sentita di fare.
I miei genitori non sono morti di tumore, ma non è stato bello neppure per loro e, ovviamente, per me.
Due mie amiche sono morte di tumore, ma sono state male solo gli ultimi giorni. Prima hanno sofferto per le cure, ma hanno vissuto normalmente per anni e tanti. Una mia amica ha fatto in tempo a diventare nonna e vedere i nipoti andare a scuola.
Caricare di questo alone funereo una malattia penso che faccia male a tutti.
Ci sono tante malattie incurabili purtroppo
Alcune però sono più frequenti e quindi più “famose”
 

Foglia

utente viva e vegeta
Ma c'era tua nonna al telefono?
voglio dire, lei ti ha parlato per telefono dopo la sua morte?

Non ho capito questo dal tuo racconto. :)

Sulle credenze, io le trovo tutte molto affascinanti, parlano delle paure e delle speranze di chi le sceglie per proprie.
No, non esattamente. C'è stato qualche fruscio dall'altra parte, come di linea disturbata, io ero incredula e ho messo giù. Avevo pensato che i miei genitori fossero andati lì, così li richiamano (non a quel numero), e loro mi dissero che no, erano in casa. Ti potrei raccontare altre cose "strane" capitate: mia madre aveva da una decina di anni perso la fede nuziale. Ne aveva fatta rifare una identica, appoggiata sul comò in camera sua. Un giorno si trovò a pensare a mia nonna e mentalmente le chiese dove fosse finita la fede persa. Senti' un tonfo sul pavimento, qualcosa che rimbalzava con un suono metallico, proprio in quel momento. Ritrovo' così la fede dopo più di dieci anni :)

So, che non sono fatti al 100% inspiegabili. Saranno stati "casi"? :)

Sempre stata più che scettica anch'io, comunque : col tempo (ma qui davvero entrerei in una parte molto intima di me: come quando- ne ho raccontato qui - un mattino, dopo mesi di agonia, ebbi la sensazione che il mio amico fosse passato tra i più, e chiamai la moglie alle sei, avendone conferma. Mai chiamata a quell'ora, eh ) ho accettato l'idea. D'altro canto, da Battiato per passare a tutta l'Arte ce ne hanno parlato i più grandi scrittori, poeti, cantanti, e Artisti figurativi. Dubito che siano tutti dei simpatici cazzari con credenze poi tanto bislacche ;)

Però capisco assai bene lo scetticismo di fronte a queste cose ;)
 

spleen

utente ?
Se scrivi "partono chiamate dal mio numero" su Google, troverai una sfilza di persone a cui capita. Non si sa perchè, le ipotesi sono molteplici, i vari operatori telefonici non fanno assistenza. In linea generale lo scoprono perchè vengono richiamati, poichè le persone trovano la chiamata. Si ipotizza quindi si tratti di squilli, visto che nessuno riesce a rispondere.
Come capirai, anche io tendo a cercare una spiegazione scientifica, quando non la trovo penso che non l’ho trovata. Ci penso, la cerco.
E’ accaduto anche a me di non trovarla.
Capisco che venga da riferirlo, dire "sai una cosa strana...", e neppure ci si fa che pensieri. E poi leghi gli eventi e un pensiero viene.
Io sono agnostica. Tendo ad essere atea. Difficilmente credo. Però a volte mi chiedo se poi serva credere, anche leggendo il racconto di @spleen sui suoi genitori, a me è venuto da pensare "ma infatti sono lì, è così". Se leggi le sue parole arriva proprio presenza.
Per il resto, la nostra vita è terrena, come lo è stata quella di tua nonna.
Dalla mia, che è mancata 24 anni fa, non andavo mai. In cimitero dico. Non ho mai provato interesse ad andare per cimiteri, li trovavo piuttosto lugubri. Non pensavo che sarebbe arrivato un punto in cui ci sarei andata. Oggi che due dei suoi figli non ci sono più, ogni tanto ci vado. Non sto tanto. Non è un cimitero lugubre il suo, sembra un parco, è pieno di verde, pieno di alberi, siepi, piante di ogni tipo. Mi sento pure una cretina quando arrivo davanti la sua tomba, non so cosa dire. Allora butto li qualche frase tipo matta. Le chiedo se le piacciono i fiori o semplicemente guardo la foto. Sono così vivi i suoi occhi, e anche se la foto è in bianco e nero a tratti sembra quasi il vestito abbia sfumature di colore. E poi guardo i numeri, le date. Faccio somme, sottrazioni, divisioni. Anche adesso mi viene da notare il numero 24 che ho scritto sopra, che era circa la mia età di quando è mancata, 22 per la precisione.
A volte creiamo fate. Sai in quel cimitero è pieno di persone che sono state. Ci sono così tanti nomi. Chissà come erano da giovani, cosa pensavano, cosa immaginavano per il futuro, chissà come era quando loro si sentivano moderni, quando erano a colori.
E poi si torna. Io non riesco a pensare ad un di là. Deve esserci parecchio spazio, se esiste.
Però penso che cose come quella che hai raccontato, siano intime.
E' banale come citazione, lo so, ma a me torna spesso in mente Blade Runner, il monologo finale di Hauer: -e tutto questo sarà perduto come lacrime nella pioggia-.
Per noi postmoderni, per noi agnostici o atei, per noi ormai secolarizzati cristiani di una volta, non esiste più limpida rappresentazione del senso di disperazione e di sostanziale inutilità della nostra vita.
Nondimeno desideriamo vivere, con tutte le nostre forze, perchè è per questo che siamo nati.
 

spleen

utente ?
Per me il dolore e la gioia sono inscindibili.
Ognuno, se manca l'altra, lo percepisco e lo sento manchevole.
E mi assale, letteralmente, l'inquietudine.
La netta sensazione di esser fuor di posto. Di starmi perdendo. ME.

Non sono in grado di sentire, lontana dalla Pace e dal silenzio in me. Se non sono "vuota".
Che non è assenza di dolore, e non è neppure presenza. E' compresenza.
Come non è assenza di gioia e neppure è presenza. Ma compresenza.
Compresenza di compresenza.

Se non sono al Mio Posto, semplicemente mi giunge ovattata ogni cosa.
La so, so che emozione provoca questo o quello. So che sono nel mondo e che il mondo è tutto intorno a me. Anche senza di me.
Ma è un sapere.

Quando sono al Mio Posto, beh...allora è vivido, intenso, pervasivo, avvolgente, vibrante.
E lo è talmente tanto che la meraviglia per l'intensità supera la minuzia dell'emozione in sè.

E a quel punto...che sia un tramonto, lo sguardo di G., mia madre che sorride, mio padre che invecchia, il mio micio malato o il randagio che fa vibrare la coda quando mi vede, la formica che smuove un peso incredibile, il merlo senza coda che svolazza fuori dalla finestra, la nebbia e la pioggia, il sole che illumina e il sole che inaridisce, e la fiamma della stufa, la morte, la nascita...è meraviglia. Tutto insieme. Gioia e dolore.
Come un'unica nota che pervade l'aria, melodiosa. E mi avvolge e mi abbraccia.
Fascinazione. Godimento e piacere.
Ogni cosa e il suo apparente contrario. Come un fiume che scorre.

Mi spiace non saperlo spiegare meglio di così. :)

Lui...lo descrive forse meglio...

Vieni dal ciel profondo o l'abisso t'esprime,
Bellezza? Dal tuo sguardo infernale e divino
piovono senza scelta il beneficio e il crimine,
e in questo ti si può apparentare al vino.

Hai dentro gli occhi l'alba e l'occaso, ed esali
profumi come a sera un nembo repentino;
sono un filtro i tuoi baci, e la tua bocca è un calice
che disanima il prode e rincuora il bambino.

Sorgi dal nero baratro o discendi dagli astri?
Segue il Destino, docile come un cane, i tuoi panni;
tu semini a casaccio le fortune e i disastri;
e governi su tutto, e di nulla t'affanni.

Bellezza, tu cammini sui morti che deridi;
leggiadro fra i tuoi vezzi spicca l'Orrore, mentre,
pendulo fra i più cari ciondoli, l'Omicidio
ti ballonzola allegro sull'orgoglioso ventre.

Torcia, vola al tuo lume la falena accecata,
crepita, arde e loda il fuoco onde soccombe!
Quando si china e spasima l'amante sull'amata,
pare un morente che carezzi la sua tomba.

Venga tu dall'inferno o dal cielo, che importa,
Bellezza, mostro immane, mostro candido e fosco,
se il tuo piede, il tuo sguardo, il tuo riso la porta
m'aprono a un Infinito che amo e non conosco?

Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio,
che importa, se tu, o fata dagli occhi di velluto,
luce, profumo, musica, unico bene mio,
rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto?

C.B.



EDIT: ho fatto riferimento allo slogan proprio perchè sapevo avresti capito.
Si, gioia e dolore sono inscindibili, ma non sono la stessa cosa, sono due facce diverse di una stessa medaglia ma rappresentano cose diverse.
Tu dici che è impossibile vivere la gioia, la felicità nell 'inconsapevolezza del dolore che la circonda e la nutre, ed è vero, ma è altrettanto vero che è impossibile sentire il dolore nell' inconsapevolezza che può esistere, che c'è stata, che si è provata anche la gioia.
In estrema sintesi. :)
 

danny

Utente di lunga data
Sono le cose che ti ricordano quanto precaria sia la nostra vita.
Tutto è destinato a finire.
La vita, le relazioni, le amicizie.
Mi è capitato di riguardare alcune vecchie foto di un luogo ove mi reco ogni anno in vacanza.
Mi sono accorto di quanto persone ho perso per strada.
Ma è una fine che si accompagna a un nuovo inizio, spesso.
L'importante è non fermarsi.
A volte, per questo, ho paura di attaccarmi alle persone.
So che potrei rimanerne deluso.
 

CIRCE74

Utente di lunga data
Tutto è destinato a finire.
La vita, le relazioni, le amicizie.
Mi è capitato di riguardare alcune vecchie foto di un luogo ove mi reco ogni anno in vacanza.
Mi sono accorto di quanto persone ho perso per strada.
Ma è una fine che si accompagna a un nuovo inizio, spesso.
L'importante è non fermarsi.
A volte, per questo, ho paura di attaccarmi alle persone.
So che potrei rimanerne deluso.
Non molto tempo fa ho avuto il tuo solito pensiero riguardando le foto del mio matrimonio...molte persone non ci sono più...sai cosa mi è venuto da pensare? che per queste persone te rimarrai sempre fermo all'anno in cui sono morte...loro non ci vedranno mai invecchiare...per mio padre resterò ferma all'ultimo sguardo che mi ha dato...so che è un ragionamento senza senso ma è arrivato improvviso e mi ha fatto impressione.
anche io ho paura di attaccarmi alle persone...fa malissimo quando ci abbandonano...è un male quasi fisico.
 

omicron

Pigra, irritante e non praticante
Non molto tempo fa ho avuto il tuo solito pensiero riguardando le foto del mio matrimonio...molte persone non ci sono più...sai cosa mi è venuto da pensare? che per queste persone te rimarrai sempre fermo all'anno in cui sono morte...loro non ci vedranno mai invecchiare...per mio padre resterò ferma all'ultimo sguardo che mi ha dato...so che è un ragionamento senza senso ma è arrivato improvviso e mi ha fatto impressione.
anche io ho paura di attaccarmi alle persone...fa malissimo quando ci abbandonano...è un male quasi fisico.
è un male fisico
 

Brunetta

Utente di lunga data
E' banale come citazione, lo so, ma a me torna spesso in mente Blade Runner, il monologo finale di Hauer: -e tutto questo sarà perduto come lacrime nella pioggia-.
Per noi postmoderni, per noi agnostici o atei, per noi ormai secolarizzati cristiani di una volta, non esiste più limpida rappresentazione del senso di disperazione e di sostanziale inutilità della nostra vita.
Nondimeno desideriamo vivere, con tutte le nostre forze, perchè è per questo che siamo nati.
Sì. Quel monologo del replicante è così famoso perché ognuno di noi sa che c’è una parte di sé sconosciuta a tutti che finirà nel nulla.
 

Marjanna

Utente di lunga data
E' banale come citazione, lo so, ma a me torna spesso in mente Blade Runner, il monologo finale di Hauer: -e tutto questo sarà perduto come lacrime nella pioggia-.
Per noi postmoderni, per noi agnostici o atei, per noi ormai secolarizzati cristiani di una volta, non esiste più limpida rappresentazione del senso di disperazione e di sostanziale inutilità della nostra vita.
Nondimeno desideriamo vivere, con tutte le nostre forze, perchè è per questo che siamo nati.
Eh già, banale ma è proprio così.
Guarda gli alberi, ancorati a terra dalle radici, ma che si alzano e tendono al sole. Essenziali entrambi.
Blade Runner è un film che mi ha sempre affascinato e ho visto molte volte. Oltre al monologo, la fine della vita di Roy Batty, un altro punto saliente del film era la conservazione delle foto, "foto finte" della memoria che gli era stata immessa (ricordi di altre persone, magari della nipote Tyrell), qualcosa che a vederlo superficialmente può sfuggere, apparire quasi un inserimento inutile di scenografia, eppure questi replicanti senza le loro foto si sentono persi. Rachael rimane sconvolta quando Deckard termina il racconto di un suo ricordo di bambina. Esiste senza un passato, senza una memoria.
Nelle varie versioni, Ridley Scott ci lascia immaginare che lo stesso Deckard sia un replicante. Nel suo appartamento pieno di foto, suona il piano, qualcosa proveniente da un passato che sembra non fare parte di Deckard.
La scena dell’unicorno, potrebbe aprire ad ulteriori interpretazioni, non solo legate al replicante, ma al ricordo stesso.
Alla fine i replicanti, sono una scusa per guardare parti di noi, che diamo per scontate.

 

ipazia

Utente disorientante (ma anche disorientata)
Si, gioia e dolore sono inscindibili, ma non sono la stessa cosa, sono due facce diverse di una stessa medaglia ma rappresentano cose diverse.
Tu dici che è impossibile vivere la gioia, la felicità nell 'inconsapevolezza del dolore che la circonda e la nutre, ed è vero, ma è altrettanto vero che è impossibile sentire il dolore nell' inconsapevolezza che può esistere, che c'è stata, che si è provata anche la gioia.
In estrema sintesi. :)
nì...:)

sono e non sono la stessa cosa. Contemporaneamente.
E dici bene, sono rappresentazioni.

Ossia "dipinti" del mondo, che rappresentano chi li dipinge.
Ma, come ogni rappresentazione, parla più di chi la crea che di quello che rappresenta.
...momenti che andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia.

Ecco perchè parlo della minuzia dell'emozione, e onestamente preferisco l'intensità. Il fluire. l'affondarci dentro.
ricordando cosa sono le rappresentazioni.

100 anni fa, quello che mi avrebbe resa gioiosa, come donna, è qualcosa che oggi mi creerebbe sofferenza.

Io dico che PER ME è impossibile.
Dico che quello che mi coinvolge di una emozione, a tal punto da non essere interessata all'emozione in sè, alla sua classificazione, è l'intensità.

Esempio concreto: mi sono rotta. A mente lucida mi hanno ricomposto le fratture.
Ricordo molto bene il dolore e ricordo altrettanto bene la meraviglia per quello che stavo sentendo, contemporaneamente.
La mia attenzione ad ogni osso, la dilatazione del tempo mentre tiravano e rimettevano dentro l'osso dove era prima della frattura, il senso di sollievo non appena le ossa sono tornate in sede e contemporaneamente il fastidio, sentire che non era come erano.
Dolore e piacere. Il dolore delle ossa rotte che venivano tirate e spinte e il piacere di urlar fuori e il sollievo ad ogni ossicino. Contemporaneamente.
Ero meravigliata di me. Sinceramente e "bambinamente".

Potrei farti migliaia di esempi di questo genere.

Mi sono buttata fuori sede il mignolo del piede e me lo sono rimesso a posto io.
Tirato, clack, lasciato ricadere dove doveva stare, piccolo accomodamento che non lo sentivo comodo.
Dolore e piacere. Sofferenza e gioia. Contemporaneamente. Un flusso ininterrotto. Oscillazione nel flusso.

Questo è il mio modo di percepire. Il mio.
Frutto della mia rappresentazione di me e della mia rappresentazione del mondo.
Della mia vita.
E della mia vicinanza alla morte, che percepisco da quando sono bambina. Non con la razionalità.

Che è poi probabilmente il motivo per cui ricordo con estrema tenerezza quel "sono stanco" e il mio "se sei stanco, vai".
Non ho sentito solo dolore in quel momento, nemmeno solo tristezza. Ero anche serena. Sentivo anche serenità. Anche.
Era il posto giusto, dove c'è spazio. Un quasi stato di grazia, sospensione della paura.

Ricordo da piccolina a caccia, con mio padre, che mi ha insegnato il dare la morte agli uccellini feriti. Pollice e indice, erano proprio piccole le mie dita, ma era ancora più piccolo il collo dell'uccellino, una piccola pressione e gli ossicini che facevano clak, gli occhietti che si velavano, il corpo abbandonato e ancora caldo, e ricordo la sensazione di sentirlo divenire sempre più freddo e rigido mentre sbatteva contro la mia gamba, messo nel carniere insieme agli altri. Dolore, piacere, dolore, piacere...un'alternanza velocissima, quasi da non riuscire a distinguere. Quel flusso.

E da bambina non distinguevo. Un casino che non ti dico. ;)
Per me è semplicemente un tutto insieme.

Ho imparato a distinguere dopo, con la razionalità e usando le categorie che mi hanno insegnato.
Per stare nel mondo, soprattutto. Per aprirmi al mondo e per penetrare il mondo.

Ma ancora oggi, quando c'è un certo tipo di intensità, per me è tornare in quella dimensione, come stare immersa in un fiume che scorre e semplicemente lasciarmi aggredire e avvolgere dalle sensazioni. Questo il vivere.

Poi c'è l'intellettualizzare. Il classificare. Lo spiegare.

E poi ancora ci sono quelle che io percepisco come le "minuzie", cosine, delicatissime, che so essere passeggere, lo sguardo di G, mia madre, mio padre, io stessa.
E allora posso ridere o piangere.

Ma non c'è l'intensità che mi spedisce in quel fiume di cui parlo quando dentro in me è Pace e silenzio.

E onestamente...le minuzie (non è dispregiativo, è la mia rappresentazione) non mi appagano davvero.
Vedo distintamente come siano passeggere, mutabili. Potrei dire inconsistenti.

Non riesco ad aggrapparmi nel ricordo a quelle che io percepisco come minuzie.
Il ricordo per me è un fiume. E ricordo tutto insieme.
Mia madre che mi abbraccia e mi rifiuta. Era sempre lei. Piacere e dolore. Talmente vicini da essere indistinguibili.

Le rappresentazioni di cui parli....io capisco che ci sia e serva un modo condiviso per intendersi...
Aderisco razionalmente.

Ma il mio vissuto emotivo non aderisce.
E a volerlo capire serve usare le mie categorie.

Ecco perchè mi ha incuriosito la tua domanda.

Tu, hai mai sperimentato il flusso di cui ho provato a raccontare?
Il posto dove sofferenza e gioia si susseguono in modo talmente veloce e altalenante da non poter esser distinte se non tramite una analisi successiva? Per categorizzazione?

La percezione dei momenti perduti come lacrime nella pioggia...che fanno sorridere lo stesso, al contempo pensandoli e pensandoli perduti?
 
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